DIGIMON STORY

TIME STRANGER

Il miglior titolo di sempre basato sui Digimon?

Il franchise Digimon nasce alla fine degli anni 90, quando in Giappone sono popolari i Tamagotchi, piccole console portatili prodotte da Bandai, il cui scopo è quello di prendersi cura di un animaletto virtuale. Sulla scia del successo mondiale di questo dispositivo, Bandai decide di proporre sul mercato una versione alternativa degli stessi, i Virtual Pet (o V-Pet), console tascabili simili al Tamagotchi, con la possibilità di far combattere tra di loro le creature allevate. Il successo è immediato e ben presto arrivano manga, anime, carte collezionabili e, naturalmente, videogiochi dedicati al nuovo franchise.  

Spesso accostato erroneamente al fenomeno Pokémon, Digimon ha sempre cercato di ritagliarsi una propria identità nel panorama dei "mostri tascabili", distinguendosi per tematiche più mature e complesse. Mentre l'universo Pokémon si concentra sulla cattura e l'allenamento di creature in un contesto generalmente ottimista e avventuroso, Digimon ha costantemente esplorato territori narrativi più audaci, con protagonisti che affrontano dilemmi morali significativi e ambientazioni che non temono di abbracciare toni più cupi. Il Digimondo, con la sua natura mutevole e spesso ostile, rappresenta un ecosistema narrativo più sfaccettato rispetto alle regioni Pokémon, offrendo storie che non si limitano al semplice "diventare il migliore allenatore del mondo". 

Con Digimon Story Time Stranger, in uscita il 3 ottobre 2025, Bandai Namco propone un nuovo capitolo di una saga che, parallelamente all'uscita di nuove serie anime e al rilancio del TCG, punta a far tornare il brand sulla cresta dell'onda. La gestazione del prodotto è stata piuttosto lunga, ma ha permesso agli sviluppatori di creare un titolo decisamente più rifinito e ricco rispetto ai predecessori.

L'evoluzione della serie: dai Tamagotchi ai JRPG

La storia videoludica di Digimon è caratterizzata da una notevole varietà di approcci al gameplay, ciascuno con la propria filosofia di design. Digimon World, titolo per PSX che molti fan italiani di vecchia data ricorderanno come il gioco che almeno un amico aveva trovato comprando CD "pezzotti" con la copertina Pokémon in mercatini di dubbia legalità, è uno dei prodotti più rappresentativi. La serie, inaugurata nel 1999, rappresentava l'incarnazione più fedele al concetto originale dei dispositivi virtuali: i giocatori si trovavano a gestire un singolo Digimon in maniera estremamente dettagliata, curando ogni aspetto della sua esistenza in quello che si configurava essenzialmente come un enorme Tamagotchi tridimensionale. L'allenamento richiedeva attenzione costante, dalla gestione dei bisogni fisiologici della creatura fino all'addestramento specifico delle statistiche, creando un legame profondo ma anche impegnativo tra giocatore e partner digitale. Dopo una breve deriva "turn based" del secondo e terzo capitolo, la serie World è tornata alle sue origini con il capitolo Next Order uscito qualche anno fa

Con il tempo, la serie ha esplorato direzioni diverse. Digimon Story Cyber Sleuth, uscito nel 2015, ha rappresentato una svolta significativa verso il JRPG classico a turni. Abbandonando la gestione minuziosa tipica di World, Cyber Sleuth ha abbracciato meccaniche più tradizionali con combattimenti tattici, un roster vastissimo di Digimon collezionabili e un sistema di digievoluzioni articolato. Il titolo, insieme al suo seguito Hacker's Memory, ha riscontrato un notevole successo di critica e pubblico, rilanciando efficacemente il brand videoludico di Digimon e rappresentando il diretto predecessore di Time Stranger.

Più recentemente, Digimon Survive ha proposto un approccio radicalmente differente, fondendo visual novel e RPG tattico in un'esperienza narrativa dalle tonalità decisamente dark. Uscito nel 2022, Digimon Survive ha diviso la fanbase con le sue scelte coraggiose: lunghe sezioni dialogate, un'atmosfera inquietante permeata da elementi survival horror, e conseguenze permanenti per le decisioni del giocatore. Questo outsider della serie ha dimostrato la volontà di Bandai di sperimentare, anche a costo di allontanarsi dalle formule consolidate. 

Time Stranger si posiziona come successore naturale della linea Cyber Sleuth, riportando il focus sul JRPG a turni tradizionale ma incorporando elementi narrativi e meccaniche che cercano di distinguerlo dai suoi predecessori.

Una narrativa tra apocalisse e paradossi temporali

La storia di Digimon Story Time Stranger prende il via con quello che viene definito "l'inferno di Shinjuku", un evento catastrofico che devasta l'iconica area di Tokyo in circostanze che ricordano palesemente l'incipit di Shin Megami Tensei III: Nocturne. Come nel capolavoro Atlus, il protagonista si trova improvvisamente catapultato in un mondo trasformato, dove la normalità quotidiana viene sostituita da caos e devastazione. Questo riferimento non è l'unico presente nel gioco: molto spesso si ha la sensazione che, nelle ambientazioni ed in alcune scelte artistiche, il gioco ricordi l'altro iconico titolo a base di mostri da addestrare. Il che, considerata la qualità del materiale omaggiato, non può che far piacere. 

