C'era una volta...

STORYTELLER

Si dice che l’essere umano abbia sviluppato il linguaggio dopo aver scoperto come controllare il fuoco. Le notti erano meno buie e la possibilità di ritrovarsi in larghi gruppi attorno ad un falò per riscaldarsi ha spinto i nostri antenati a sentire il bisogno di interagire. Le prime storie vennero probabilmente inventate così, prima ancora che si riuscisse a rappresentarle con i murales sulle pareti delle grotte. Ci raccontiamo storie dall’alba dei tempi, lo facciamo oralmente, in forma scritta, al cinema e anche con i videogiochi. Come sarebbe, invece, un videogioco che tenta di raccontare come raccontiamo le storie? La risposta è semplice: sarebbe esattamente come Storyteller. Creato da Daniel Benmergui e distribuito da Annapurna Interactive, Storyteller è un puzzle game narrativo che esplora il racconto e chiede al giocatore di destreggiarsi nella ricostruzione per immagini di piccole scene strutturate appositamente per comunicare tra loro. Un videogioco innovativo ed estremamente ingegnoso, almeno in superficie, figlio di un approccio al game design piacevolmente insolito che punta a mettere il giocatore nei panni del narratore anziché di quelli dell’ascoltatore passivo di una storia svelata lentamente livello dopo livello.

Fatemi spiegare brevemente il funzionamento del gioco: ogni storia è composta da diverse vignette vuote e a disposizione del giocatore ci sono dei personaggi e degli sfondi. Gli sfondi creano un contesto in cui ambientare una singola scena della storia e permettono ai personaggi che vengono trasportati al loro interno di compiere certe azioni. Lo scopo è quello di soddisfare le richieste del “livello”, quindi se l’input è “Un cuore spezzato” allora dovremmo fare in modo di utilizzare gli elementi in nostro possesso per ricreare una storia in cui uno dei protagonisti si ritrova con il cuore spezzato. Come? Beh, è semplice: basta selezionare una chiesa come sfondo e trascinare al suo interno due personaggi per scoprire che l’interazione prevista da quell’ambiente è quella di un matrimonio tra di loro. A quel punto basta creare una seconda scena all’interno di un cimitero, posizionare un personaggio su una lapide (di fatto uccidendolo) e trascinare l’altro di fronte alla sepoltura per far sì che la notizia della morte dell’amato gli spezzi il cuore.

La forza di Storyteller sta nella semplicità delle sue meccaniche e nell’approccio che impone al giocatore, obbligato di volta in volta a sperimentare tutte le possibili interazioni tra personaggi e ambienti. Si procede per topoi narrativi isolati, quasi come se l’obiettivo di Benmergui fosse quello di scomporre le storie più importanti della letteratura e della tradizione orale nelle loro componenti fondamentali e utilizzarle come mattoncini con cui costruire via via racconti sempre nuovi. C’è un motivo se certe trovate narrative oggi le consideriamo dei cliché; si pensi per esempio alla tragica ricorrenza in cui l’innamorato si toglie la vita di fronte al corpo esanime dell’amata, alle lotte intestine alle famiglie, ai duelli per conquistare la mano di una fanciulla… Sono nuclei ricorrenti della narrativa che ci accompagnano sin dall’alba dei tempi e che spesso si configurano come metafore capaci di spiegare comportamenti e stati d’animo al pubblico.

Storyteller si focalizza proprio su quei nuclei, li estrapola dalle storie e mette il giocatore nella posizione demiurgica del narratore che, utilizzando una manciata di elementi messi a disposizione, può costruire un breve racconto. Il pregio del gioco sta proprio nella grande immediatezza con cui è possibile sperimentare all’interno degli stessi quadri. L’unica cosa da fare è selezionare un ambiente e posizionare uno o più personaggi al suo interno per scoprire che tipo di interazione avrano questi ultimi sia con il contesto sia tra di loro. Non basta prendere una persona e metterla davanti ad una fiala di veleno per far sì che lo beva, bisogna dargli una motivazione per farlo; ecco quindi che se nelle due scene precedenti facciamo prima sposare il personaggio e poi facciamo morire il suo consorte, allora, una volta messo davanti alla boccetta avvelenata, la tracannerà nel più classico dei tragici suicidi d’amore. La chiave sta nello sperimentare, nel giocare con i pezzi del puzzle che vengono messi a disposizione per scoprire in quanti e quali modi è possibile incastrarli tra di loro.

