SHINOBI : ART OF VENGEANCE
Anteprima
Ne è passato di tempo da quando Sega ha deciso di presentare al mondo il suo malefico piano per riportare in vita alcune delle sue IP dormienti. Ricordo perfettamente il battito saltato di fronte al carosello di video in cui vennero mostrati per la prima volta i nuovi capitoli di Jet Set Radio, Streets of Rage e Golden Axe, così come è difficile dimenticare l’orrore che mi ha divorato il cuore quando ho scoperto che il nuovo Crazy Taxi sarà un live service di cui nessuno ha mai sentito il bisogno. Fra tutti i titoli presentati in quella stramba carrellata, però, ce n’era uno che spiccava per le sue indubbie qualità estetiche. Era un piccolissimo trailer di quello che non poteva che essere un nuovo Shinobi, esponente di una serie in criostasi dai tempi del capitolo pubblicato su Nintendo 3DS nel 2011, e mi ha da subito trasmesso ottime sensazioni.
A due anni di distanza mi sono accomodato nella solita tenda che Sega presiede da sempre sullo showfloor dei Play Days (che in quanto tale è uno degli ambienti più ostili di tutta la kermesse, viste le temperature mortali che bisogna combattere lì dentro nei giorni di sole), dove ho potuto finalmente mettere mano a Shinobi: Art of Vengeance. E ve lo devo proprio dire: all’interno di una Summer Game Fest presa inaspettatamente d’assalto da una piccola ma significativa falange di videogiochi arcade, il nuovo Shinobi si è presentato con la forza del capobranco, in quello che mi è sembrato l’ennesimo piccolo miracolo firmato dai francesi di Lizardcube. Il team di Parigi, infatti, aveva firmato assieme ai connazionali di Guard Crush Games quel gioiellino che risponde al nome di Streets of Rage 4, dimostrando di avere non solo le capacità per potersi occupare dello svecchiamento di vere e proprie leggende del gaming d’antan, ma anche di avere l’ambizione necessaria per proporre formule nuove e coraggiose capaci di proiettare quelle serie nel presente senza temere la concorrenza di un medium che nel frattempo si è scoperto adulto e interessato principalmente ad esperienze di tutt’altra natura.
Shinobi: Art of Vengeance, senza ombra di dubbio, rappresenta per la serie ciò che Streets of Rage 4 è stato per Axel Stone e la sua compagnia di picchiatori da strada. Un videogioco chirurgico nell’esecuzione e splendido nella sua realizzazione tecnica e grafica che si rifiuta categoricamente di guardare al passato ma che si pone l’obiettivo di rendere Shinobi un videogioco action ultramoderno. Esteticamente siamo ancora dalle parti di Streets of Rage 4, con personaggi e sfondi disegnati a mano e animati divinamente, anche se il cuore dell’esperienza risiede tutta nel suo combat system. Dimenticatevi la semplicità delle meccaniche classiche; Art of Vengeance è un videogioco in cui fare a botte è super soddisfacente grazie ad un sistema di combattimento profondissimo, che incorpora al suo interno combo estendibili, juggling, schivate, abilità speciali e addirittura delle mosse che si comportano come delle smart bomb da shoot em up che “ripuliscono” lo schermo dai nemici (che non sono propriamente una novità per la serie ma che non sono mai state così belle da vedere)
La novità principale è una meccanica di combattimento molto interessante, legata alla barra della stance dei nemici: colpendo abbastanza a lungo i mob a schermo è possibile “sbilanciarli” facendoli entrare in uno stato di estrema vulnerabilità (segnalata dall’apparizione di un kanji sulla loro testa) che permette di eseguire una sorta di fatality (attivabile premendo i due tasti dorsali) che li uccide all’istante. Occhio però, perché al contrario di quello che si potrebbe essere portati a pensare questo non significa che rimangano storditi a ciondolare per qualche secondo in mezzo allo schermo in attesa di venire trucidati una volta per tutte, ma, al contrario, questo status non gli impedisce di continuare a muoversi e di rappresentare un pericolo per lo shinobi protagonista. Il giocatore viene invitato a prendersi dei rischi lasciando volutamente in fin di vita più nemici possibile prima di attivare la finisher. Una volta che viene dato l’input, infatti, lo shinobi si lancia in una sequenza di fendenti automatici che spazza via in un colpo solo ogni nemico “marchiato” presente a schermo. Più nemici si spazzano via in una volta sola più saranno le ricompense in termini di denaro e di cure che sarà possibile ottenere.
Tutto questo viene inserito come proverbiale ciliegina sulla torta di un combat system come già detto inaspettatamente profondo e stratificato, che permette evoluzioni tremendamente soddisfacenti pad alla mano e che è davvero difficile rendere a parole. Sappiate solo che ho goduto particolarmente nel momento in cui ho realizzato di poter concatenare la schivata ad una breve combo offensiva per spostarmi alle spalle del nemico ed estendere la combo potenzialmente all’infinito, così come quando ho scoperto di poter comprare dei potenziamenti del moveset che hanno un impatto notevolissimo sulla progressione del sistema di combattimento.
Sono rimasto molto sorpreso soprattutto dall’estensione del gioco suggerita dalla demo, che mi ha permesso di metter mano a due stage che si sono rivelati inaspettatamente più lunghi del previsto. Parliamo, infatti, di più di una ventina di minuti per portare a termine una singola missione, quindi di una durata decisamente inattesa da un titolo che, è bene specificarlo, è un action bidimensionale puro composto da livelli tendenzialmente lineari e non da aree interconnesse in stile metroidvania. Questo non significa però che i livelli non presentino aree opzionali e segreti ben nascosti da scoprire, né che manchi la possibilità di tornare sui propri passi dopo l’ottenimento di alcune abilità utili anche nel traversal per esplorare aree precedentemente inaccessibili.
Segnalo peraltro che il gioco presenta due modalità differenti. La modalità storia, come suggerito dal nome, è quella che presenta al proprio interno dialoghi e piccole sezioni narrative volte a far progredire il racconto del gioco (su cui non mi soffermo visto che parliamo della più classica delle trame caciarone da videogioco arcade), mentre la modalità arcade rappresenta una sfida decisamente più esigente in cui è necessario tenere sott’occhio sia il tempo di completamento della sezione presa in esame sia il punteggio che si riesce ad ottenere macinando uccisioni ed acrobazie, curandosi peraltro di rispettare alcune delle richieste del gioco come ad esempio quella di non subire mai alcun danno e di non ricorrere mai alle tecniche Ninjutsu già descritte capaci di ripulire lo schermo con la pressione di due semplici tasti.
Shinobi: Art of Vengeance mi ha letteralmente folgorato, al punto che avrei fatto carte false pur di rimanere incrostato sul divanetto della capanna di Sega a giocare tutto il pomeriggio nonostante il caldo asfissiante mitigato con dei ventilatori che mi hanno seccato la gola in tempi record. Per fortuna, però, il gioco di Lizardcube è in dirittura d’arrivo (il 29 Agosto di quest’anno), e non vedo l’ora di rimetterci le mani per spolparlo a dovere.
Ci tengo a porgere ancora una volta i miei omaggi al team parigino, che dopo aver raggiunto un risultato impensabile con lo sviluppo di Streets of Rage 4 è tornata a lucidare orgogliosamente le mostrine che porta sul petto e che la indicano inequivocabilmente come una delle aziende protettrici dell’arcade in senso stretto. Bravi, bravi e ancora bravi, perché riconfermarsi non era facile eppure Shinobi è un missile terra aria divertentissimo e super appagante.
Pubblicato il: 10/06/2025
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