STRANGE ANTIQUITIES

Un seguito da manuale

Per Rob e John Donkin i videogiochi sono un affare di famiglia. Rob si occupa della programmazione, mentre John è l’artista; entrambi mettono le mani nella parte di design dei loro giochi. Ormai sono in attività sotto il nome di Bad Viking da oltre dieci anni ma, come mi hanno raccontato durante un’intervista a gamescom, non hanno alcuna intenzione di smettere. Produrre videogiochi è un lavoro faticoso, ma nel caso di Strange Horticulture è stato per loro anche un’immensa soddisfazione. Oltre dodicimila valutazioni e una media molto positiva – e questo tenendo in considerazione soltanto Steam: il negozio di piante e funghi di Undermere ha portato tanta fortuna a Bad Viking, tanto che ben presto i due hanno deciso di restare nel medesimo universo narrativo dark fantasy per creare un sequel stand-alone. 

Sono passati appena tre anni e mezzo tra l’uscita di Strange Horticulture e quella di Strange Antiquities – un periodo inconcepibilmente breve per tante produzioni videoludiche dei nostri giorni. Stavolta ad aprire i battenti è un altro negozio di Undermere, chiamato Strange Antiquities, appunto, ma la formula ludica di base resta la stessa. Dietro la superficie da simulativo si cela quello che è, a ben vedere, un videogioco investigativo vero e proprio. Il taumaturgo titolare della bottega è in altre faccende affaccendato (come scopriamo ben presto, Undermere continua a essere interessata da misteriosi fenomeni paranormali) e sta a noi prendere le chiavi di Strange Antiquities e tenere le redini dell’attività, consigliando ai clienti gli oggetti giusti per affrontare i loro problemi... Con un tocco di magia.

Come da tradizione per Bad Viking, l’approccio alle meccaniche di gioco si rivela graduale, anche se da subito si intuisce una maggiore complessità rispetto al primo capitolo, visibile fin dalla struttura del negozio. Eli, il proprietario, ci raccomanda di non aprire cassetti e armadi: da sempre, questa è l’indicazione perfetta per scatenare la più selvaggia curiosità di ogni essere umano (e videogiocatore). Disobbedire ci porterà sempre più a fondo nella tana del Bianconiglio dei fratelli Donkin. Se in Strange Horticulture era sufficiente osservare piante e funghi sugli scaffali e leggere le descrizioni del manuale per fornire a ogni cliente il prodotto perfetto, da Strange Antiquities le cose non sono così semplici. In un’anta dell’armadio troviamo dei pesi di piombo e una bilancia: saranno utilissimi per valutare se un oggetto, magari, è più leggero o pesante di quanto sarebbe lecito aspettarsi. Ci sono poi novità considerevoli nell’interfaccia dedicata all’analisi degli artefatti in vendita. Non rileva soltanto la vista: possiamo valutare anche la composizione, l’odore (dal soave profumo alla mefistofelica puzza di zolfo), addirittura la sensazione che l’oggetto trasmette a chi lo tocca. Perché – si sa – qui abbiamo a che fare con la magia e con il soprannaturale, e dovremmo evitare a tutti i costi di vendere a una vecchietta che cerca sollievo da incubi ricorrenti una inquietante mano mummificata che non sembra nascondere nulla di buono. 

Parlavo di “approccio graduale” perché questo negozio – decisamente più articolato e labirintico rispetto a Strange Horticulturesvela le sue carte pian piano, senza fretta. Le mappe della città e di altri luoghi vengono acquisite gradualmente, con il proseguire dei giorni di lavoro. Lo stesso vale per gli strumenti di analisi; quelli sopra citati sono soltanto una piccola parte dell’arsenale a disposizione del taumaturgo. E poi ci sono i libri. I manuali sono fondamentali per aggiungere ulteriore complessità al lavoro di individuazione degli oggetti da proporre ai clienti, e si interlacciano magnificamente con la molteplicità di strumenti di analisi degli artefatti. Per fare un esempio, possiamo notare simboli di vario tipo incisi su collane, coppe e scatole, ma sarà soltanto un volume di simbologia a chiarire il perché determinate iscrizioni vengano utilizzate in determinati contesti.