Il nucleo narrativo del gioco ruota attorno ai viaggi nel tempo, elemento che non rimane confinato alla mera cornice della storia ma si integra nelle meccaniche di gioco. I protagonisti si troveranno a muoversi tra diverse epoche temporali, e le loro azioni avranno ripercussioni tangibili sul gameplay stesso. Senza troppi spoiler posso dirvi che il gioco fa un ottimo lavoro nel seminare indizi o "foreshadowing" sin dalle prime ore di gioco, riuscendo contemporaneamente a chiudere con eleganza ogni sottotrama nelle fasi finali dell'avventura, evitando quasi del tutto buchi di trama o elementi poco chiari

È un'ambizione narrativa degna di nota, che cerca di elevare il viaggio temporale oltre il semplice espediente di trama.

L'intreccio complessivo, tuttavia, procede su binari relativamente prevedibili. La narrativa si sviluppa senza particolari guizzi di originalità, seguendo archetipi consolidati del genere: minacce crescenti, alleanze che si formano e si dissolvono, rivelazioni progressive sulla natura del mondo digitale e sul rapporto tra umani e Digimon. Ciò detto, la storia mantiene un ritmo gradevole e risulta piacevole da seguire, con personaggi sufficientemente caratterizzati da sostenere l'interesse per le circa 35 ore necessarie a completare l'avventura. Non ci troviamo di fronte a una rivoluzione narrativa, ma a un racconto solido che sa cosa vuole essere e lo realizza con competenza. Di qualità altalenante le quest secondarie: nonostante alcune approfondiscano in maniera apprezzabile alcuni comprimari, non tutti gli incarichi opzionali risultano ispirati e piacevoli da portare a termine. 

Plauso particolare meritano gli ambienti di gioco: si tratta di uno degli aspetti che ho più apprezzato della produzione.

Gameplay: evoluzione meccanica tra luci e ombre

Sul fronte ludico, Digimon Story Time Stranger rappresenta un'evoluzione rispetto a Cyber Sleuth, pur mantenendo saldamente le radici nel JRPG classico a turni. Il sistema di crescita dei Digimon presenta diversi strati di complessità che cercano di bilanciare accessibilità e profondità strategica.Al livello più basilare, i Digimon accumulano esperienza e salgono di livello come in qualsiasi RPG tradizionale. Tuttavia, due meccaniche aggiuntive distinguono il sistema: i punti talento e i punti legame. I primi servono a innalzare il livello massimo raggiungibile da ciascun Digimon, permettendo di spingere le creature oltre i loro limiti naturali attraverso un investimento progressivo di risorse. I punti legame, invece, rappresentano la soluzione al problema classico dei giochi con sistemi di evoluzione: durante le digivoluzioni e de-digivoluzioni, parte delle statistiche accumulate viene preservata grazie a questi punti, evitando in parte la frustrazione di dover ricominciare il processo di leveling up del proprio Digimon. Maggiore sarà il numero di punti talento, più statistiche verranno "trasportate" da una forma all'altra del proprio mostriciattolo digitale

Un altro sottosistema è quello delle "personalità": parlando con il proprio Digimon o allenandolo, potremo scegliere di modificare la sua personalità e quindi influenzarne la progressione. Padroneggiando questi sistemi si avrà un controllo completo sulle statistiche e sulla crescita delle proprie creature.

Anche l'"Agente", ovvero il nostro alter ego nel mondo digitale, possiede un suo sistema di progressione interno. Attraverso l'avanzamento della storia e soprattutto in seguito al completamento di quest secondarie, verremo ricompensati con un quantitativo di "Punti Agente" da spendere in modi diversi per potenziare i nostri Digimon in maniera passiva o apprendere nuove tecniche. 

Uno dei punti di forza indiscutibili del titolo è l'enorme roster di Digimon disponibili, di gran lunga il più grande mai creato in un gioco della serie. Gli sviluppatori hanno fatto un lavoro encomiabile nell'includere non solo le creature più iconiche e popolari, ma anche forme piuttosto rare e oscure che faranno la gioia dei collezionisti più accaniti. La varietà disponibile permette approcci strategici molto diversificati e offre ampio spazio alla sperimentazione. Nonostante il gioco possa considerarsi concluso al 100% in circa 45 ore, molti giocatori vorranno ricominciare o proseguire la propria avventura per sbloccare l'intero roster di Digimon e osservarne le mosse finali, aumentando notevolmente la longevità del titolo. "Gotta catch 'em all", giusto?  

