SLEEP AWAKE

Il sonno della ragione che genera mostri

L’insonnia è una brutta bestia. Nel mio caso è stata una coinquilina scomoda con cui ho convissuto a lungo, una di quelle che fuma in cucina, si rifiuta di lavare i pavimenti e invita di continuo i suoi amici insopportabili in casa. Quando non dormi il mondo cambia faccia; il tempo si dilata, il silenzio diventa un rumore insopportabile, la veglia si trasforma in uno strano senso di colpa fastidioso. Non so se lo sapete, ma quando non si dorme per periodi veramente lunghi il cervello comincia lentamente a spegnersi per qualche istante anche mentre siamo svegli: qualcuno processa questi spegnimenti come mini blackout, altri come vere e proprie allucinazioni visivo-uditive. In entrambi i casi, posso assicurarvelo, non la migliore delle sensazioni. Non vi dico la gioia di quando ho scoperto con orrore che il mio ritmo sonno veglia completamente impazzito ha deciso di trasformarsi in paralisi ipnagogica.  

Dopo il discreto Fear the Spotlight, Bloomhouse Games ci riprova con Sleep Awake, un nuovo titolo da aggiungere alla line up di esperienze horror di un publisher tanto piccino quanto determinato a diventare un punto di riferimento per l’orrore autoriale nel campo dei videogiochi. Fin qui non si può certo dire che l’ex casa cinematografica abbia colpito nel segno con le sue produzioni, però devo ammettere che ammiro molto l’ambizione di volersi ritagliare uno spazietto di rilevanza all’interno del panorama horror. Sleep Awake punta decisamente più in alto di Fear the Spotlight: è un videogioco pieno di segmenti live action molto artistoidi (che da laureato al DAMS non posso che apprezzare), di idee intriganti e, soprattutto, coinvolge Robin Finck dei Nine Inch Nails alla colonna sonora. Mica pizza e fichi. 

Si tratta di un’opera decisamente sperimentale, un walking sim disperato che esplora ciò che separa il sonno dalla morte.

Quello in cui Sleep Awake mi ha accolto è un mondo allo sbando in cui un morbo misterioso colpisce chiunque raggiunga la fase Delta del sonno facendolo sparire per sempre. In una situazione tanto disperata, quindi, addormentarsi equivale a morire, e questo Sleep Awake lo racconta in maniera spaventosamente convincente. Katja, la protagonista, passa la prima fase del gioco a raccogliere in casa propria tutti gli ingredienti utili a sintetizzare un estratto anti-sonno, sconvolta di volta in volta dall’incursione delle allucinazioni oniriche che le assediano il cervello a causa del mancato riposo. Questa strana forma di ipnofobia artificiale ha plasmato l’intero mondo di Katja, che nel corso delle quattro ore necessarie a raggiungere i titoli di coda attraversa la sua città nel tentativo di raggiungere la sua unica amica e si imbatte in una lunga sequela di deviazioni mentali causate dal sonno. Il worldbuilding di Sleep Awake è incredibilmente profondo, e racconta di una civiltà ormai allo sbando che, impazzita per la paura di dormire, si è affidata a pratiche e rituali macabri nel tentativo di rimanere ancorata alla vita: la Rovina brulica di persone ormai ridotte a gusci vuoti che hanno giurato fedeltà al dolore, imponendosi automutilazioni e torture sempre più cruente che possano in qualche modo allontanare il temuto sonno delta, o che si sono votate all’elettricità, folgorandosi per raggiungere uno stadio intermedio tra sonno e veglia che ne scongiuri la morte.  

Da assoluto profano del franchise di Games Workshop il mio pensiero di fronte a tali barbarie è andato immediatamente dalle parti delle morbosità raccontate da Warhammer 40.000, non chiedetemi perché.

Insomma, Sleep Awake si presenta come un contenitore di idee estremamente intriganti per quanto deviate, impreziosite di volta in volta da una narrativa che sconfina spesso e volentieri nella metafisica e dai già citati intermezzi live action che ne elevano la resa estetica. Una figata pazzesca, no?  

Beh, no. Quello di Blumhouse, per quanto sia un videogioco che almeno superficialmente sembra andare in una direzione decisamente più creativa e sperimentale rispetto a Fear the Spotlight, si schianta contro dei limiti ludici abbastanza soverchianti. A funzionare è la sua natura da walking simulator, utilissima a far emergere tutta la disperazione del mondo in cui è calato, ma nonappena tenta di inserire del gameplay un pelino più elaborato tutto crolla come un castello di carte. Gran parte del gioco va infatti affrontato come uno stealth game in prima persona estremamente scarno e decisamente poco riuscito, complice un level design poco ispirato e un IA nemica evidentemente non all’altezza. Il risultato è un gioco che passa dall’essere noioso all’inutilmente frustrante con una frequenza che ne distrugge ogni velleità autoriale

Uno spreco che diventa doppiamente fastidioso se si pensa alla qualità di certe suggestioni e alle potenzialità che aveva il suo splendido setting.

È tutto da buttare? No, non per forza. Sleep Awake un certo valore lo mantiene comunque – anche solo per la sua estetica psichedelica – ma è evidente che si tratti di un progetto che avrebbe avuto bisogno di molto più tempo e molto più budget per brillare davvero. Volete un’alternativa valida? Provate Karma: the Dark World di Pollard Studio, che gioca nello stesso campionato della metafisica horror portando a casa un risultato decisamente più centrato di quello raggiunto da Eyes Out e Blumhouse Games.

Pubblicato il: 14/12/2025

Provato su: PC Windows

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