READ ONLY MEMORIES

NEURODIVER

È esistita un’epoca – neanche troppo tempo fa – in cui il termine Indie non era ancora così inflazionato come oggi e in cui le opere più piccine avevano dei ritmi di pubblicazione decisamente meno fitti e più gestibili. Prima ancora che Nintendo presentasse la prima edizione del suo Indie World, prima di Celeste e Hollow Knight, prima del fenomeno globale Undertale e prima che il significato del termine stesso venisse confuso da pubblico e industra è esistita una scena indipendente molto diversa da quella attuale. Un panorama di pionieri e sognatori appassionati che hanno riscoperto modi di creare videogiochi che sembravano persi per sempre tra i quali spiccava 2064: Read Only Memories, un’avventura grafica cyberpunk graziata da una scrittura divina e da un approccio al genere che da un lato rendeva omaggio a mostri sacri come Snatcher e Policenauts, mentre dall’altro aveva trovato un modo intelligentissimo e moderno di approcciare la fantascienza distopica. Ne rimasi semplicemente folgorato: 2064 è un videogioco ancora oggi splendido nella sua costruzione del mondo di gioco, nella scrittura dei suoi personaggi, nell’equilibrio dei suoi toni e soprattutto nella gestione dei sottotesti della trama.  

È naturale quindi che una volta saputo dell’intenzione di Midboss di pubblicarne un sequel io abbia passato gli ultimi anni in attesa quasi religiosa. Ne volevo di più, perché di un team capace di scrivere una storia del genere non potevo che fidarmi ciecamente anche di fronte all’enorme quantità di rinvii e sparizioni dai radar che si sono susseguiti negli anni. Ho pensato tanto a tutto questo di fronte alla schermata dei titoli di coda di Read Only Memories: Neurodiver, l’ho fatto con il cuore spezzato da uno dei peggiori sequel che abbia mai giocato in vita mia e dalla mia più cocente delusione videoludica di questo 2024.

L’ambientazione è la stessa di 2064, una distopia cyberpunk americana in cui uomini, macchine e androidi convivono all’ombra dei mille occhi delle grandi corporation tecnologiche che controllano la società. In questo marasma tecnologico si annida anche una misteriosa e semisconosciuta categoria di persone: gli Esper, umani in grado di interfacciarsi con i pensieri e i ricordi delle persone per interagirci e, nel caso, modificarli. Luna, nome in codice ES88, è una esper alle dipendenze della Minerva Corporation, si occupa di risolvere misteriosi casi di alterazione dei ricordi e che si ritrova invischiata in un caso spinoso riguardante un misterioso esper che sembra stia alterando i ricordi di alcune persone per un non ben specificato fine personale.

Chiariamoci: l’idea è interessantissima. L’idea di inserire in un mondo ipertecnologico una figura sovrannaturale come l’esper e di inquadrarla come se fosse un vero e proprio hacker della mente altrui oltre ad essere incredibilmente affascinante ha anche delle potenzialità enormi. Una delle malattie che mi terrorizzano di più in assoluto, infatti, è l’Alzheimer: l’idea di perdere irrimediabilmente i ricordi di una vita mi fa rabbrividire ogni volta che il pensiero mi sfiora la mente, quindi trattare un argomento così delicato in un’opera come Read Only Memories mi intrigava particolarmente. Soprattutto per il contrasto tra la bioingegneria, gli impianti tecnologici e l’aspetto più ultraterreno delle pratiche ESP. Immaginate un mondo in cui le grandi corporation non solo producono protesi e “accessori” per il corpo umano, ma possiedono anche le tecnologie per sondare la mente delle persone, avendo peraltro anche la possibilità di alterarle per il proprio tornaconto: è uno scenario terrificante (e sempre più probabile, vero Neuralink?), che apre ad una serie di potenziali scenari tremendamente affascinanti da approfondire.

La realtà dei fatti, però, è che Neurodiver è un videogioco terribilmente superficiale, del tutto incapace di valorizzare le potenzialità del suo racconto e che preferisce invece investire una quantità enorme del suo tempo nel presentare al giocatore piccoli easter egg legati ad altri titoli indie come Paradise Killer e Mothman 1966. L’impostazione è quella tipica degli anime degli anni ‘90, quasi episodica, e presenta una storia suddivisa in piccoli capitoli circoscritti che svelano piano piano un intrigo che sembra estendersi ben oltre la vita di Luna. Il problema, però, è che non solo Neurodiver è un videogioco estremamente pigro nella sua scrittura, ma presenta anche una serie di enigmi che ho trovato francamente ingiustificabili. La struttura è praticamente sempre la stessa per tutti i casi che si è chiamati a risolvere: si inizia la giornata nella propria stanza, si recupera il neurodiver (che è una sorta di esper animale sperimentale in grado di potenziare le facoltà dell’agente a cui viene assegnato), si ottiene il proprio incarico e si investiga per trovare e correggere tutti i disturbi artificiali che affliggono i ricordi delle vittime che si è chiamati ad aiutare. Tuffandosi nei ricordi di una persona è infatti possibile “controllare” il suo corpo per scavare a fondo nel suo passato, rivivendo in prima persona situazioni del passato e raccogliendo indizi in grado di curare le ferite della mente. Il dramma è che gli enigmi di Neurodiver sono terribili sotto tutti i punti di vista. Per diradare le interferenze mnemoniche del paziente bisogna infatti limitarsi a raccogliere qualche piccolo indizio sparpagliato tra i suoi ricordi e poi selezionarne alcuni da utilizzare sovrapponendoli all’interferenza stessa; peccato che si tratti di sezioni ludicamente poverissime e spesso anche controintuitive e del tutto prive di logica, per cui si finisce per procedere a tentoni fino a che non si ottiene una risposta positiva.

