HORSES
La fortuna di vivere da essere umano
“Questo gioco contiene scene di violenza fisica, abusi psicologici, immagini cruente (mutilazioni, sangue), rappresentazioni di schiavitù, torture fisiche e psicologiche, abusi domestici, aggressioni sessuali, suicidio e misoginia.
L’inclusione di questi elementi ha lo scopo di rappresentare e caratterizzare un mondo di finzione e i suoi abitanti altrettanto di finzione. La presenza di questi elementi non ne costituisce un’approvazione, né riflette le convinzioni e i valori di chi ha creato il gioco.
Questo gioco presenta situazioni angoscianti e moralmente disturbanti. In alcuni passaggi, la progressione della storia potrebbe richiedere azioni in conflitto con i personali valori di chi gioca, tra cui la partecipazione a forme di aggressione, coercizione o violenza fisica.
Alcune scene contengono inoltre suoni, come masticazione e deglutizione, che potrebbero risultare sgradevoli a persone con particolari sensibilità uditive o fobie correlate. I dialoghi dei personaggi includono infine riferimenti a traumi psicologici che potrebbero risultare spiacevoli, in particolare per chi può aver avuto esperienze simili in passato.
Si consiglia il gioco a un pubblico adulto. Se ti senti a disagio durante il gioco, ti preghiamo di valutare di interromperlo e cercare conforto in persone di cui ti fidi”
- Disclaimer del team di sviluppo sui contenuti di HORSES
“In seguito al processo di revisione, non potremo pubblicare il vostro gioco, HORSES, su Steam. Pur impegnandoci a pubblicare la maggior parte dei titoli che ci vengono proposti, abbiamo rilevato che questo videogioco presenta temi, immagini o descrizioni che non possiamo distribuire. Indipendentemente dalle intenzioni dello sviluppatore riguardo al suo prodotto, non accoglieremo contenuti che, a nostro giudizio, sembrino rappresentare comportamenti sessuali che coinvolgono minorenni. Sebbene ogni prodotto inviato sia unico, se il tuo presenta questo genere di rappresentazione – anche in modi sottili che potrebbero ricadere in una ‘zona grigia’ – verrà rifiutato da Steam, Ad esempio, ambientare il tuo gioco in una scuola superiore ma dichiarare che i personaggi sono maggiorenni rientrerebbe in questa casistica, e il videogioco verrebbe respinto. Questa app è stata bandita e non potrà essere riutilizzata. Nuove riproposizioni di questa app, anche a seguito di modifiche, non verranno accettate”. È questa la risposta automatizzata giunta a Santa Ragione in seguito al processo di revisione di HORSES da parte di Steam, nel 2023. Un processo a dir poco particolare: al team era stata chiesta una build giocabile per ottenere l’autorizzazione ad aprire una pagina del gioco sulla piattaforma di Valve. Una richiesta irrituale, a cui non sono seguite spiegazioni chiare sulle ragioni del rifiuto. “Per mesi abbiamo ripetutamente chiesto cosa avesse portato al ban e non abbiamo ricevuto alcuna risposta”, si legge sulla pagina di Q&A dedicata da Santa Ragione al rifiuto di Steam di pubblicare HORSES. “Abbiamo inoltre offerto, senza successo, di cambiare qualsivoglia contenuto considerato inopportuno, anche perché il gioco si trovava ancora in uno stadio embrionale di sviluppo in quel momento”.
Anche le richieste di chiarimento rivolte a Valve da parte della stampa sono cadute nel vuoto: le risposte ottenute sono state del tutto vaghe, e non hanno aggiunto nulla di specifico alla questione. Il tutto avviene a poche settimane di distanza dallo studio indipendente condotto da Atomik Research che evidenzia come il 72% degli sviluppatori di videogiochi ritiene che Steam detenga il monopolio sul mercato PC; per la maggioranza degli studi, Steam porta il 75% delle entrate complessive. È un’ombra lunga gettata su un mercato che presenta distorsioni e gravi contraddizioni. Per Santa Ragione, è stata anche una condanna senza appello, de facto: senza Steam, è stato impossibile trovare un publisher disposto a finanziare il progetto. “Inizialmente abbiamo investito circa 50.000 dollari per sviluppare HORSES”, si legge sempre sulla pagina di Q&A del gioco. “Siamo poi stati informati che HORSES non sarebbe potuto uscire su Steam, e questo ha eliminato del tutto la possibilità di trovare un publisher in grado di fornire supporto al progetto dall’esterno o un partner per finanziare il resto dello sviluppo del gioco, visto e considerato che nessuno nell’industria prenderebbe seriamente in considerazione un videogioco indipendente che non può uscire su Steam”.
