DYNASTY WARRIORS

ORIGINS

Non tutti sanno che Dynasty Warriors, prima di fondare il genere musou con l'apprezzato secondo capitolo, nasce come il più tradizionale dei picchiaduro incontri. Non si trattava di un titolo particolarmente ispirato o innovativo ed è stato sviluppato nell'epoca della 3D mania inaugurata da Tekken e Virtua Fighter, ma è interessante considerare i punti di contatto tra i due generi. Se vogliamo, il musou non è altro che la naturale evoluzione dei beat 'em up a scorrimento. Si tratta di titoli che solitamente utilizzano un combat system semplificato e vengono visti come passatempo scaccia-pensieri ed in grado di fornire un'enorme sensazione di potenza, data dalla possibilità di falciare infinite orde di nemici ed essere gli eroi del campo di battaglia. 

Con gli anni, la serie Dynasty Warriors è riuscita a ritagliarsi uno spazio importante all'interno dell'immaginario collettivo e contemporaneamente ad espandersi diventando uno dei generi prediletti per gli spin-off di anime conosciuti ed apprezzati come One Piece, Berserk e Hokuto No Ken.

Tuttavia, nonostante questo abbia portato alla serie Koei Tecmo un notevole successo economico, ha anche posto sul genere musou un pesante stigma che gli sviluppatori faticano a rimuovere: quello di essere un genere semplice, poco profondo e senza alcuna raffinatezza tecnica.

Dopo una timida ripresa con Dynasty Warriors 8 ed una pessima svolta open world del nono capitolo, Koei Tecmo prova a dare dignità e spessore ad una saga che stagna ormai da troppo tempo e necessita assolutamente di nuova linfa vitale. Origins vuole quindi essere un nuovo punto di partenza, che immerge il collaudato combat system della saga in un contesto più ampio, con più spunti narrativi e un maggiore approfondimento psicologico dei vari condottieri che popolano le turbolente lande della Cina dei Tre Regni.

UN PUNTO DI VISTA INEDITO

Dynasty Warriors Origins propone un'ennesima rilettura dei principali conflitti descritti nelle Cronache dei Tre Regni, nel periodo che va dalla rivolta dei Turbanti Gialli alle conquiste della dinastia Jin. Trattandosi di eventi storici, seppur raccontati in chiave fortemente romanzata, le vicende raccontate saranno le stesse dei precedenti Dynasty Warriors. Questa volta, però, gli sviluppatori hanno pensato di introdurre un'aggiunta fantasy in grado di dare un po' di pepe agli eventi. Impersoneremo infatti il Guardiano della Pace, guerriero inedito che avrà la possibilità di forgiare il proprio destino e decidere quale regno supportare. Si tratta di un protagonista piuttosto generico, che impersona il classico eroe senza nome e dal passato sconosciuto, che avrà il compito di scoprire le proprie origini e salvare la Cina dal caos, recuperando pian piano i propri ricordi.

Questa inedita svolta narrativa è il perno attorno cui ruota l'intera esperienza di Origins. Si tratta di un aspetto estremamente polarizzante e, per certi versi, spiazzante per i giocatori storici della saga. 

Uno dei punti di forza della serie è sempre stata infatti la possibilità di utilizzare un ampio roster di guerrieri dotati di statistiche, armi e moveset diversi. Alcuni condottieri, come Guan Yu e l'imbattibile Lu Bu, sono diventati delle vere e proprie icone della saga e non poterli impersonare direttamente può rivelarsi una cocente delusione per i fan storici. Nonostante questa "centralizzazione" dell'esperienza permetta un approfondimento molto più ampio del mondo di gioco e dei vari personaggi, la mancanza di un vero e proprio roster e di un "free mode" riduce notevolmente la varietà del gameplay. Piuttosto che impersonare una delle leggende della Cina dei Tre Regni e ripercorrere il suo cammino all'interno dei Regni Wu, Shu o Wei, ci troveremo a gestire un protagonista piuttosto scialbo e anonimo senza che, tra l'altro, ci verrà fornita la possibilità di modificarne le fattezze attraverso un editor del personaggio. 

Le vicende del protagonista si svolgeranno in maniera parallela rispetto agli eventi storici solitamente trattati nella saga Dynasty Warriors, in un intreccio narrativo che non mi è sembrato particolarmente memorabile e che passa spesso in secondo piano rispetto agli intrighi politici e alle vicende dei protagonisti della saga dei Tre Regni. 