Quelle che sono le potenzialità narrative del gioco di cui ho parlato poco fa si trasformano presto in un deprimente nulla di fatto. La trama di Neurodiver non va da nessuna parte, si limita ad abbozzare uno scenario affascinante e ad abbandonarlo a sé stesso, rivelandosi del tutto incapace di capitalizzare sull’impianto narrativo. Ad essere particolarmente fastidiosa è la sensazione di starsi trovando di fronte a quello che potrebbe essere un capitolo extra di 2064, tanto che per molte delle cinque ore necessarie a completare una run si incapperà di volta in volta nei protagonisti del capitolo originale, che però non vengono approfonditi in nessun modo. Anzi, se possibile vengono addirittura banalizzati, come nel caso di Turing, che in passato aveva un ruolo estremamente importante e che oggi è stato del tutto svuotato della profondità che lo contraddistingueva. Si procede così per qualche ora, tra pessimi enigmi e una scrittura svogliata che sembra aver paura di andare anche solo qualche centimetro sotto la superficie del racconto, per arrivare ad un finale a dir poco deludente che mi ha particolarmente disorientato perché ammetto francamente di aver fatto una gran fatica a tirare le fila della trama. I personaggi sono abbozzati e abbandonati, ed è incredibilmente difficile anche solo comprendere le motivazioni che li muovono; questo vale sia per i comprimari che per Luna, in compagnia della quale si passa l’intera durata del gioco. Non che si tratti di dinamiche complesse, anzi, però il problema sta proprio nel fatto che è tutto così poco delineato e interessante che è davvero difficile capire la logica dietro a certi comportamenti

Raramente nella mia vita ho assistito ad un'evoluzione così drastica di un team di sviluppo. Read Only Memories: Neurodiver sembra infatti sviluppato da un collettivo che non ha mai preso contatto con l’opera originale e che per questo non è stato minimamente in grado di cogliere i guizzi di 2064. Volevo di più, molto di più di questo deludente tentativo di tenere in vita un brand che sembra purtroppo non avere più nulla da dire. Ciò che mi fa più arrabbiare è che 2064 per anni ha rappresentato per me una validissima alternativa al cyberpunk precotto dei tempi moderni, capace com’era di rivitalizzare il genere facendo in modo di occuparsi di temi attualissimi. Anzi, a dirla tutta è stato forse uno dei primissimi esempi di videogioco “mainstream” ad intuire quanto certe dinamiche legate alla lotta per i diritti della comunità LGBT fossero di vitale importanza nella trattazione moderna del genere. In Neurodiver non c’è niente di tutto questo, solo una storiella che si limita a sfiorare certi argomenti solo per spuntare le voci di una checklist immaginaria senza essere minimamente interessata ad affrontarli di petto

Davvero una delle delusioni peggiori della mia vita recente di videogiocatore, in cui si salvano solo la sua splendida pixel art e un doppiaggio inglese di buonissima fattura. Avrei preferito mille volte che fosse un videogioco brutto ma con delle idee, ma proprio non riesco a tollerare che Read Only Memories possa essere un videogioco semplicemente mediocre

Pubblicato il: 20/05/2024

Provato su: Nintendo Switch

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5 commenti

Questa recensione mi ha fatto venir voglia di recuperare 2064, non credo però fosse il suo intento :D

Non conosco l’originale, che mi sembra di capire sia ancora valido oggi, ma mi dispiace comunque per questo seguito uscito veramente male perché nella intro del tuo articolo il gioco me lo avevi proprio venduto, peccato aver sprecato un setting co …Altro... Non conosco l’originale, che mi sembra di capire sia ancora valido oggi, ma mi dispiace comunque per questo seguito uscito veramente male perché nella intro del tuo articolo il gioco me lo avevi proprio venduto, peccato aver sprecato un setting così figo e alternativo

Questa recensione ha fatto davvero male. 2064 mi era piaciuto e mi ha rapito la sua estetica, ma ora non so davvero se recuperare o meno questo secondo capitolo. Non sei l'unico che si dice deluso del risultato finale, anche nel pubblico ci sono opin …Altro... Questa recensione ha fatto davvero male. 2064 mi era piaciuto e mi ha rapito la sua estetica, ma ora non so davvero se recuperare o meno questo secondo capitolo. Non sei l'unico che si dice deluso del risultato finale, anche nel pubblico ci sono opinioni contrastanti.

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