recensione

EIYUDEN CHRONICLE

- HUNDRED HEROES -

La vita sa essere davvero crudele: un giorno ti inventi Suikoden e diventi una figura di riferimento per tutta l’industria dei giochi di ruolo giapponesi, quello dopo l’azienda che hai contribuito a lanciare sul tetto del mondo affida la tua creazione ad altri e ti abbandona in un angolo, quello dopo ancora ti metti in proprio con gli amici di una vita e provi a riprenderti ciò che è tuo e vieni sommerso dall’affetto e dal supporto dei fan. Dopo anni di duro lavoro, a pochi giorni dalla pubblicazione, una malattia ti costringe a prendere commiato da questo mondo, negandoti la gioia di veder arrivare nelle case del pubblico il videogioco per cui hai rimesso in discussione tutta una carriera. 

Non sono ancora sceso a patti con la morte di Yoshitaka Murayama. Forse non lo farò mai. 

Pensavo a tutto questo quando ho visto comparire per la prima volta sullo schermo il titolo di Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes, ed è innegabile che la notizia della scomparsa di Murayama abbia in qualche modo influenzato la mia avventura. Eiyuden Chronicle è, dopotutto, l’erede spirituale dei primi due Suikoden, quelli diretti da Murayama e scritti dall’amica di sempre Junko Kawano; il “vero” Suikoden 3 che Konami strappò ai suoi creatori costringendoli ad abbandonare il team ad appena un mese dalla pubblicazione. È quasi ironico pensare oggi a quanto si assomiglino le storie produttive dei due titoli. 

Ancora una volta: la vita è crudele.

Archiviata la cocente delusione di Eiyuden Chronicle: Rising – un prequel sviluppato a mio avviso più perché il team non sapeva che farsene della montagna di soldi raccolti con la campagna Kickstarter che per reali esigenze creative – è quindi il momento di parlare di Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes, un titolo che mette in mostra una lunghissima serie di contaminazioni “suikodeniane” sin dalle premesse su cui poggia. Yoshitaka Murayama e Junko Kawano sono tornati a raccontare la storia di uno sconfinato cast di personaggi che si raccoglie attorno all’esigenza di resistere alle malefatte di un impero totalitario deviato che ne minaccia la sopravvivenza. Rinchiuso in in un canovaccio fatto di intrighi politici, macchinazioni segrete, guerra e tradimenti, Eiyuden Chronicle si appoggia sugli stessi pilastri che hanno sorretto Suikoden sin dalla nascita della serie: sono finalmente tornate le battaglie campali, i duelli tra comandanti degli eserciti, la gestione di un hub di gioco di cui prendersi cura nel corso dell’avventura e le lunghe campagne di reclutamento dei membri dell’esercito di liberazione. Insomma, Eiyuden Chronicle non ha mai nascosto di guardare al passato produttivo dei suoi creatori e non prova mai a raccontarsi come un videogioco innovativo all’interno del panorama contemporaneo dei videogiochi di ruolo giapponesi. 

Anzi, a dirla tutta è proprio il suo essere così “vintage” a dargli una forza tutta sua.

Hundred Heroes si pone infatti in diretto contrasto con la modernità, rifiutando a priori tutta una serie di evoluzioni (soprattutto in termini di quality of life) raggiunte dai JRPG odierni per confezionare quella che è a tutti gli effetti un’esperienza retrò che – lo ammetto senza vergogna – ho trovato per certi versi rinfrescante. Non prendetela come un’affermazione reazionaria, però è stato bello crogiolarsi almeno per un po' nella nostalgia del periodo dei JRPG d’epoca PlayStation. Eiyuden Chronicle torna infatti ai salvataggi manuali, allo storage limitato per gli oggetti e al rifiuto per le automazioni di qualsiasi tipo, confezionando così un videogioco che punta prima di tutto a replicare le atmosfere e il senso del game design di una volta. Ho apprezzato soprattutto il level design di certi dungeon, costellato di micro-backtracking e piccoli puzzle ambientali costruiti esattamente come si faceva abitualmente fino a vent’anni fa. Neofiti avvisati: Eiyuden Chronicle non sarà un gioco che vi terrà troppo per mano, in questo senso, quindi siate pronti.

Al netto di tutto questo, però, mi sento di poter dire tranquillamente che Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes non è stato capace di impressionarmi in maniera particolare. Gli elementi che hanno reso Suikoden una leggenda sono tutti lì, è vero, ma manca una scrittura capace di essere davvero incisiva e memorabile. A venir meno è il senso di urgenza del racconto bellico dell’esercito di liberazione, diluito all’infinito in una serie di momenti spesso stiracchiati che finiscono per depotenziare lo spirito ribelle che guida l’armata. Ci sono tante, troppe cutscene a spezzettare l’azione nei momenti sbagliati, oltre ad una gestione dei tempi poco efficace che soffoca quelle che dovrebbero essere le scene topiche di una campagna di guerra che finisce per essere semplicemente banale il più delle volte. Eppure dei personaggi memorabili ci sono, come Perrielle che non nasconde mai le sue fini macchinazioni politiche o Nowa, il protagonista, che si ritrova di punto in bianco a guidare una campagna di cui non capisce fino in fondo il reale significato. Però non basta.

