RECENSIONE
BAYONETTA 3
La strega di Umbra torna sulle scene con uno spettacolare episodio all'insegna dell'esagerazione più spinta
(anche a costo di perdere un po' la bussola).
Sin dal suo folgorante esordio nel 2009, Bayonetta si è sempre fatta portavoce di un ostentato gusto per l'eccesso tale da rendere la provocante femme fatale partorita dalla fervida immaginazione di Hideki Kamiya immediatamente riconoscibile. Fascianti abiti fatti di capelli magici (pronti a denudare la protagonista al crescere dell'intensità delle evocazioni), mossette allusive da stripper e colossali tacchi pronti a calpestare i nemici attraverso improvvisati portali infernali sono soltanto alcuni degli elementi costitutivi di uno stylish action che non si accontenta di essere diverso, ma che anzi gode nello sconfinare ben oltre le righe.
Un caleidoscopio di forme, colori e situazioni che pesca a piene mani da ambiti anche all'apparenza lontanissimi fra loro, per dare vita a un miscuglio tanto improbabile quanto accattivante. Basti pensare alle costruzioni moderniste e organiche che, specie nell'originale, rimandano in maniera evidente all'opera dell'architetto catalano Antoni Gaudí, o ancora all'attenzione spintissima per l'alta moda, con dettagli e vezzi nel character design molto più affini a una sfilata che non a un videogioco d'azione.
E che dire degli oscuri rimandi esoterici tratti da molteplici culture, nonché delle sensazionali rivisitazioni delle sfere angeliche che perdono la loro delicata natura sovrannaturale e paradisiaca per celare – dietro volti umani presi dalle sculture dell'arte classica – orride mostruosità lovecraftiane?
Bayonetta è caos compiaciuto, è spiazzante reinterpretazione delle regole, è un pastiche che procede per un'addizione chiassosa tra citazioni alla storia passata di SEGA e non solo: un monumentale trionfo del kitsch che non si accontenta mai, e che anzi sembra auto-alimentarsi senza sosta.
Una parabola inaugurata con un debutto indimenticabile, capace di marcare una pietra miliare nel contesto di un intero genere, e proseguita poi con un seguito diretto nato esclusivamente grazie alla volontà di Nintendo di trasformare la sexy fattucchiera in una sua strampalata icona (perché SEGA, che continua a detenere i diritti del marchio, non aveva più intenzione di dare una chance al franchise dopo i riscontri meno esuberanti del previsto ottenuti su Xbox 360 e PlayStation 3).
Se in effetti già Bayonetta 2 aveva spinto sull'acceleratore per proporre un ritorno sulle scene ancor più folle, con un battagliero ottovolante che dall'inizio alla fine si agita senza sosta in preda alla frenesia come in un sabba, l'approccio di questo terzo capitolo osa andare ancora parecchio oltre, approdando sin dalle eccezionali battute iniziali in territori così esasperati da lasciare senza parole.
È in effetti impensabile rimanere indifferenti di fronte a un'introduzione che nel giro di un quarto d'ora parte non facendoti deliberatamente capire all'incirca un cazzo – altro grande marchio di fabbrica della saga, con una componente narrativa tra il pasticciato e il superfluo che è francamente dura da prendere sul serio, più che mai a questo giro – salvo poi devastare New York con uno tsunami, far veleggiare una nave da crociera tra i grattacieli e dividere le acque in due che neanche il buon Mosè. Il tutto mentre a terra il cast di deliranti comprimari si lancia in scenette in bilico fra il cringe e l'esilarante e in cielo troneggiano le titaniche astronavi di un'invasione di esseri sintetici provenienti dal multiverso noti come Homunculi.
Da lì in poi è quasi sostanzialmente un crescendo trascinante (in particolare per la prima metà) che nel suo continuo esagerare non ha neppure paura di sporcarsi le mani con sporadiche incursioni in generi diversi dall'hack'n'slash di cui Bayonetta è un rappresentate illustrissimo: è vero che la serie ha da sempre abituato a digressioni peculiari – tipo il livello alla Space Harrier dell'originale, in realtà più apprezzabile nelle intenzioni che nell'esecuzione – eppure mai come in questo caso PlatinumGames ha scelto di osare. Aspettatevi allora morre cinesi a base di kaiju che ricordano improvvisati picchiaduro 1vs1, piccole ma gustose fasi in stile on-rail shooter, livelli extra dalle meccaniche stealth 2.5D nei panni di una Jeanne in stile agente segreto anni '70 e molto, molto altro ancora.
Il risultato è inebriante, con sorprese e momenti di sincero straniamento trash che rendono il tutto un autentico spasso: complice anche una discutibile trama fatta di universi alternativi in cui pare davvero valere tutto e il contrario di tutto senza preoccuparsi troppo della logica, in questa ghiotta esclusiva Nintendo Switch non si ha mai un'idea di quello che potrebbe apparire a schermo entro i successivi dieci minuti. Una sensazione che quando funziona esalta e intrattiene alla grande, anche se personalmente sono arrivato col fiato un po' corto a un epilogo incredibilmente trascinato e un po' singhiozzante nella sua volontà di aggiungere sempre un ulteriore colpo di scena e un ennesimo deus ex machina.