Tutto estremamente interessante e ben congegnato dal punto di vista del design, dunque – e un eccellente esempio di come si possa approfondire una formula ludica senza snaturarla. Mi sono stupita quando sono tornata a rivedere alcuni video dell’originale Strange Horticulture: era come se questo seguito avesse “sovrascritto” l’originale nella mia memoria, tanto risultavano intelligenti e ben integrate le sue innovazioni. Novità che non stravolgevano le premesse messe giù da Bad Viking nel primo capitolo; semmai, i fratelli Donkin sono riusciti a preservare un delicato equilibrio tra comfort dell’abitudine e innovazione, e la mia sensazione è che riusciranno a realizzare quanto auspicavano nella nostra intervista a Colonia: raccogliere l’interesse sia di chi ha giocato Strange Horticulture, sia di chi non si è mai approcciato a Undermere e ai suoi segreti. Secondo me, sarà un centro pieno. 

Oltretutto, il sistema di aiuto è tra i migliori che ho visto negli ultimi anni in videogiochi di questo tipo. Non esistono differenti livelli di difficoltà: quello che si può fare è cliccare sulla voce “Aiuto” nella parte alta dello schermo. Tra l’altro, colgo l’occasione per segnalare che Strange Antiquities è stato localizzato in maniera ottima in lingua italiana, il che è di per sé una bella notizia per il pubblico nostrano. “Aiuto”, dicevo: e con un semplice click si ottiene una frase che indica il passaggio logico da compiere per avvicinarsi alla soluzione dell’enigma e arrivare a consigliare l’artefatto corretto al cliente di turno. Per fare un esempio mantenendoci nel vago, potremmo trovarci davanti a un oggetto dotato di un odore caratteristico; in tal caso, l’indizio ci spingerà ad aprire l’interfaccia di analisi e a controllare il profumo di ciò che abbiamo sugli scaffali. Il tutto può essere fatto senza problemi anche giocando su Steam Deck, piattaforma su cui credo che Strange Antiquities godrà di un bel bollino verde al lancio (ma scrivo prima di quel momento, dunque non posso confermare o smentire): a livello tecnico, Strange Antiquities gira in maniera impeccabile, senza peraltro pesare in maniera significativa sul PC portatile di Valve. Anche le scritte risultano ben leggibili, e nel corso della mia avventura non ho fatto esperienza alcuna di bug, crash o problemi di sorta.

Tornando al negozio: gli aiuti possono anche aiutarci a capire che Strange Antiquities non offre ancora in vendita ciò che serve per proseguire, e che dobbiamo allargare i nostri orizzonti – e il nostro assortimento. Ciò può capitare perché – esattamente come in Strange Horticultureè necessario esplorare la regione di Undermere per scovare nuovi ninnoli magici con cui arricchire gli scaffali. L’innovazione dei fratelli Donkin è arrivata anche qui: ora abbiamo diverse mappe, tutte dotate di caratteristiche differenti, diversamente dal primo capitolo che offriva, invece, una mappa sola. Ciò apre a novità interessanti per i puzzle attinenti all’individuazione degli artefatti, con un’incidenza importante anche sulla trama del gioco. Esattamente come Strange Horticulture, anche Strange Antiquities presenta diversi snodi narrativi e finali differenziati. Nel mio caso, rimango ben più rapita dalla parte investigativa e di risoluzione dei puzzle che dalla scrittura dei videogiochi di Bad Viking, ma si tratta di un aspetto comunque degno di nota per chi vuole esplorare nel dettaglio l’universo narrativo dark fantasy di Undermere. Il tutto si intreccia con l’attività di vendita: solitamente, le opzioni più rilevanti riguardano la consegna di oggetti dotati di poteri diversi a determinati clienti, con conseguenti conclusioni anche diametralmente opposte dei loro percorsi e ripercussioni a lungo termine sul negozio. 

Strange Antiquities siede a un’intersezione felice. A mio avviso, risulta perfetto sia per i giocatori attirati dall’atmosfera rilassata, dalla possibilità di coccolare il gatto Giove sul bancone e dalla cura maniacale per il sound design – le giornate di pioggia a Undermere si traducono in veri e propri momenti di gioco ASMR – sia per chi ama scoprire tutte le declinazioni videoludiche del mistero. Che si tratti dei quadretti in movimento di The Case of the Golden Idol, o delle bizzarre scene di morte di Return of the Obra Dinn, o ancora dei frammenti cinematografici di Immortality, i videogiochi sono capaci di interrogarci in maniere anche drammaticamente diverse. Alcune tra queste sono particolarmente affascinanti – e Rob e John Donkin sono riusciti a perfezionare una formula che, in questi anni, ha fatto loro guadagnare tanti premi, un grande affetto da parte del pubblico e un meritatissimo successo di critica. 

Il mio consiglio è di non perdervi Strange Antiquities per nulla al mondo – anche perché gli abitanti di Undermere hanno un disperato bisogno dei vostri consigli.

Pubblicato il: 16/09/2025

Provato su: PC Windows

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