LORELEI AND THE LASER EYES

IL VIAGGIO DEL MATTO NEL LABIRINTO DELLA VITA

“In fin dei conti, Il Matto è l’unica vera carta dei tarocchi.
In potenza, tutte le altre carte vivono all’interno del Matto

- Lon Milo Duquette

Rimangono oggi pochi metri quadri dell’originale pavimento labirintico della Cappella Sansevero di Napoli: un grave crollo lo danneggiò in maniera estesa nel 1889. La Cappella è un monumento alla conoscenza e ai misteri della vita, piena di capolavori unici al mondo, tra cui il Cristo Velato, le Macchine Anatomiche del medico palermitano Giuseppe Salerno e le statue di Pudicizia e Disinganno, dedicate da colui che volle la struttura, il principe di Sansevero Raimondo di Sangro, alla memoria di sua madre e di suo padre. Davanti alla tomba del principe si può ammirare parte della pavimentazione originale. Il labirinto è simbolo antichissimo e nobile del percorso della conoscenza, accidentato e tormentato, complesso e lungo, ma affascinante già di per sé, per l’attenzione e la concentrazione che richiede nel calcare le sue vie. Quella del labirinto è una suggestione potente nell’alchimia, dove rappresenta la strada che conduce al compimento della Grande Opera (fatto spirituale, prima che materiale), e nella Massoneria, come immagine perfetta del difficile complesso dell’iniziato. E Raimondo di Sangro era sia alchimista, sia massone – primo Gran Maestro della Massoneria napoletana – e sulla sua lapide, dopo una vita di esperimenti, invenzioni, letture, indagini su ogni campo del sapere, fu scritto che lì giace “un uomo straordinario predisposto a tutte le cose che osava intraprendere”.

Ho visitato la Cappella Sansevero nei giorni in cui stavo giocando Lorelei and the Laser Eyes e compreso che il principe Raimondo di Sangro ha molto in comune con la protagonista dell’ultimo videogioco creato dagli sviluppatori svedesi di Simogo. E anche con la motociclista mascherata di Sayonara Wild Hearts, altro grande lavoro del team. In Sayonara Wild Hearts, la protagonista è associata alla carta “zero” dei tarocchi: Il Matto. Il punto di partenza del percorso tracciato dagli arcani maggiori, che rappresentano archetipi universali del viaggio umano della vita. Ecco, la nostra Signorina – avatar del giocatore in Lorelei and the Laser Eyes – la motociclista di Sayonara Wild Hearts e Raimondo di Sangro hanno tutti in comune la stessa predisposizione alla conoscenza del Matto, potenziale infinito, spirito all’eterna ricerca dell’esperienza del mondo e di ciò che non è ancora noto – una storia che non rinuncia mai a scriversi, ogni giorno.

Gli eventi di Lorelei and the Laser Eyes prendono le mosse in un bosco nell'Europa centrale, all’inizio degli anni ’60. Signorina – così viene chiamata dai personaggi che incontrerà di lì a poco – è giunta lì con un’automobile: ha con sé soltanto una borsetta, le chiavi dell’auto e dei tamponi per l’igiene intima. Nel cruscotto della vettura c’è una lettera firmata dal regista Renzo Nero, che l’ha invitata a raggiungere il bosco e l’Hotel Letztes Jahr, luogo in cui è ambientata gran parte dell’avventura creata da Simogo. L’atmosfera è sospesa, fuori dal tempo, ed è il mistero che avvolge Signorina, Renzo, l’hotel e la situazione nel suo complesso a spingere avanti il giocatore, che ben presto incontra il suo primo enigma.

Lorelei and the Laser Eyes strega fin dall’inizio, fin da quando un cane nero ci porge una lettera e ci troviamo a risolvere il primo di una lunghissima serie di puzzle di varia natura, con una particolarità: l’intero gioco può essere fruito interagendo con un solo tasto, mentre la levetta direzionale serve a portare Signorina in giro per le stanze dell’albergo. Con questa semplicità di fondo, Simogo ha voluto creare un’esperienza enigmistica interattiva fruibile anche per chi non è pratico di videogiochi. E, in effetti, Lorelei and the Laser Eyes è magnifico soprattutto se giocato con qualcuno che di videogiochi non se ne intende, magari con il pretesto di chiedere aiuto per la risoluzione di un enigma numerico. Difficile che la curiosità non prenda il sopravvento: anche vostra nonna potrebbe essere avvicinata comodamente al mondo videoludico con il pretesto di traslare La Settimana Enigmistica in un mondo virtuale.