Ad essere stupenda è ancora una volta la vastità incredibile di personaggi che è possibile reclutare, che danno vita ad un gruppo costantemente in evoluzione che rimescola in continuazione le carte sia dal punto di vista della composizione del party sia per quanto riguarda l’approccio alle battaglie. Il traino che mi ha portato fino in fondo nonostante le pecche della scrittura, infatti, è stata proprio la costante ricerca dei personaggi reclutabili in giro per la mappa. Visitare città, dungeon e negozi ripaga sempre con la possibilità di entrare in contatto con un potenziale nuovo membro dell’esercito di liberazione, che assegnerà a Nowa e ai suoi un compito sempre diverso per essere convinto ad unirsi alla causa: a volte al giocatore viene richiesto di recuperare un dato oggetto da uno specifico mostro, altre volte di dimostrare il proprio valore in battaglia, altre ancora di prendere parte a uno dei tanti minigiochi inseriti in Eiyuden Chronicle (tra cui figura anche una versione medievale dei BeyBlade che mi ha strappato più di qualche sorriso). Ogni aggiunta al proprio armamentario umano è un' ottima scusa per provare nuove strategie di battaglia, scoprendo magari sinergie inedite tra personaggi che portino all'utilizzo di spettacolari attacchi combinati o anche solo una nuova formazione più bilanciata ed efficiente in combattimento. Una gioia per smanettoni e minmaxer, che risulta però piacevole anche per i meno impallinati di ottimizzazione e statistiche. La soddisfazione che si prova nel veder crescere il proprio esercito e nel raccogliere i frutti del proprio duro lavoro di ricostruzione del castello è impareggiabile, ed è forse l’elemento che più di tutti mi ha fatto rendere conto di quanto realmente mi sia mancato un nuovo Suikoden fino ad oggi.

Ecco, forse il problema è proprio questo. Rabbit & Bear Studio si è inserito in quella lunga lista di autori e sviluppatori leggendari del passato che hanno provato a riprendersi ciò che l’industria gli ha tolto dopo decenni di successo. Proprio come è successo a Keiji Inafune con Mighty No.9 e a Koji Igarashi con Bloodstained, il risultato di questi tentativi di tornare ad essere rilevanti sono sempre state delle opere troppo debitrici nei confronti di quelle a cui si ispiravano, spesso incuranti dei progressi fatti nel frattempo dall’intera industria del videogioco. Eiyuden Chronicle non è da meno, tant’è che personalmente ho passato più tempo a bearmi dei rimandi a Suikoden che a godermi davvero i contenuti di Hundred Heroes, e questo fornisce secondo me l’esatta misura del valore di quest’operazione. Va bene l’omaggio al passato, ma l’impressione è che si abbia a che fare con creativi ormai sfioriti che cercano di cavalcare il successo del passato in maniera testarda e poco efficace. Rabbit & Bear ha già confermato di star lavorando ad un sequel, quindi magari saranno in grado di affinare la tecnica e focalizzarsi meglio sulla creazione di un videogioco che sia davvero unico e memorabile, però al momento Eiyuden Chronicle è – purtroppo – poco più di un’operazione nostalgia.  

In un vero e proprio anno d’oro per i JRPG è quindi difficile posizionare Eiyuden Chronicle tra i videogiochi migliori da recuperare. È un peccato, perché è dal 2020 che in tantissimi attendevamo febbrilmente il ritorno sulle scene di un titolo che fosse capace di raccogliere davvero l’eredità di Suikoden e di riconsegnarla alle nuove generazioni di appassionati. Nonostante questo, però, mi piace pensare che Murayama se ne sia andato contento di aver rievocato anche solo parzialmente lo spirito di quella che è stata la sua opera più importante (nonché una delle più importanti in assoluto per l’evoluzione del genere stesso). Purtroppo non gli sarà possibile guidare lo studio verso un seguito capace di brillare davvero, ma la sua eredità vive nell’amica di sempre Junko Kawano e in tutti i membri del team che hanno formato assieme.

Questo, forse, è ciò che vale più di qualsiasi altra cosa.

Pubblicato il: 21/04/2024

Provato su: PlayStation 5

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5 commenti

Non ho mai giocato suikoden, pur essendo molto attratto dai titoli, e guardavo a questo per riscoprire una versione moderna. Purtroppo la tua recensione sori mi ha fatto desistere dal acquisto, complice un uscita fisica switch a ridosso di paper mari …Altro... Non ho mai giocato suikoden, pur essendo molto attratto dai titoli, e guardavo a questo per riscoprire una versione moderna. Purtroppo la tua recensione sori mi ha fatto desistere dal acquisto, complice un uscita fisica switch a ridosso di paper mario( altro titolo che recupero adesso non avendo giocato l’originale), spero che la riedizione dei primi due suikoden si riveli valida, se devo recuperare qualcosa di “vecchio” preferisco provare gli originali piuttosto che questo

Bella rece Andrea, lo prenderò comunque in considerazione malgrado i difetti dell'operazione

Bello (troppo tardi Alby0n)

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