Nonostante la maggior parte del gameplay abbia ricevuto notevoli miglioramenti, le meccaniche di crescita mostrano alcune criticità nell'implementazione pratica. Il sistema dei punti legame, pur concettualmente interessante, si traduce in una routine ripetitiva che può risultare tediosa: spesso ci si troverà a somministrare ripetutamente lo stesso oggetto al proprio Digimon per aumentarne artificialmente il legame, trasformando quella che dovrebbe essere un ulteriore elemento di profondità in un'attività di puro grinding. Manca una vera varietà o strategia in questo processo, che diventa rapidamente un'operazione meccanica da sbrigare tra un combattimento e l'altro.

Sul fronte dei quality of life, Time Stranger compie passi avanti significativi rispetto ai suoi predecessori. La gestione dei Digimon non richiede più di recarsi fisicamente in un laboratorio o punto specifico della mappa, ma può essere effettuata comodamente tramite menu in qualsiasi momento. Stesso discorso vale per la "fattoria", già presente nella serie Cyber Sleuth. Nel momento in cui decideremo di allenare un Digimon in una determinata statistica, verremo avvisati della fine dell'allenamento tramite un messaggio e potremo decidere di farlo proseguire senza doverci recare in laboratorio.  

Questi cambiamenti, apparentemente minori, eliminano fastidiosi backtracking e rendono l'esperienza complessivamente più fluida

Un'altra modifica sostanziale riguarda la rigenerazione: vita e mana si recuperano semplicemente rimanendo fermi sul posto, senza necessità di oggetti consumabili o di tornare a punti di salvataggio. Se da un lato questa scelta migliora lo scorrere dell'esplorazione, dall'altro elimina completamente la gestione delle risorse curative, rendendo il gioco sensibilmente più semplice. La tensione tipica dei dungeon più lunghi, dove ogni scontro consumava risorse preziose costringendo a scelte tattiche, viene di fatto annullata. Il titolo risulta complessivamente poco sfidante per i veterani del genere, pur mantenendo un livello di difficoltà accessibile per i neofiti. È comunque presente un selettore della difficoltà, con ben due livelli aggiuntivi una volta completata la prima playthrough.

Per venire incontro ai giocatori che desiderano velocizzare le fasi più ripetitive, gli sviluppatori hanno implementato due funzionalità particolarmente apprezzabili. La prima è la possibilità di accelerare i combattimenti fino a cinque volte la velocità normale, permettendo di superare rapidamente gli scontri contro nemici più deboli durante le sessioni di farming. La seconda è un sistema di intelligenza artificiale che può gestire automaticamente la selezione delle mosse in battaglia, liberando il giocatore dalla necessità di impartire comandi manualmente durante il grinding. Queste aggiunte dimostrano una consapevolezza da parte degli sviluppatori delle componenti potenzialmente tediose del genere, offrendo strumenti per mitigarle senza comprometterne l'esistenza per chi invece le apprezza. 

Il sistema di combattimento mantiene la struttura a turni classica con elementi carta-forbice-sasso basati sugli attributi (Virus, Vaccino, Data) e un'enfasi sulla composizione bilanciata del party. Le battaglie non rivoluzionano la formula, ma funzionano in modo solido e permettono un discreto grado di personalizzazione tattica attraverso la scelta delle mosse, degli equipaggiamenti e delle sinergie tra Digimon. L'aspetto che ha ricevuto il maggiore upgrade rispetto a Cyber Sleuth sono indubbiamente le boss fight, ognuna con le proprie meccaniche e difficoltà specifiche.

Conclusioni

Digimon Story Time Stranger si configura come un'aggiunta solida alla saga Story, perfezionando la formula Cyber Sleuth con miglioramenti qualitativi tangibili sul fronte dell'usabilità. Il gioco riesce nell'intento di offrire un JRPG a turni classico e accessibile, arricchito da un roster impressionante di creature collezionabili e da meccaniche di crescita stratificate. Si tratta sicuramente del miglior prodotto legato all'universo Digimon presente sul mercato ed ogni fan della saga sarà entusiasta di scoprire tutto ciò che il gioco ha da offrire.

Tuttavia, non si può ignorare come alcune scelte di design risultino poco azzeccate: il sistema dei punti legame si rivela ripetitivo nell'applicazione pratica, mentre la facilità generale dell'esperienza potrebbe non soddisfare chi cerca una sfida più consistente. La narrativa, pur gradevole e ben ritmata, non si spinge verso territori particolarmente originali.

Il titolo rappresenta comunque un acquisto stra-consigliato per gli appassionati del franchise e per chi cerca un JRPG tradizionale con una forte componente collezionistica. I veterani di Cyber Sleuth troveranno un'esperienza familiare ma migliorata sotto diversi aspetti, mentre i neofiti potranno approcciare il Digimondo attraverso un punto d'ingresso accogliente e ben costruito. Non siamo di fronte a una rivoluzione del genere, ma a un'evoluzione consapevole che consolida i punti di forza della serie, ricca di contenuti e con tonnellate di fanservice, easter egg e strizzate d'occhio ai fan della saga.

Pubblicato il: 01/10/2025

Provato su: PC Windows

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2 commenti

Bella review! Hacker's Memory è il mio Story preferito!

Pokemon chi? ottima rece sono contento che sia un buon gioco
adesso aspetto la full playthrough di Fossa

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