Naturalmente è tutto più complesso rispetto a un numero del celebre settimanale italiano: Lorelei and the Laser Eyes si muove in maniera erratica, portandoci a leggere tutto quanto troviamo nell’hotel, dalle locandine di vecchi film a ritagli di giornale, passando per lettere e libri dedicati agli enigmi numerici. È un enigma nella sua struttura stessa, aperta alla curiosità del giocatore e del tutto non lineare. L’obiettivo è cercare la Verità, nascosta – ma ci sarà davvero? – dietro un’infinità di porte da aprire risolvendo quesiti numerico-logici, decifrando lettere scritte nell’alfabeto greco antico, e poi combinando simboli, frasi, carte. L’importante è muoversi in orizzontale, senza impuntarsi su una sola strada: molto spesso la soluzione al mistero si cela in una stanza già accessibile dell’hotel, e si viene a creare un clamoroso “effetto cascata” quando torniamo sui nostri passi e notiamo un particolare precedentemente non visto, un indizio che ci porterà a proseguire agevolmente su un percorso che sembrava bloccato.

Proprio per questo non mi sono mai sentita spinta a cercare su Internet la soluzione di un enigma del gioco: si ha sempre la possibilità di tornare in un secondo momento, dedicandosi ad altro, ad altre strade. Un po’ come visto, di recente, nell’eccellente Animal Well. Non è un caso, in effetti, se il labirinto è un simbolo essenziale non soltanto per comprendere l’alchimia, la Cappella Sansevero e il viaggio dell’essere umano in generale – ma anche per capire cosa e come Simogo sta cercando di comunicare con il giocatore.

A livello di gameplay, Lorelei and the Laser Eyes sceglie di cambiare più volte percorso, con brusche inversioni verso l’avventura testuale, o proiettandosi nella grafica vettoriale, con un effetto sorpresa che si fa sempre più marcato e sconcertante man mano che ci si addentra nel tortuoso labirinto che è l’Hotel Letztes Jahr.

È un luogo disturbante, dipinto in bianco, nero e pennellate occasionali di rosso, al di fuori del tempo e – in alcuni casi – anche dello spazio, che rompe i confini tra reale e virtuale richiedendo al giocatore di armarsi di due strumenti semplici e potenti che in molti stanno abbandonando nella quotidianità. Carta e penna sono i compagni più fidati per gli utenti dell’opera di Simogo, chiamati a prendere appunti, costruire connessioni ardite, tracciare percorsi numerici e geometrici, alla ricerca di una strada che inizialmente sembra invisibile, e che invece si fa sempre più chiara esplorando, scoprendo, vivendo questo indimenticabile viaggio del Matto, alle prese con una conoscenza sfuggente e conturbante, con riflessioni sulla natura dell’arte e dell’artista che spesso si rivelano un complemento perfetto a quanto visto in Immortality di Sam Barlow.

Forse l’unico peccato di Lorelei and the Laser Eyes è di essere molto più interessante nello svolgimento che nel suo finale. Ma che dire di ciò, se non che si tratta, in fin dei conti, della storia di ogni percorso umano? Le pareti del labirinto di Simogo sono ben più affascinanti della sua porta d’uscita, e va bene così, a patto di avere un’inclinazione per il ragionamento, e la pazienza di lasciar sobbollire una idea fin quando è pronta a scendere in campo come azione. Calandosi nei panni del Matto, che occhieggia dalla sua carta con un sacchetto in spalla e un sorriso enigmatico, pronto a viaggiare in lungo e in largo alla scoperta di sé e del mondo. Lorelei and the Laser Eyes è un’opera coraggiosa, capace di germogliare in ossessione per chi ama i labirinti – e i viaggi – più delle soluzioni. Sono convinta che l’avventura di Signorina sarebbe piaciuta molto al principe di Sansevero Raimondo di Sangro, vissuto nel ‘700: penso che se avesse avuto le giuste tecnologie a disposizione, chissà, forse i videogiochi li avrebbe inventati proprio lui.

Pubblicato il: 28/05/2024

Provato su: Nintendo Switch

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6 commenti

L'ho iniziato nel week-end e sono fulminato, alcuni degli enigmi per le scorciatoie mi stanno facendo fumare i lcervello.

Piú leggo online di questo titolo e più sono curioso di volerlo provare, ma spaventato dal idea di bloccarmi dietro gli enigmi e non riuscire a godermelo davvero

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