Dopo due anni di sforzi per cercare fondi e tentare di capovolgere la decisione di Valve, Santa Ragione si è rivolto al finanziamento privato di un gruppo di amici per completare lo sviluppo. Ciò ha messo lo studio in una situazione insostenibile, ed è oggi concreto il rischio di chiusura di quella che per anni è stata una vera e propria istituzione dello sviluppo indie italiano: basti ricordare Mediterranea Inferno, insignito del prestigioso Excellence in Narrative Award da parte dell’Independent Games Festival di San Francisco lo scorso anno. Quanto a HORSES, ha fatto già abbondantemente parlare di sé in sedi di altissimo livello: il videogioco scritto e diretto da Andrea Lucco Borlera è stato finalista a IndieCade e A MAZE; lo si è visto durante le edizioni del Day of the Devs tenutesi nel 2023 e nel 2024; è stato mostrato a SXSW Sidney ed esposto in uno dei più grandi musei di arte moderna e contemporanea degli Stati Uniti d’America, il San Francisco Museum of Modern Art, nel corso della Game Developers Conference dello scorso anno.
Questi, in estrema sintesi, i fatti. Ora è tempo di discutere, però, del gioco in sé; è tempo che sia HORSES, e non Steam, a prendersi il centro della scena. Perché è disponibile da oggi, al prezzo di 4.99 euro, su varie piattaforme: Epic Games Store, GOG, Itch.io.e Humble Store. GOG, in particolare, si è fortemente schierata in favore del progetto con un comunicato ufficiale, consentendo inoltre i preordini del gioco. “Siamo felici di dare a HORSES una casa su GOG, fornendo ai giocatori un altro modo per fare esperienza del gioco – e per supportare lo studio Santa Ragione in questo momento difficile, abbiamo deciso di lanciare oggi i preordini di HORSES!”, si legge in un comunicato della compagnia uscito pochi giorni fa.Scritto e diretto da Andrea Lucco Borlera, HORSES è ambientato nella Cascina Barot, luogo in cui il giovane Anselmo arriva per fare dei lavoretti per due settimane durante le vacanze estive. Ad aspettarlo trova un uomo, il proprietario della fattoria, che lo informa che dovrà occuparsi dei cavalli. “Dimmi, ti piacciono i cavalli?”, chiede, muovendo sgradevolmente la bocca all’interno di un’inquietante inquadratura in primo piano. Possiamo rispondere di sì o di no. Rispondo di sì. “Bravo, bis!”, replica. “E allora i miei li amerai”.
HORSES dura più o meno tre ore, tre ore in cui il suono ossessivo di una pellicola mangiata da un vecchio proiettore non cessa quasi mai. Vari elementi sono tratti dagli albori del cinema: il bianco e nero; il rapporto d’aspetto in 4:3; i cartelli per i dialoghi, tratti direttamente al cinema muto. La visuale è in prima persona; vestiamo i panni di Anselmo in maniera diretta, senza filtri. Ben presto ci troviamo al cospetto di ciò di cui dovremo occuparci: i cavalli. “Questi sono i miei cavalli! Il mio orgoglio e la mia gioia”, esclama il proprietario della fattoria. Solo che nel minuscolo recinto della cascina non si trovano dei cavalli, bensì degli esseri umani sporchi, smagriti e marchiati a fuoco che portano in testa maschere da cavallo. Iniziano così tre ore spietate e brutali di riflessione sul potere e sul privilegio, condotte mediante meccaniche semplicissime. È sufficiente la pressione di pochi tasti su mouse e tastiera per raccogliere le carote, cavalcare i “cavalli” per fare a gara con il proprietario della cascina, dare da mangiare al cane, ricucire le ferite dei “cavalli” freschi di punizione con rudimentali punti di sutura. Mentre il rumore della pellicola che gira e gira e gira è talmente forte da coprire tutto il resto.
