MORTAL KOMBAT

LEGACY COLLECTION

Quello che sta facendo da qualche anno Digital Eclipse è raccontare le storie che hanno fatto i videogiochi e che quindi, di fatto, diventano parte dei videogiochi stessi. Con la Gold Master Series e il modello di documentario interattivo, che ha debuttato nel 2022 con Atari 50, lo studio californiano ha trovato il modo di tenere assieme parole, immagini e interazioni, in una mirabile e nuova sintesi di ciò che costituisce un videogioco. Il segreto non è solo nell’aver individuato e poi rifinito un’interfaccia utente e una filosofia alla base della presentazione dei contenuti che abbia un senso, quando si ha un controller tra le mani, ma anche nel capire quali siano le storie che meglio si adattino al formato. Mortal Kombat Legacy Kollection è una scelta perfetta e il documentario interattivo di Digital Eclipse diventa una benedizione per la serie di picchiaduro, tanto quanto la serie di picchiaduro lo è per le ambizioni del documentario interattivo. Un matrimonio celebrato in cielo, direbbero da quelle parti sbagliando. Una carneficina che si consuma sul fondo di un pozzo pieno di cadaveri, andrebbe detto quando si parla di Mortal Kombat.

Mortal Kombat Legacy Kollection non è pura agiografia. Scrittura, selezione e montaggio degli interventi non sono pensati per innalzare la serie lanciata da Midway oltre i suoi reali meriti. Se così fosse, Digital Eclipse farebbe un disservizio al materiale di partenza, prenderebbe in giro chi c’è di fronte allo schermo e rischierebbe di annacquare l’essenza dei suoi documentari interattivi. Quello che viene fatto, invece, è spiegare a chi non c’era o era distratto perché la nascita e il rapidissimo acquisire di popolarità di Mortal Kombat sia stato importante. Fosse anche solo per non sminuire l’impresa di chi ha l’abilità di rapire l’immaginario di una generazione di adolescenti o di giovani adulti.

Il sistema funziona allo stesso modo di come ha funzionato per Atari 50, The Making of Karateka, Tetris Forever o Llamasoft: The Jeff Minter Story: puoi fare finta che ci siano solo una serie di videogiochi emulati in maniera competente. Soprattutto in questo caso, poi, vengono proposti con una generosa dose di opzioni aggiuntive che impattano sulla qualità dell’esperienza di gioco. Oppure si può selezionare la parte in cui tutti gli stessi contenuti, i videogiochi, vengono ridistribuiti all’interno di una linea narrativa che procede attraverso molte interviste filmate realizzate appositamente per Mortal Kombat Legacy Kollection con le figure chiave dello sviluppo dei videogiochi, ma anche arricchita da illustrazioni o bozzetti mai visti prima, i modelli 3D delle confezioni o dei mobili dei giochi a gettone. Questa volta si sprecano, si fa per dire, pure le sequenze di animazioni escluse dalle versioni finali dei giochi e che compaiono oggi per la prima volta. 

Seguendo questo percorso, di gran lunga quello preferibile, si comincia sedendosi di fronte a Ed Boon e John Tobias che spiegano come sono arrivati a lavorare assieme al primo Mortal Kombat, con divertenti e interessanti comparsate del resto del piccolo team del gioco originale del 1992 e svariate apparizioni di Eugene Jarvis, un genio dei videogiochi degli anni Ottanta che ebbe un’influenza non secondaria sul picchiaduro a incontri di Sub Zero e Scorpion. Per la natura stessa della serie, che ha a lungo utilizzato riprese di attori veri e propri come base per la creazione e poi l’animazione degli sprite su schermo, Mortal Kombat Legacy Kollection può contare anche su un ricco patrimonio di riprese d’epoca. Così è frequente ritrovarsi a seguire le indicazioni che Boon e Tobias hanno dato agli attori durante le registrazioni, non improvvisandosi registi di un film, ma pensando alle esigenze di un picchiaduro a incontri. In questo senso è illuminante la sequenza che testimonia la nascita del lancio dell’arpione di Scorpion, divenuto parte di un rito e simbolico dell’intera serie.

Quando altre raccolte di videogiochi del passato vengono infarcite di edizioni secondarie, come conversioni per sistemi meno potenti o episodi che per qualità e trovate non aggiungono molto, viene da chiedersi quale sia la logica. In Mortal Kombat Legacy Kollection quella logica viene spiegata. Perché è importante testimoniare l’esistenza di una conversione per il Game Boy di Mortal Kombat o per il Game Gear di Mortal Kombat II, spiega quale fosse il livello di attesa del pubblico per le edizioni casalinghe di un videogioco che aveva creato una mania in sala giochi e quanto fosse ampia la disponibilità di macchine da soddisfare. Nelle interviste fatte anche a content creator e appassionati di Mortal Kombat, c’è chi spiega che dopo aver consumato mance e paghette con il coin-op, l’unica risorsa che aveva a casa era proprio un Game Boy. 

