MIXTAPE
Anteprima
Come posso, io che vivo di tubi catodici, mullet e occhiali veloci, non essere genuinamente innamorato di un videogioco sviluppato da qualcuno che pubblicamente si fa chiamare Johnny Galvatron? Quella appena conclusasi è stata un’edizione molto strana della summer game fest, in cui a brillare sono stati principalmente videogiochi arcade molto immediati come Ninja Gaiden Ragebound, Shinobi Art of Vengeance e Absolum, eppure se dovessi scegliere uno e un solo titolo da portarmi a casa come best of the show sceglierei di lanciarmi quasi sicuramente su Mixtape di Beethoven and Dinosaurs, già autori di The Artful Escape. Questo perché Mixtape è un gioco completamente matto, con delle idee ampiamente fuori dagli schemi nonostante un’impostazione esplicitamente narrativa, che mi ha convinto sotto ogni aspetto.
Non posso parlarvi di Mixtape, però, senza fare prima una piccola digressione sul contesto in cui ho avuto modo di giocare la demo per circa una mezz’oretta. Annapurna Interactive si è presentata in forze alla Summer Game Fest, con Morsels, Outlaw Star e Mixtape disponibili per la stampa, e lo ha fatto costruendo uno scenario delizioso, addobbando il suo padiglione come un basement americano di fine anni ‘80 infarcito di televisioni a tubo catodico, vecchi Gamecube e gameboy nascosti tra gli scaffali, finte edizioni retro dei giochi in prova (tra cui delle copie per Super Nintendo del gioco di Beethoven and Dinosaurs e delle versioni Game Boy Advance di Morsels) e, soprattutto, degli addobbi che trasformavano gli schermi piatti delle postazioni in dei mobili tv effetto legno tanto care al pubblico americano di qualche decennio fa. Mixtape, in mezzo a tutto queste chincaglierie nostalgiche, ci stava come il cacio sui maccheroni: si tratta, dopotutto, di un videogioco ambientato nella periferia suburbana americana di fine anni ‘90 tutta villette a schiera e ragazzini annoiati in cerca di emozioni.
Il gioco è ambientato all’alba dell’ultimo giorno delle superiori per i tre comprimari, che sono amici da una vita e si preparano a salutarsi visto che la protagonista, profondamente ossessionata dall’idea di voler diventare una curatrice musicale, si è messa in testa di mettersi in viaggio per New York dove incontrare una produttrice che potrebbe aiutarla ad esaudire questo suo sogno nel cassetto. Ad avermi sciolto il cuore è stata proprio l’impostazione del gioco, che è suddiviso in capitoli segnalati volta per volta da una canzone (su licenza) che ne orchestra il racconto. Si parte da una discesa con lo skateboard giù per le strade collinari fuori città musicata dai DEVO, per poi passare a dei momenti di raccordo nella stanza della protagonista in cui è possibile imbattersi in vecchi dischi e musicassette che vengono raccontati con fare quasi enciclopedico, fino ad arrivare ad una rocambolesca fuga dalla polizia a bordo di un carrello della spesa sulle note di Sensitive to Light dei Rainbow di Ronnie James Dio, in quello che è stato, anche in questa forma ristretta, un tornado di situazioni ed emozioni pazzesche.
L’impostazione ricorda, ovviamente, quella di videogiochi come Life is Strange, che però qui viene declinata in una forma nuova che mette la musica e delle interazioni con i personaggi molto differenti. Come già accennato, infatti, Mixtape è un gioco che parla principalmente di musica e del potere che questa può avere nell’enfatizzare certi momenti della crescita o di cementare certi ricordi nella mente di chi li ha vissuti. Emblematico, in questo senso, il passaggio in cui la protagonista racconta il suo primo bacio “dato più per togliersi un peso di dosse che per sincera attrazione” quando le si fa raccogliere una musicassetta sulla sua scrivania. Quella cassetta è una compilation fatta da un suo vecchio spasimante e lei per questo non la può sopportare, ma su richiesta degli amici si prende qualche momento per raccontare quell’istante di crescita emotiva. Sapete come? Con una sequenza interattiva in cui la camera taglia su uno spaccato delle due bocche dei giovani amanti e in cui bisogna controllare le lingue di entrambi con gli analogici in quella che è una pomiciata meravigliosamente cringe come solo i primi baci sanno essere. Eccezionale, se chiedete a me.
La prova si è concentrata interamente su momenti di questo tipo e sull’esplorazione dei ricordi del terzetto di copertina. Un coming of age, come lo chiamano gli americani, con un gusto fuori dagli schemi e da un’atmosfera tanto nostalgica quanto poetica nel suo essere volutamente sboccata e grezza. Ammetto che queste storie adolescenziali, quando scritte con gusto e sincerità, mi colpiscono in quello che è a tutti gli effetti uno dei miei punti deboli, e quanto fatto da Mixtape fin qui mi ha convinto tantissimo sia per la sua esecuzione sia per la sua estetica cartoon animata in quella che non fatico a definire una delle migliori stop motion applicate al videogioco che ricordi. È bastato poco, pochissimo per rendersi conto di quanto bene Beethoven and Dinosaurs sia riuscita a catturare quelle suggestioni adolescenziali e a sublimarle in forma ludica.
È per questo che Mixtape è entrato di diritto nei miei most wanted per il futuro accaparrandosi pure il mio personalissimo premio come migliore di una conferenza in cui comunque mi sono innamorato anche di Pragmata e di titoli decisamente più arcade.
Qualcosa vorrà pur dire, no?
Pubblicato il: 12/06/2025
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