Questa scelta di game design è resa ancor più inspiegabile dalla presenza della meccanica dei "compagni": durante le battaglie più importanti avremo la possibilità di farci accompagnare da uno dei condottieri storici della saga, che sarà gestito dalla CPU per la quasi totalità del livello. Avremo tuttavia la possibilità di controllare i nostri commilitoni per brevi periodi di tempo, in situazioni particolarmente critiche: i personaggi storici della saga diventeranno quindi una sorta di "Power Up" per ribaltare le battaglie più difficili. A questo punto viene spontaneo chiedersi come mai il team di sviluppo non abbia ipotizzato un "Free Mode" in cui utilizzare un roster di personaggi che già dispongono di animazioni di attacco, tecniche speciali e super mosse dedicate all'interno del gioco.

Per lo meno, da un punto di vista prettamente ludico, il nostro alter ego virtuale avrà la possibilità di utilizzare e perfezionare tutte le leggendarie armi utilizzate dai migliori condottieri dei Tre Regni, riducendo quindi la mancanza del roster ad una più banale, ma comunque ingiustificatamente assente, differenza di skin e voice-over. Sarà quindi possibile utilizzare il moveset e le tecniche speciali di Guan Yu e Zhang Fei senza però poterli impersonare direttamente. 

La campagna si svolgerà in maniera piuttosto lineare durante i primi tre capitoli, mentre nel quarto saremo chiamati a scegliere una fazione cui appartenere. Tale scelta modificherà radicalmente sia le battaglie che saremo chiamati a combattere che le cutscene, allungando notevolmente l'esperienza di gioco. Una singola campagna richiederà intorno alle 35 ore di gioco, mentre ripercorrerla unendosi alle altre fazioni presenti potrà quasi raddoppiare il numero di ore necessarie per un completamento al 100%.

IL SISTEMA DI PROGRESSIONE

La presenza di un solo personaggio ha permesso a Koei Tecmo di concentrarsi sugli aspetti più "ruolistici" del titolo. Il sistema "a livelli" dei precedenti capitoli sarà sostituito da una mappa open world in cui potremo trovare punti di interesse, approfondire le nostre relazioni con i personaggi del gioco in una sorta di "dating sim" in miniatura, combattere battaglie campali e completare quest secondarie. Il nostro personaggio disporrà di un livello, statistiche proprie e diversi livelli di "expertise" dei vari strumenti di morte che si troverà ad utilizzare. Potremo acquistare armi con diverse statistiche, craftare ed equipaggiare amuleti dalle proprietà più disparate. Persino le cavalcature disporranno di un proprio livello e caratteristiche specifiche. Un semplice, ma funzionale, albero delle abilità accompagnerà la nostra progressione e ci permetterà di scegliere a quali aspetti del nostro guerriero dare priorità. Nulla di particolarmente innovativo, ma si tratta di un ulteriore strato di personalizzazione del nostro alter ego che non guasta e rappresenta un netto passo avanti rispetto al ripetitivo e spoglio open world dello sfortunato nono capitolo della saga.

Ogni missione principale ci indicherà un livello di esperienza consigliato, e talvolta sarà necessario un po' di grinding prima di poter avanzare verso il nostro prossimo obiettivo. Le missioni secondarie sono tuttavia un punto particolarmente critico dell'esperienza di gioco in quanto, al contrario della spettacolare campagna principale, risultano piuttosto ripetitive e sembrano quasi una maniera "artificiale" per aumentare il computo delle ore di gioco necessarie al completamento della campagna principale. Tutto sommato, il livello di sfida è leggermente superiore ai vecchi capitoli, ma nulla di particolarmente impegnativo. Anche cominciando la campagna al livello di difficoltà più alto, basterà concentrarsi per qualche ora sul farming per trasformare il nostro personaggio in una bestia assetata di sangue in grado di macinare orde di generali e soldati in pochi secondi. Un'aggiunta al gameplay che mi ha lasciato particolarmente perplesso è l'"Occhio dell'Uccello Sacro", una sorta di "Eagle Eye" che ci permetterà di trovare trappole seminate nei livelli, al fine di scongiurare pericoli come soldati invisibili o immortali che altrimenti avrebbero facilmente la meglio sul nostro esercito. Ho trovato la ricerca e la distruzione delle trappole un'inutile interruzione del solitamente ottimo ritmo di gioco, che non aggiunge nulla di particolarmente gratificante al gameplay e allunga inutilmente le battaglie.