E qui arriviamo però a uno dei punti fondamentali del gioco, croce e delizia di una produzione a mio avviso comunque piuttosto controversa in termini di indole: Bayonetta 3, per dirla in parole povere, non conosce equilibrio né senso della misura. Mai, in nessun ambito. Quasi come se questo terzo episodio dovesse essere l'ultimo (spoiler: non lo sarà, come risulta esplicito dai credits), con quell'attitudine di chi vuole dare tutto sapendo di non avere ulteriori occasioni per farlo, PlatinumGames ha scelto di non contenersi, denotando a sproporzioni a più livelli molto lontane dal rigore chirurgico che ha reso il franchise ciò che è, specie in termini di gameplay.
Si prenda in primis il sistema di combattimento: le evocazioni di giganteschi esseri demoniaci sono un galvanizzante marchio di fabbrica, eppure l'inedita centralità riservata a Gomorrah, Madama Butterfly e al resto del luciferino cast ha davvero stravolto alcuni equilibri. Invece di essere esclusivamente legate alle finisher o alla conclusione delle combo, le evocazioni possono infatti essere richiamate in qualsiasi istante, abbandonando il controllo della protagonista per trasferirlo ai colossali famigli infernali: una trovata concettualmente in continuità con quanto visto nel secondo episodio, che tuttavia all'atto pratico si dimostra non sempre pienamente a fuoco. Da un lato infatti gestire creature enormi aggiunge indiscutibile spettacolarità al campo di battaglia, con mostri di taglia XXL che se le danno di santa ragione e portano gli scontri a un livello successivo, eppure dall'altro è difficile non sentirsi in balia di un caos a schermo spesso oggettivamente problematico. Complici le dimensioni e il design barocco dei demoni, la presenza di parecchi avversari in contemporanea e una telecamera tutt'altro che impeccabile, ci si trova dunque a immaginare i colpi avversari, così come è alle volte scontato perdere completamente di vista il proprio avatar. Il che, per un action del rigore e della leggibilità di Bayonetta, è per quanto mi riguarda ben più di un veniale vizio di forma.
"Learn To Fight For Others, Not Just For Yourself"
(Bayonetta, in un raro momento di profondità)
Credo che sia comunque, almeno in parte, pure una questione soggettiva: personalmente, dopo l’ovvio effetto novità dato dalle evocazioni, mi è capitato a più riprese di rimpiangere gli scontri più a misura di strega dei predecessori, i testa a testa contro avversari meno sopra le righe, la sensazionale padronanza dei propri mezzi data da un combat system maniacale nella sua precisione a orologeria. Fondamenta che in Bayonetta 3 si intravedono ogni tanto (mai comunque nei panni di Viola, più convincente come diversivo che come reale alternativa di gameplay), sacrificate in parte sull’altare di una poetica dell’eccesso che sembra aver spostato l’attenzione su altro. Basti evidenziare anche il modo discutibile con cui il gioco, nel corso dei suoi 14 capitoli, si premura di introdurre con lodevole attenzione le meccaniche legate ai vari demoni – che sono e restano appunto il fulcro dell’offerta – salvo invece lasciare quasi in toto all’utente la facoltà eventuale di sperimentare con le diverse armi. Capiamoci: sotto sotto la sostanza non manca affatto, e con l’impegno e la perseveranza i risultati arrivano eccome, eppure è chiaro come l’intento sia quello di privilegiare la spettacolarità a tutti i costi, anche a scapito della pulizia e del rigore di un’anima stylish seconda a nessuno.
Una volontà che non può che essere rafforzata da performance francamente non all’altezza: a causa tanto dei limiti hardware di Nintendo Switch quanto del già citato scarso senso della misura dello studio di Vanquish e The Wonderful 101, Bayonetta 3 soffre frequentemente e più del previsto. Tra cali di framerate, abbassamenti di risoluzione e in generale una resa a schermo impastata e poligonalmente trattenuta, si avvertono le costrizioni di una produzione che avrebbe necessitato se non di più potenza di calcolo per lo meno di una diversa gestione in termini di design. Perché è chiaro che la piattaforma ibrida della Grande N imponga delle rinunce magari persino significative, ma dovrebbe essere compito dello studio di sviluppo provare a fare il meglio possibile con quanto a disposizione – a maggior ragione contando l’esclusività e la possibilità di ottimizzare, data la pubblicazione su un singolo hardware.
Questa terza incursione di Cereza è però evidentemente nata sotto una stella diversa, ed è per certi versi impossibile chiedere ordine e precisione a un multiverso in cui convivono decine e decine di diverse streghe di Umbra: l’all-in di PlatinumGames è perentorio e quasi dogmatico, quindi tanto vale prendere o lasciare. Quel che resta è un action game delirante, unico e oscenamente giapponese nell’espressività, capace di divertire anche i meno smanettoni con situazioni indimenticabili, che nel coraggio di alzare sempre l’asticella ha però un po’ colpevolmente rinnegato sé stesso. Per quanto mi riguarda un hack’n’slash più che godibile, ma anche l’episodio meno a fuoco della saga, schiacciato sotto il peso del suo incontenibile essere Bayonetta al 110%.
Pubblicato il: 25/11/2022
Provato su: Nintendo Switch
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