E allora quello fu il Mortal Kombat che ottenne e che finì per consumare. E che faccia ha un videogioco che in sala è all’apice della tecnologia disponibile ai suoi tempi e che utilizza uno schema di 5 pulsanti, su una console portatile che è poco più di un Game & Watch? Premi il pulsante per scoprirlo, lanciando l’emulazione di Mortal Kombat per il Game Boy.

Tutti i giochi inclusi in Mortal Kombat Legacy Kollection

Ogni edizione indicata tra parentesi è giocabile

  • Mortal Kombat – 1992 (arcade, Super NES, Mega Drive, Game Boy, Game Gear) 
  • Mortal Kombat II – 1993 (arcade, Super NES, Mega Drive, Game Boy, 32X) 
  • Mortal Kombat 3 – 1995 (arcade, Super NES, Mega Drive) 
  • Ultimate Mortal Kombat 3 – 1995 (arcade, WaveNet Arcade, Super NES) 
  • Mortal Kombat Trilogy – 1996 (PlayStation) 
  • Mortal Kombat 4 – 1997 (arcade) 
  • Mortal Kombat Mythologies: Sub-Zero – 1997 (PlayStation) 
  • Mortal Kombat Special Forces – 2000 (PlayStation) 
  • Mortal Kombat Advance – 2001 (Game Boy Advance) 
  • Mortal Kombat: Deadly Alliance – 2002 (Game Boy Advance) 
  • Mortal Kombat: Tournament Edition – 2003 (Game Boy Advance)

Il racconto è appassionato e appassionante. Personalmente ho fatto in tempo a prendermi in piena faccia il treno di Mortal Kombat: prima saziando di monetine, assieme ai miei amici, la versione da sala, poi urlando di soddisfazione all’attivazione del codice per aggiungere il sangue alla conversione per il Mega Drive, quindi contando i giorni all’uscita dell’edizione per Super NES di Mortal Kombat II. E ho fatto anche in tempo a distrarmi all’uscita di Mortal Kombat 3, tornando però ad appassionarmi con il quarto episodio. Quello che Mortal Kombat Legacy Kollection ha fatto per me, e su di me, è stato spiegarmi quanto fosse stato grande quel gioco nei suoi primi anni. Togliendogli di dosso una patina di kitsch che, almeno ai miei occhi, lo ha comunque mantenuto a lungo alcune misure sotto all’intoccabile Street Fighter II. Fosse solo per il rispetto percepito attorno al cassone da bar (che c’era, ma non era quello di riverenza assoluta riservata al monumento di Capcom). Forse non era così o forse non conta più. Mortal Kombat ha fatto molto e ha raccontato un momento preciso della storia dei videogiochi, quello in cui i videogiochi iniziano a essere proposti non più solo ai ragazzini, quello in cui la tecnologia della digitalizzazione compie passi da giganti (e poi scompare), quello in cui la politica minaccia di imporre una regolamentazione ai contenuti ritenuti troppo violenti, quello in cui le campagne marketing per le conversioni di un videogioco da sala coinvolgono molti più zeri di quanti ne fossero previsti fino a pochi mesi prima.

Se anche tutta questa storia non vi interessasse, vi rimangono alcuni videogiochi di ottimo livello (e alcuni spin-off di cui invece è consigliabile leggere e ascoltare, più che averci a che fare direttamente). Il racconto parte da Mortal Kombat e si conclude prima di Mortal Kombat V: Deadly Alliance, disponibile qua solo in una riduzione per il Game Boy Advance. Vengono così seguiti gli anni dei grandi successi in 2D dei primi tre episodi e poi il difficile adattamento ai nuovi canoni in 3D del genere. Tra le tante opzioni aggiuntive, oltre al gioco in rete, ci sono quelle che tolgono i limiti di tempo per effettuare le Fatality, che appiccicano a schermo l’elenco di ogni mossa o che rendono immediatamente utilizzabili i tanti personaggi segreti che, da sempre, costituiscono un prezioso modo della serie per crearsi un mito (e anche questo è spiegato molto bene all’interno del documentario interattivo).

Chi ha un qualche interesse nella storia dei videogiochi, in Mortal Kombat o nei picchiaduro a scorrimento, può affidarsi a questa Legacy Kollection senza alcuna preoccupazione. Chi ha già amato la serie, scoprirà che può farlo ancora di più e che c’è tanta gente, là fuori, che l’ha amata (e che è corsa per le strade nel 1993 alzando le braccia al cielo e gridando “Mortal Kombat!”).

Pubblicato il: 03/12/2025

Provato su: PlayStation 5

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