Uno dei problemi fondamentali di Storyteller nasce proprio qui. Se infatti è apprezzabile il fatto che di volta in volta sia possibile scoprire ogni azione e conseguente reazione dei personaggi in una data catena di avvenimenti, è anche vero che troppo spesso si è costretti verso una soluzione unica che risulta un po’ limitante. La complessità del lavoro che c’è alle spalle di Storyteller non è assolutamente in discussione, sia chiaro, ma il fatto di essere costretto a convergere verso un’unica soluzione nella stragrande maggioranza dei casi mi ha annoiato in fretta. Ci sono alcuni livelli in cui è il gioco stesso a prevedere più di una soluzione possibile. Sono i più divertenti da affrontare proprio perché richiedono una piccola dose di creatività extra per riuscire a raggiungere tutti i finali cambiando anche di poco la sequenza degli avvenimenti.

Il secondo grande problema del gioco è che dura pochissimo. Badate bene che non ne sto facendo né un discorso economico né un discorso legato esclusivamente alla durata in sé; quello che mi interessa sottolineare in questo caso è il fatto che Storyteller non permette al giocatore di ambientarsi che già srotola sullo schermo i titoli di coda. È un peccato perché anche centellinandolo dieci minuti al giorno si arriva in fondo troppo presto per essere davvero soddisfatti, ma troppo tardi perché il gioco riesca a scongiurare la sensazione di essere estremamente ripetitivo e poco vario. Il risultato finale è quindi solo una mezza vittoria: geniale nel modo in cui permette di costruire micronarrazioni convincenti senza mai ricorrere all’uso della parola scritta, piatto nel presentare una vera e propria progressione da puzzle game mangiatempo. Per me si è trattata di un’esperienza un po’ pallida, di quelle che non ho maltollerato durante il gameplay ma che, a conti fatti, ho rischiato di dimenticare nel momento esatto in cui ho spento il PC una volta arrivato in fondo. Neanche il livello di sfida è tale da richiedere sforzi notevoli. Salvo quattro rompicapo di numero ogni quadro presenta una risoluzione più che immediata e, anzi, se si mastica un minimo di letteratura classica (miti greci, Shakespere e poco altro a dirla tutta) si è anche facilitati enormemente nel raggiungere l’obiettivo.

Insomma, avevo ben altre aspettative per Storyteller, di cui mi ero innamorato sin dal primo trailer. A conti fatti, purtroppo, si tratta di un gioco che finisce per venire un po’ schiacciato da promesse di gameplay che non riesce a mantenere. Il vero grande problema sta nel fatto che è un gioco così “medio” nel suo svolgimento che sono certo me ne dimenticherò quasi del tutto a brevissimo. Non sono riuscito ad apprezzarlo davvero, così come non sono stato in grado di farmelo andare di traverso, e forse è proprio questo ad essere un dramma visto che Daniel Benmergui ci ha messo addirittura quindici anni di sviluppo (molti dei quali passati in development hell) prima di arrivare alla pubblicazione.

Pubblicato il: 11/04/2023

Provato su: PC Windows

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4 commenti

Storyteller mi ha incuriosito fin dal primo trailer ma non ho avuto ancora modo di provarlo. Dopo questa recensione la mia curiosità rimane ma non è più impellente e, vista la grande quantità di titoli che vorrei giocare, penso che aspetterò il …Altro... Storyteller mi ha incuriosito fin dal primo trailer ma non ho avuto ancora modo di provarlo. Dopo questa recensione la mia curiosità rimane ma non è più impellente e, vista la grande quantità di titoli che vorrei giocare, penso che aspetterò il primo sconto. Grazie Andrea!

Concept interessante, da giocare anche solo per l'originalità anche se cortissimo :) Lo prenderò al primo sconto di Steam

Il gioco mi aveva colpito durante la sua prima presentazione, sembrava avere davvero una bella idea narrativa e faceva intravedere la possibilitò di sperimentare in modi molto vari e divertenti, purtroppo tempo fa lo vidi giocato in una demo e già …Altro... Il gioco mi aveva colpito durante la sua prima presentazione, sembrava avere davvero una bella idea narrativa e faceva intravedere la possibilitò di sperimentare in modi molto vari e divertenti, purtroppo tempo fa lo vidi giocato in una demo e già allora si poteva vedere quanto in realtà fosse molto limitato e le soluzioni praticamente tutte a senso unico, speravo fosse colpa della demo ma vedo che purtroppo era proprio la direzione intrapresa.

Peccato, bella l'idea ma pessima la realizzazione, prima di leggere questa recensione non sapevo che fosse stato in sviluppo per così tanto tempo ma 15 anni di sviluppo mi sembrano davvero eccessivi, tanto che ora lo vedo non come un progetto ben ragionato ma come qualcosa fatto a tempo perso e quasi amatoriale.

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