EVERDEEP AURORA
Miagolare nella post-apocalisse
La popolazione umana è raddoppiata in numero nella seconda metà del Novecento. Ma c’è chi ci ha battuti in rapidità. Dall’indagine sugli animali domestici svolta dallo US Census Bureau, si è scoperto che tra il 1970 e il 1990 i gatti domestici nei soli Stati Uniti d’America erano passati dall’essere trenta a sessanta milioni – senza contare i gatti randagi che sfuggono alla conta. Alan Weisman, nel suo celebre libro Il mondo senza di noi (pubblicato nel 2007) definisce Felis silvestris catus (questo è il nome scientifico del gatto domestico) “il predatore coccolato”. “Pochi sarebbero disposti ad ammettere che un terzo delle nostre case, in quasi ogni angolo del mondo, ospita uno o più serial killer”, scrive Weisman. “Il cattivo della situazione è la regale mascotte che un tempo faceva le fusa nei templi egizi e adesso le fa mollemente adagiato sui mobili di casa nostra, accettando le nostre carezze solo quando ne ha voglia, emanando un’imperscrutabile calma sia da sveglio sia da addormentato”. Ma i nostri micetti non hanno mai perso il loro talento naturale per la caccia. E, anche se li nutriamo abbondantemente, continuano a uccidere per il semplice piacere di farlo, con alcune stime che collocano intorno a trenta il numero di uccisioni annuali compiute da un gatto randagio. In ogni caso, Alan Weisman – che ha dedicato il volume all’analisi di cosa accadrebbe alle città e alle altre forme di vita terrestri se l’uomo scomparisse improvvisamente dal nostro pianeta – non ha alcun dubbio: “I gatti se la caveranno molto bene in un mondo senza gli umani che li hanno diffusi in tutti i continenti e in tutte le isole in cui non erano ancora arrivati, dove adesso competono, in netta superiorità numerica, con gli altri predatori delle loro dimensioni. Molto dopo la nostra scomparsa, i passeracei dovranno ancora vedersela con i discendenti di questi opportunisti che ci hanno addestrato a dar loro cibo e rifugio, pur ignorando sdegnosamente i nostri richiami, se non per lo stretto necessario a farsi nutrire”.
Sembra che i gatti non perderebbero molto in caso di un’improvvisa scomparsa della specie umana. E allora, forse non dovremmo sorprenderci se sempre più narrazioni – anche nel mondo videoludico – vedono come protagonisti dei mici alle prese con scenari post-apocalittici. In Stray (uscito nel 2022), un gatto randagio ruzzola giù fino a una città sotterranea popolata da robot. Accompagnato dall’intelligenza artificiale che anima un piccolo drone, il protagonista di Stray esplora un mondo cyberpunk distopico ispirato alla città murata di Kowloon. Quella che segue è un’avventura che segue il gatto in un paesaggio materiale ed esistenziale radicalmente diverso da quello della Terra di oggi. Con vecchi stereotipi – perché, in fin dei conti, l’estetica di Kowloon è sfruttata dagli sviluppatori non per parlare della cultura cui questi riferimenti appartengono, ma per evocare una sensazione di stravagante esotismo e, all’occorrenza, di pericolo imminente.
Everdeep Aurora non commette simili errori, ma ci troviamo sempre nei panni di un micio nella post-apocalisse. Anzi, di una micia. La gattina nera Shell si trova ad affrontare – insieme ai suoi concittadini animali – un evento terribile: una pioggia di meteoriti si abbatte sulla Terra, rendendone inabitabile la superficie. L’unica scelta che resta è esplorare l’Everdeep, ossia le profondità del pianeta, e per farlo riceve dall’amichevole Ribbert una trivella per spaccare le pietre che troverà sul suo cammino. Saranno tantissime, perché in Everdeep Aurora la trivellazione del sottosuolo è l’attività principale che svolgeremo. Anche perché abbiamo un animaletto molto importante da trovare: la mamma di Shell, che non si è presentata all’appuntamento con la sua figlioletta nel luogo stabilito.
