HARMONY

The Fall of Reverie

- recensione -

Don’t Nod è una delle aziende occidentali che più di tutte ha legato il proprio nome ai videogiochi di stampo prettamente narrativo. Ne è passata di acqua sotto i ponti dai tempi di Life is Strange, eppure i detrattori del team hanno sempre rimarcato che a livello di gameplay i titoli Don’t Nod siano sempre stati carenti. Questione di punti di vista, senza dubbio, ma sono sempre stato d’accordo con chi ha registrato un calo qualitativo degli ultimi titoli pubblicati. Harmony: Fall of Reverie è un videogioco molto più piccolo, mediaticamente parlando, ma è una presa di posizione piuttosto chiara. Don’t Nod affida ad una visual novel quella che potrebbe essere una nuova fase della storia dell’azienda, inaugurata nel 2022 con il cambio di nome ufficiale. Harmony è una presa di posizione perché rivendica orgogliosamente quelle che sono le radici del team estremizzando l’importanza della narrativa all’interno dell’opera. In quella che è forse una delle più palesi dimostrazioni del fatto che “less is more” Harmony: Fall of Reverie asciuga così tanto il gameplay da farlo combaciare quasi perfettamente con la sua narrazione. All’interno della mia recensione di Storyteller parlavo del fatto che sia possibile, in certi casi, riuscire a rendere ludico l’atto di scrivere o creare un racconto trasformando la sua creazione in una sorta di puzzle. Ebbene, Harmony fa esattamente questo dirottando però l’attenzione verso la libera navigazione di una storia già scritta piuttosto che sull’atto creativo dietro la stessa.

È un titolo strano e affascinante, dall’incedere lento ma mai abbastanza da annoiare o da rovinare irrimediabilmente l'esperienza. Ammetto tranquillamente di esserne rimasto molto sorpreso, in quanto non ero animato da grandi aspettative nei suoi confronti. La verità è che Harmony è un gioco costantemente in bilico che oscilla tra soluzioni di rara eleganza e momenti un po’ grezzi e raffazzonati, eppure sa farsi ricordare per quelle che sono delle qualità non indifferenti. 

Prima, però, lasciate che vi dia un po’ di contesto.

Harmony è ambientato in Grecia in un periodo storico non troppo distante dal nostro. È una Grecia profondamente differente da quella che conosciamo, un paese tecnologicamente molto avanzato che si sgancia dalla concezione che abbiamo oggi della penisola ellenica, irrimediabilmente macchiata dall’essere quasi andata in default durante i duri anni di crisi che l’hanno colpita con violenza neanche troppo tempo fa. Il merito di questa rinascita è della Mono Konzern, una corporation che ha piano piano esteso la sua sfera di controllo su tutto il paese stravolgendolo nel profondo in pochissimo tempo. La sanità è stata privatizzata ed è in mano alla MK e lo stesso vale per le infrastrutture e addirittura per la polizia, che è stata sostituita da un’agenzia di vigilanza privata alle dipendenze dell’azienda. I droni stanno lentamente soppiantando i lavoratori, l’intrattenimento e l’informazione passano da canali controllati e la corporation non si fa alcun problema a tenere sotto sorveglianza ogni abitante di Atina, la città in cui si ambienta la trama di Harmony (chiaramente ispirata ad Atene). Polly, la protagonista, ha lasciato Atina da tempo per studiare e per scappare dal rapporto conflittuale con sua madre Ursula. La sparizione di Ursula la richiama sull’isola e la obbliga a fare i conti sia col proprio passato che con il tragico presente della sua terra natia: la Mono Konzern ha trasformato Atina tanto da renderla irriconoscibile, e pare che l’azienda sia collegata alla scomparsa di Ursula, rea di star facendo delle ricerche all’apparenza un po’ troppo scomode. 

