L’essere umano è più di tutto disturbato dalle situazioni su cui non può esercitare alcun controllo. Ecco perché le storie di successo puntano tutto su narrazioni in cui tutto torna, in cui non sembra esservi mai stato l’intervento del caso. Quante volte abbiamo letto biografie di imprenditori che, apparentemente soltanto grazie al duro lavoro, sono riusciti a costruire una carriera prestigiosa e guadagnare una montagna di soldi? O magari di artisti inizialmente non apprezzati dal pubblico, ma che infine sono riusciti a trovare il giusto canale di comunicazione per arrivare dritti ai cuori di milioni di persone? 

E se insinuate che la pura e semplice fortuna gioca un ruolo fondamentale nelle nostre vite, potreste finire col far prendere una piega sgradevole a una piacevole cena in famiglia, o magari a un aperitivo con gli amici. La speranza confortante che il merito e l’impegno portino sempre e comunque risultati è l’unico appiglio nella vita di milioni di persone. Non intendo biasimarli. Sono rare le persone che riconoscono la presenza, nelle nostre vite, di ciò che potremmo chiamare “sliding doors”, ispirandoci al film omonimo: esistono dei momenti che determinano ciò che diventiamo. Che incidono in maniera anche drammatica sulla nostra salute, sui nostri affetti, sul nostro lavoro. Ma c’è di più: la verità più scomoda da riconoscere è che molto, moltissimo – forse quasi tutto – è scritto già nel momento in cui apriamo gli occhi. Perché il luogo e il momento in cui nasciamo determina in larga parte la disponibilità della risorsa più importante al mondo, l’unica che nessuno può comprare: il tempo.

Se fossi nata durante l’Età del Bronzo, con ogni probabilità a quest’età sarei già morta. In effetti, si stima che, in media, un essere umano in quel periodo sopravvivesse per circa ventisei anni. E per molte migliaia di anni le cose non andarono molto meglio di così. Nel 1900, l’aspettativa di vita si attestava sui trentuno anni. È nell’ultimo secolo che le cose sono molto cambiate, e alla svelta. Nel 1950, si poteva sperare di vivere ben quarantotto anni; nel 2010, fino a sessantasette anni. Ma questi sono numeri di massima, che non tengono conto delle differenze tra i vari Paesi. Differenze che un videogioco di nome Time Flies codifica all’interno della sua esperienza ludica. 

In Time Flies, controlliamo una mosca da far girare in una casa. Nelle stanze troviamo lampadari, pezzi di un puzzle segreto, bicchieri di vino mezzi vuoti, un vecchio grammofono, uno scantinato nascosto. Non sono possibili interazioni diverse dal volare in giro, salvo che la prossimità della mosca con particolari oggetti (monete, libri, gocce di alcolici) non faccia scattare delle particolari interazioni. Non c’è da dire molto più di così, se non fosse per un dettaglio: il tempo che ci è dato per giocare dipende dal Paese in cui viviamo, o meglio, in cui dichiariamo di vivere quando iniziamo una nuova partita

È un concept senz’altro particolare, peraltro perfettamente in linea con la filosofia del tutto fuori dagli schemi del suo publisher. Il duo di sviluppatori che sotto il nome Playables cela Michael Frei e Raphael Munoz si è affidato a Panic, società fondata da Steven Frank e Cabel Sasser a Portland nel 1997. Dopo essersi dedicata per una ventina d’anni allo sviluppo di varie tipologie di software, Panic iniziò a pubblicare videogiochi nel 2016. E possiamo dire che fu un inizio col botto: il primo titolo lanciato dalla compagnia fu Firewatch, un simulatore di esplorazione che è ancora oggi ricordato come una delle vette toccate dal medium a livello narrativo. Ma ho sempre pensato che il carattere di Panic come publisher sia emerso per davvero con il secondo videogioco immesso dall’azienda sul mercato, un’opera che davvero non aveva precedenti, e che tra le etichette affibbiatele su Steam reca anche quella di “Protagonista malvagio”. Questo perché in Untitled Goose Game siamo una perfida oca bianca impegnata a fare dispetti agli abitanti di una tranquilla cittadina. La slapstick comedy che emerge dal gameplay riempie come un fluido cangiante tutti i banali vuoti lasciati da esistenze umane altrimenti ordinarie. E un po’ lo stesso accade anche in Thank Goodness You’re Here!, che si potrebbe considerare la prosecuzione del discorso sulla commedia avviato nel parterre di Panic con Untitled Goose Game. Due prodotti certamente anticonvenzionali, ma che hanno riscosso eccellenti risultati commerciali.