“[Con Rhythm 0] volevo scoprire fin dove si spinge spinto il pubblico se l’artista non fa nulla. Ho posizionato settantadue oggetti su un tavolo con delle istruzioni: ‘Ci sono 72 oggetti sul tavolo che potete utilizzare su di me come desiderate. Performance. Io sono l’oggetto... Durante questo lasso di tempo mi assumerò la completa responsabilità. Durata: 6 ore (dalle 8 di pomeriggio alle 2 di notte)’. Sul tavolo c’erano una rosa, del profumo, un pezzo di pane, uva, vino, e poi forbici, chiodi, una sbarra di metallo e una pistola con un proiettile. Se il pubblico avesse voluto mettere il proiettile nella pistola e uccidermi, avrebbe potuto farlo. Volevo davvero prendermi questo rischio. Volevo conoscere il pubblico. Volevo scoprire cosa avrebbero fatto le persone che si trovavano in quel tipo di situazione”
- Marina Abramović
Articolato nello spazio di quindici giorni, HORSES racconta un sistema oppressivo e privo di senso, riprendendo alcune riflessioni svolte dall’ultimo Pasolini, non ultima quella sulla natura anarchica e fine a sé stessa del potere, presente in maniera cruda e potente nel suo Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975), uscito postumo alcune settimane dopo il brutale omicidio di PPP, uno degli intellettuali più controversi e totali della Storia italiana. Trovo che le parole di Pasolini in una sua auto-intervista uscita sul Corriere della Sera il 25 marzo del 1975 siano illuminanti anche su HORSES: “Tutto il sesso che c’è in Salò (e ce n’è in quantità enorme) è anche la metafora del rapporto del potere con coloro che gli sono sottoposti. In altre parole è la rappresentazione (magari onirica) di quella che Marx chiama la mercificazione dell’uomo: la riduzione del corpo a cosa (attraverso lo sfruttamento). Dunque il sesso è chiamato a svolgere nel mio film un ruolo metaforico orribile”. Lo stesso ruolo che svolge nell’opera scritta e diretta da Andrea Lucco Borlera, che presenta anche riferimenti diretti alla pellicola maledetta di Pasolini: ad Anselmo viene chiesto di compilare una lista dei cavalli maschi che contravvengono all’obbligo di non fornicare con le cavalle. A questi sono destinate crudeli punizioni corporali, proprio come avveniva per gli uomini colti in flagrante con una delle donne nella villa dei quattro Signori del film.
Le due settimane di lavoretti estivi di Anselmo sono una spirale discendente negli abissi dei sistemi di potere che rendono possibile l’oppressione di singoli e di intere comunità di persone, non considerate nemmeno più “persone” in quanto tali. Impossibile non pensare alla performance Rhythm 0 (1974) di Marina Abramović, di poco precedente rispetto all’uscita di Salò o le 120 giornate di Sodoma, e con un legame potente con l’Italia, visto e considerato che si svolse a Napoli. Il ragionamento di Abramović riguardò proprio il potere, e l’incapacità di assumersi la responsabilità propria di chi quel potere lo detiene e viene poi chiamato a rispondere delle sue azioni.
“Fu molto difficile. Me ne stavo lì in piedi davanti al tavolo. All’inizio non accadde nulla; il pubblico giocava con me, mi diedero la rosa, mi baciavano, mi guardavano, e poi le persone divennero sempre più incontrollabili. Mi tagliarono il collo per bere il mio sangue. Mi portarono in giro e mi misero distesa sul tavolo; mi aprirono le gambe e misero un coltello in mezzo. Una persona prese la pistola, la caricò con il proiettile e me la mise in mano per vedere se avrei premuto il grilletto. Il gallerista arrivò, diede in escandescenze, prese la pistola e la gettò fuori dalla finestra. Presero le forbici; mi tagliarono i vestiti; mi misero spine di rosa nel corpo. Dopo sei ore, alle due di mattina, il gallerista arrivò e disse che la performance era finita. Iniziai a muovermi e tornai a essere me stessa, perché fino ad allora ero stata immobile come un manichino a loro disposizione. In quel momento, tutti corsero via. Nessuno riuscì a stare faccia a faccia con me in quanto persona. Ricordo di essere tornata in hotel e di essermi guardata allo specchio: ho visto una grossa ciocca di capelli bianchi”
- Marina Abramović
Per sei ore, Marina Abramović – all’epoca ventottenne – sopportò tagli, percosse, persone che bevvero il suo sangue, una pistola carica puntata alla testa, un coltello tra le gambe aperte, e una lunga serie di molestie di tipo sessuale. Tutto è documentato con dovizia di particolari dall’abbondante quantità di foto scattate in quella sede. Il pubblico abbandonò la sala alla fine delle sei ore. In effetti, nessuno si prese la responsabilità dei suoi gesti quando Abramović divenne nuovamente un essere umano. Per sei ore, era stata null’altro che una delle cavalle della Cascina Barot. C’è un dato di fatto: un simile performance è potuta avvenire nella vita reale. E film come Salò o le 120 giornate di Sodoma sono oggi considerati come una parte imprescindibile del discorso artistico. “E invece, lavori maturi con temi comparabili o ancora più forti [rispetto a quelli di HORSES, N.d.A.] compaiono in di routine su piattaforme di streaming mainstream come Netflix e Amazon Prime Video, in cui registi controversi sono una parte accettata del catalogo”, scrive Santa Ragione nel sopra citato Q&A. “Questo doppio standard suggerisce che Steam non tratta i giochi come arte al pari dei film, e interviene con la censura quando una visione artistica non si allinea con ciò che il proprietario della piattaforma considera arte accettabile”.