Una volta approdata ad Atina, Polly scopre di essere un oracolo, ovvero una delle poche persone in grado di spostarsi su un diverso piano dimensionale - quello di Reverie -  abitato dalle Aspirazioni, che altro non sono se non la personificazione degli scopi dell’umanità che da sempre guidano gli uomini senza che essi se ne rendano conto. Bliss, Power, Bond, Truth, Chaos e Glory sono gli abitanti di Reverie e le loro azioni influenzano l’umanità, ma per poter prendere decisioni inequivocabili hanno bisogno di un settimo elemento, Harmony, il cui ruolo viene preso dall’oracolo designato - in questo caso da Polly. L’oracolo ha un potere incredibile, ovvero quello di poter vedere il futuro, ed è proprio attorno a questo potere che ruota l’intero design dell’opera.

La narrativa di Harmony: Fall of Reverie si basa su microeventi concatenati tra loro in quelli che sono dei veri diagrammi che mostrano ogni possibile scenario futuro. Ogni microevento è collegato a cascata a tutta una serie di bivii di trama di cui, come già detto, è possibile conoscere in anticipo a grandi linee le conseguenze pratiche. Il gameplay è quindi incentrato non sulla scoperta graduale degli avvenimenti che puntellano la trama, ma sulla pianificazione delle scelte per arrivare al risultato che si vuole ottenere. Detta così, me ne rendo conto, è difficile rendere l’idea di quanto affascinante sia il suo semplicissimo gameplay loop, ma credetemi se vi dico che Harmony è un videogioco incredibilmente divertente nella sua grande semplicità meccanica. Ogni capitolo di ogni atto offre tante microdeviazioni che, accumulandosi nel tempo una sull’altra, possono cambiare anche drasticamente il percorso su cui ci si ritrova a camminare. Una scelta fatta all’interno del secondo capitolo del primo atto può precludere dei possibili scenari presenti a qualche ora di gioco di distanza, rendendo così ogni decisione potenzialmente cruciale per l’evolversi del racconto. È la rappresentazione pratica del cosiddetto effetto farfalla, secondo cui il battito d’ali di una farfalla potrebbe portare ad una concatenazione di eventi che potrebbero causare un uragano dalla parte opposta del pianeta.

Questo intricato sistema di scelte complesse è messo al servizio di una storia carica di fascino ambientata in una Grecia distopica. Sono contentissimo di non essermi ritrovato di fronte all’ennesimo videogioco vestito della classica estetica cyberpunkeggiante tutta pioggia, sporcizia e neon; Atina è una città che, per quanto trasfigurata dalla Mono Konzern, mantiene intatto il suo fascino europeo e classico. Certo, è disseminata di grattacieli imponenti, ma tra le sue vie sopravvivono dei luoghi che tentano di resistere alla trasformazione imposta dal progresso a tutti i costi e difendono con le unghie e con i denti la propria identità. La casa in cui è cresciuta e da cui è scappata Polly - le Naiadi - è uno di quei luoghi, una comune gestita da Ursula insediatasi all’interno dell’edificio che un tempo ospitava una piscina pubblica, nella cui vasca ormai prosciugata da tempo trovano spazio una cucina, un cabinato arcade e dei divani. È un luogo assurdo, che proprio in virtù della sua stranezza ha dato asilo e riparo ad una lunga serie di persone in fuga dalla gentrificazione di Atina.

Harmony è, però, un videogioco che parla soprattutto di rapporti familiari, e non è un caso che Polly sia cresciuta all’interno di un posto così fuori dagli schemi. La sua non è una famiglia tradizionale: la madre Ursula è un poeessa poligama e convive con Laszlo, un omone dolcissimo che supporta la compagna in silenzio e dalle retrovie. Nora, la sorellastra di Polly, tenta da sempre di emergere con le proprie forze, nonostante sia meno dotata e più impulsiva (a Roma direbbero “de core”), ma entrambe hanno sofferto per tutta la vita il rapporto con la madre. Ursula è egocentrica e passionale, quindi ha abbandonato le figlie a loro stesse, presenziando solamente per muovere critiche o lanciare occhiatacce. La vita di Polly e Nora è stata un mezzo incubo a causa di Ursula (che infatti chiamano per nome e mai “mamma”), tanto che Polly è scappata da Atina per provare a lasciarsi tutto alle spalle. Harmony sfrutta i suoi due mondi e le sue pseudodivinità per raccontare una storia che in realtà è estremamente terrena e umana. È la storia di una famiglia in crisi, chiamata a ricompattarsi o infrangersi definitivamente di fronte alla sparizione del suo membro più problematico.