Ma Panic non è soltanto comicità e riflessive passeggiate nei boschi del Wyoming. Vi ho parlato giusto qualche mese fa di despelote, senz’altro uno dei videogiochi più interessanti di questo già ricchissimo 2025. Despelote è una riflessione sulla vita, sull’infanzia e sul raggiungimento dell’età adulta visti attraverso la lente del calcio; vale anche l’opposto: si apprezza molto di più il calcio giocando a despelote che guardando il nostro campionato di serie A. E non me ne voglia chi ancora vede del buono nei vertici del calcio nostrano: per quanto mi riguarda, lo sport è semplicemente un’altra cosa. E quella splendida, luccicante “altra cosa” l’ho trovata proprio in despelote. Che, a mio avviso, è il parente più prossimo, nella scuderia di Panic, rispetto a Time Flies: entrambi, per condurre un discorso esistenziale, sembrano parlare di tutt’altro. Più precisamente, di calcio e di mosche. 

Perché Panic, per la sua selezione, crede in idee forti. E quella di Time Flies è davvero singolare, fin dai primissimi momenti di gioco. Perché, prima di iniziare, ci troviamo a scorrere una lista formata da tutti i Paesi del mondo. Facciamo un esperimento: mentre scrivo questa recensione, seleziono alcuni Paesi in modo casuale e vi indico quali sono i risultati. Liberia: sessantatré secondi e mezzo. Ruanda: sessantasette secondi e mezzo. Ucraina: quasi settantuno secondi. Palestina: settantatré secondi e mezzo. Lesotho: cinquantuno secondi e mezzo. E l’Italia? Poco più di ottantadue secondi. Questo è il tempo a nostra disposizione per giocare nei panni di una mosca in Time Flies. O meglio: è il tempo che abbiamo per esaudire tutti i desideri contenuti nella bucket list della nostra mosca.

Ma basta convertire i secondi in anni per capire che questo è il tempo dato alle persone provenienti da varie parti del mondo per vivere la loro vita. Appagante, dolorosa, travagliata, piena di successi o qualcosa nel mezzo: i dati della World Health Organization (WHO) utilizzati da Playables diventano un confine per la nostra esperienza di gioco. Avrei apprezzato maggiormente se fossero stati un confine invalicabile, anche se forse il tutto sarebbe stato troppo radicale (amo le cose radicali): in realtà, giocando potreste scoprire dei modi in cui si può guadagnare del tempo per esplorare la casa più a fondo e chissà, magari riuscire a capire cosa si intende quando la bucket list parla di “fare un tour del mondo”

Time Flies è un’esperienza molto semplice da affrontare, e con poche barriere d’accesso. Quasi dimenticavo: è perfettamente ottimizzato per PC (inclusi quelli di fascia medio-bassa) e Steam Deck. Volendo, potete giocarlo anche su Nintendo Switch e PlayStation 5. Qualcuno potrebbe considerarlo un gioco povero. Mi sembrerebbe difficile affermare, però, che si tratti di un’opera banale. Morendo di vecchiaia nei panni della mia mosca numero sette, sono precipitato dal soffitto, dove cercavo di entrare in un lampadario, al pavimento. Il cuore virtuale della mia mosca si era già fermato, ma sono stati necessari alcuni secondi per cadere al suolo. Giusto il tempo per riflettere che siamo poco più che mosche. Con tante sovrastrutture, certo, e con tanto impegno investito per crederci superiori alle altre forme di vita che abitano questo pianeta, ma tant’è: siamo anche noi in balia della fortuna, del caso. Del luogo e del momento in cui nasciamo. Anche se ci piace raccontarcela altrimenti. Non so se Time Flies riscuoterà un gran successo commerciale: a essere onesta, addirittura ne dubito. Ma so per certo che tutti avremmo bisogno di diventare mosche insignificanti per un giorno, e volteggiare leggeri per casa mentre il grammofono diffonde nell’aria una melodia datata che porta con sé il senso del tempo.   

Pubblicato il: 30/07/2025

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