Le nudità e le mutilazioni presenti in HORSES sono censurate con effetto mosaico. Fa quasi sorridere, perché ogni mattina mi sveglio, accendo lo smartphone e vedo le immagini di bambini orrendamente mutilati a Gaza. Mi si gela il sangue, ma è solo un attimo. Poi vado avanti nella mia giornata. Come me, tantissimi. Ne Lo spettacolo del dolore. Morale umanitaria, media e politica di Luc Boltanski (pubblicato in Italia da Raffaello Cortina Editore nel 2000), l’autore rifletteva su come osserviamo gli infelici dall’alto del non avere l’esperienza diretta della situazione osservata – dall’alto della privilegiata posizione di non condivisione della sofferenza. E la sofferenza è al centro delle riflessioni di Susan Sontag, che in Davanti al dolore degli altri (pubblicato in Italia da Mondadori nel 2003) indagava il tema dell’iconografia del dolore, della frattura che esiste tra “noi” e “loro”. Mi verrebbe da dire: tra “esseri umani” e “cavalli”. Due opere seminali che precedono l’affermazione dei social network, ma che ancora hanno molto da dire sulla natura flebile dell’indignazione, oggi drammaticamente accentuata dai ritmi velocissimi di fruizione dei contenuti social, e dalla giustapposizione di immagini e video tra loro diversissimi, in un’impossibile, e violentissima, altalena emotiva.
Faccio un veloce intermezzo. Mentre sto scrivendo questa recensione, sono stata distratta da una chiamata telefonica e, già che c’ero, ho aperto Instagram. Come primo video mostrato nel mio feed ho trovato quello girato da una bambina di Gaza che stava riprendendosi mentre si acconciava i capelli, pubblicato dall’emittente qatariota Al Jazeera. A un certo punto, da sinistra si vede una luce violenta e la bambina viene proiettata verso destra con violenza. La descrizione del video spiega che si tratta del momento in cui un missile israeliano ha colpito la tenda in cui si trovava la bambina a Gaza.
Le violenze che siamo chiamati a esercitare in quanto giocatori di HORSES non ci vedranno chiamati in quanto responsabili. Intanto, la pellicola gira, gira, e gira. Il dolore a cui assistiamo è reale? Ma soprattutto: dei cavalli e delle cavalle ci importa davvero qualcosa, in quella distanza siderale tra osservatore privilegiato e vittima? Tra l’osservatore/giocatore e i cavalli si frappone l’oggetto forse più pesante della contemporaneità: uno schermo. L’opera pensata da Andrea Lucco Borlera riprende la realtà in un film che non riusciamo a fare smettere, e lo fa inquadrandola in una quotidianità ripetitiva e scandita dai compiti assegnati da un’autorità: porta da mangiare al cane; compila la lista; esegui gli incarichi presenti in bacheca. HORSES nasconde una scomoda verità: a dettare chi siamo e dove andremo a finire è la fortuna.
La fortuna di essere nati esseri umani, e il correlato privilegio di poter restare seduti e al caldo a guardare i cavalli.
Pubblicato il: 02/12/2025
Provato su: PC Windows
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