UN COMBAT SYSTEM IMPECCABILE

Nonostante le numerose pecche ed una premessa ludica sicuramente desinata a far discutere, per fortuna Origins colpisce duro nei punti giusti

Il combat system dell'ultima creatura di Koei Tecmo è spettacolare, frenetico, semplice da approcciare ma con una profondità inedita. Si tratta a mani basse del miglior combat system imbastito dallo sviluppatore giapponese per la serie, che sintetizza in maniera efficace tutte le acquisizioni ludiche conquistate nei vari spin-off a tema anime e non.

Dopo aver scelto il nostro strumento di distruzione, la nostra cavalcatura ed i nostri power up attraverso un comodo menu in stile RPG, ci fionderemo direttamente nella mischia. Il nostro condottiero disporrà dei classici attacchi leggeri e pesanti, un devastante attacco musou, parate e schivate. Risparmiando barre di energia avremo la possibilità di scatenare una sorta di "God Mode" temporaneo chiamato "Collera del Dio della Guerra" che ci permetterà di recuperare parte dell'energia vitale, danneggiare maggiormente i nemici e scatenare liberamente le nostre tecniche speciali. Ogni arma disporrà di diverse tecniche da utilizzare in tutta comodità attraverso la pressione di un dorsale ed il tasto corrispondente, che potrà essere modificato dai menu pre-battaglia. L'aspetto più convincente del combat system di Origins risiede sicuramente nella gestione della schivata. I fan dei picchiaduro più tradizionali conosceranno sicuramente il significato del termine "cancel": si tratta di una scelta di game design che permette di cancellare i frame finali di una mossa in un'altra tecnica al fine di ridurne il tempo di recupero.

Ogni mossa di questo titolo è cancellabile in schivata, ed ogni schivata è a sua volta cancellabile in un'altra mossa. Il titolo dispone inoltre di una nutrita quantità di fornite tecniche post-schivata che ampliano radicalmente il moveset del nostro alter ego. Potremo quindi concatenare con facilità i nostri colpi mantenendo la possibilità di correggere il tiro all'ultimo momento nel caso di un attacco dell'avversario, schivando con un pregevole effetto slow motion e passando al contrattacco con estrema fluidità. Lo stesso discorso vale per il tasto blocco, che può essere facilmente trasformato in parry bloccando un attacco all'ultimo momento. Ogni avversario importante dispone di un quantitativo di "scudi" da distruggere per poterlo mandare in uno stato di stordimento e poterlo colpire con attacchi specifici estremamente dannosi: questo aiuta molto a stratificare i diversi livelli di potenza dei condottieri che compongono le varie fazioni dell'Antica Cina. Il sistema "lock on" è stato notevolmente perfezionato, il che permette di inquadrare con assoluta precisione il condottiero avversario ed ingaggiarlo con facilità in devastanti scontri uno contro uno. 

Tantissime le novità anche nella gestione delle battaglie, che raggiungono delle vette di epicità mai viste prima. Caricare un grande esercito non è mai stato così soddisfacente: vedere la nostra avanguardia caricare a testa bassa un imponente esercito mentre una salva di frecce sorvola il cielo è una sensazione incredibile che riesce a restituire il taglio cinematografico di alcune delle più belle battaglie campali della storia del cinema.

Il tutto è gestito da un motore grafico estremamente fluido. Durante la mia prova non ho notato alcun calo di frame anche durante le fasi più concitate, il che è un aspetto importantissimo in un gioco che mette al centro la fluidità e la freneticità dell'azione, oltre a non essere assolutamente scontato dato il numero estremamente alto di soldati presenti a schermo.

 In definitiva, Dynasty Warriors Origins è uno dei capitoli più godibili di una saga che iniziava a mostrare qualche ruga. Si tratta di un'ottima ripartenza, con un combat system solidissimo ed una nuova svolta narrativa che potrebbe porre le basi per una rinascita della serie. Peccato per l'inspiegabile mancanza di una modalità in cui utilizzare liberamente i personaggi più iconici della trama, aspetto che avrebbe immensamente giovato alla rigiocabilità e alla longevità del titolo. Speriamo tale lacuna venga colmata in qualche modo da dei DLC o dall'immancabile versione Extreme/Empires.

Pubblicato il: 27/01/2025

Provato su: PlayStation 5

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4 commenti

Gioco stupendo 🤩 una piacevole avventura
Complimenti alla recensione 🙂

Bella recensione Anto 👍

Un gioco molto interessante onestamente sono anni che non gioco un musou perché mi sono venuti un po' a noia ma questo potrebbe farmi cambiare idea appena avrò il tempo lo prenderò sicuro. Come sempre bella recensione grande Schiacci 😀

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