Ci troviamo davanti a un videogioco di carattere prevalentemente esplorativo, in cui l’obiettivo principale è chiarissimo – trovare la mamma di Shell – ma che è anche pieno di sentieri laterali, tutti rappresentati dagli animali che troveremo durante i nostri giri nell’Everdeep. Che è pieno di pub, magioni sotterranee, anfratti misteriosi che richiamano la nostra attenzione. Raramente la scrittura delle quest riesce a sbalordire, nonostante il buon livello complessivo nella cura dei testi e delle situazioni create dagli sviluppatori. Quel che non riesco a perdonare è un finale a dir poco scontato e sommario, che arriva dopo circa sette-otto ore di gioco e lascia un po’ di amaro in bocca, come se il piccolo team di Nautilus Games fosse stato travolto dalla fretta (o dalla pura e semplice necessità) di chiudere rapidamente un prodotto che avrebbe brillato molto, molto di più strutturando maggiormente le sue fasi finali.
Anche perché Everdeep Aurora è pieno di buone intuizioni. E ripone molta, moltissima fiducia nei giocatori. L’esplorazione – articolata in diversi biomi, ciascuno accessibile guadagnando nuove abilità, un po’ in stile metroidvania – regala tanta soddisfazione nella sua semplicità. La trivella può essere ricaricata grazie a degli appositi macchinari disseminati nell’Everdeep, ma niente paura: anche esaurita la sua carica può comunque funzionare. Semplicemente, ci vorranno più colpi per riuscire a spaccare le rocce. Trovare il percorso corretto per riuscire non soltanto a scendere, ma anche a risalire è parimenti affascinante – e se si compie qualche errore, si può sempre ripristinare l’ambiente così com’era originariamente configurato tramite una apposita voce del menu. È interessante osservare come il passaggio di Shell, guidata dalla mano del giocatore, cambi radicalmente l’Everdeep. Forse, in una maniera più umana che felina, vista la magnitudine degli effetti delle trivellazioni compiute dalla micia. Si sa, noi umani sappiamo essere un terremoto negli ambienti che abitiamo.
Trovo che l’aspetto più interessante di Everdeep Aurora risieda nel modo in cui viene utilizzato lo schermo. L’azione è rappresentata in un riquadro centrale, in perfetto stile Game Boy, console di cui è richiamata l’estetica. A sinistra troviamo la carica della trivella (rappresentata in alto), le descrizioni dell’oggetto selezionato in quel momento, e l’inventario. A destra, una mappa dell’Everdeep che permette di tenere traccia delle modifiche apportate alla sua struttura: si vedono chiaramente i percorsi creati da Shell tra le rocce, mentre soltanto pochi personaggi e punti d’interesse vengono evidenziati. Everdeep Aurora richiede una discreta memoria e senso dell’orientamento: da un lato bisogna ricordare le richieste dei personaggi non giocanti che incontriamo e anche le loro segnalazioni circa la possibile posizione della mamma di Shell (periodicamente avvistata qua e là dagli abitanti dell’Everdeep), dall’altro è necessario, banalmente, richiamare alla mente dove avevamo incontrato quel particolare animaletto, e cercare di capire quale è il modo migliore per tornare in quel punto del vasto mondo sotterraneo creato da Nautilus Games.
Senza nessuno stress, sia chiaro. La scelta degli sviluppatori di non includere combattimenti è stata molto forte. Everdeep Aurora si basa soltanto sull’esplorazione, sulla risoluzione di semplici enigmi, su missioni secondarie mai troppo articolate, e su un’atmosfera rétro che fa battere il cuore anche a chi (come me) non è fanatico del retrogaming. È come se si fosse preso il genere metroidvania e fosse stata cancellata la voce “combattimenti” dalla lista. Un esperimento che, per quanto mi riguarda, si può dire riuscito. L’Everdeep è semplicemente splendido, e si può procedere al passo che si desidera. Nel mio caso, con la massima calma, sotto l’ombrellone, brandendo la mia fidata Steam Deck OLED: le prestazioni del gioco sul PC portatile di Valve sono semplicemente impeccabili. Forse in un altro momento dell’anno Everdeep Aurora avrebbe faticato maggiormente ad attirare l’attenzione del pubblico, ma credo che la sua estetica piena di carattere e un mese di luglio privo di uscite clamorose possano garantire a Shell un biglietto di sola andata nel cuore di tanti giocatori. Anche perché i gatti, come abbiamo visto, non fanno alcuna fatica a farsi largo anche quando casca giù il mondo.
Pubblicato il: 17/07/2025
Provato su: PC Windows
Il tuo supporto serve per fare in modo che il sito resti senza pubblicità e garantisca un compenso etico ai collaboratori
FinalRound.it © 2022
RoundTwo S.r.l. Partita Iva: 03905980128