Harmony però è anche un videogioco ferocemente anticapitalista, che sullo sfondo di una grecia distopica in un cui tutto è in mano ad una corporation spietata e senza vergogna che ha distrutto un pezzo alla volta l’identità del paese per riplasmarla sulla propria immagine. In questo contesto, la rivoluzione parte dal basso, parte dalla comune delle Naiadi dove piano piano cominciano ad approdare persone sempre differenti. Sono artisti, poeti, bottegai e leader di movimenti di rivolta che contrastano la violenza del capitalismo con il sapere e la libertà di parola. Gente che vuole sfruttare ogni piccolo inciamo della MK per tentare di roversciarla e distruggerla una volta per tutte, conscia dei rischi che si sta assumendo. Il ruolo delle Aspirazioni e di Polly, in questo senso, è fondamentale, perché ciò che succede ad Atina è legato a doppio filo con Reverie e le sue pseudodivinità capricciose. Ogni scelta presa su Reverie ha delle implicazioni per la rivoluzione di Atina, e lo stesso vale anche al contrario.

Però attenzione, perché la rivoluzione non si fa senza morti, e Harmony questo non tenta mai di nasconderlo.

Non sono mai stato un grande fan di Don’t Nod, lo ammetto, ma ho apprezzato particolarmente Harmony: the Fall of Reverie. La sua ludicizzazione della narrativa, i suoi personaggi non convenzionali e la lotta per la difesa di un intero popolo soggiocato da una corporation ne fanno un titolo con tanti messaggi importanti da comunicare al pubblico. Don’t Nod riporta al centro della sua poetica il concetto di scelta creando una serie di strade divergenti che possono portare ad esplorare scenari molto diversi tra loro. Bisogna strategizzare ogni capitolo, scegliendo il finale che si preferisce per poi lavorare a ritroso e ricostruire il percorso giusto da seguire per raggiungerlo, in quella che personalmente ho trovato un’idea interessante di ribaltamento delle convenzioni narrative di videogiochi di questo tipo.

Certo, va sottolineato che ci sono dei passaggi assolutamente poco chiari su cui il team sembra aver glissato coscientemente per evitare di andare ad incasinarsi, eppure il fascino di Harmony ne viene intaccato solo parzialmente, nonostante sul titolo aleggi una certa lentezza che in certi casi rischia di risultare un po’ soporifera. In generale, però, si tratta di un videogioco sincero, perfettamente conscio dell’importanza e della maturità dei temi che decide di trattare e che per questo non ne nasconde gli spigoli tentando di edulcorare la vicenda. Fra profondi traumi familiari, identità culturali calpestate, rivolte violente e conflitti interpersonali è normale trovarsi di fronte a situazioni di grande tristezza, ma Harmony chiede di accettarla come parte ineludibile di una questione molto più grande e importante della singola esistenza di una sola persona.

È questo, probabilmente, il più grande insegnamento di Harmony: Fall of Reverie, e non è affatto banale.

Pubblicato il: 11/06/2023

Provato su: PC Windows

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2 commenti

Impaginazione molto pulita ed ordinata, riprende i colori identificativi del titolo con riquadri che ripartiscono la recensione.

Le immagini del gioco scelte sono azzeccate e mostrano il titolo con chiarezza, esaltando il lato artistico dell'opera …Altro...
Impaginazione molto pulita ed ordinata, riprende i colori identificativi del titolo con riquadri che ripartiscono la recensione.

Le immagini del gioco scelte sono azzeccate e mostrano il titolo con chiarezza, esaltando il lato artistico dell'opera.

7/10

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