Se torna il Virtual Boy non c'è più religione

Nintendo ha dettagliato i suoi prossimi mesi, chiudendo alcune questioni e ponendo le basi per il 2026. Senza giocarsi i colpi più importanti.

Allora vale tutto. Da quarantacinquenne intossicato di videogiochi credevo di aver fatto pace con l’idea che in questi anni tutto potesse essere recuperato e riproposto come “un classico”. Un decennio di lavatrici immense, che puliscono la fedina penale di videogiochi mai stati dalla parte in cui si scrive la storia. Ho visto passare edizioni rimasterizzate di Ty the Tasmanian Tiger, con comunicati stampa che fingevano di introdurli a una nuova generazione, sapendo benissimo che le uniche persone interessate potessero essere quelle che Ty the Tasmanian Tiger lo avevano giocato appena tornati a casa dalle elementari. C’è una forma di imprinting anche nei videogiochi: se sei materiale che reagisce bene, con i primi che vedi stringi un legame differente, anche se nessuno li ha mai ritenuti i più belli e i più furbi della cucciolata.

Quando la diretta di Nintendo del 12 settembre è passata a esaminare il catalogo di Nintendo Classics, però, non ero affatto pronto a quello che sarebbe successo. La selezione di emulatori a disposizione degli abbonati ai due piani di Nintendo Switch Online comprende ormai una discreta libreria di videogiochi per il NES, il Super NES, il Nintendo 64, il Game Boy Advance e il Mega Drive. L’ultimo arrivato è il GameCube, con giusto qualche titolo accessibile solo su Switch 2. All’inizio del 2026 perderà quell’affascinante alone che accompagna il nuovo arrivato in classe, perché Nintendo ha annunciato che aggiungerà l’emulazione del Virtual Boy. Per un attimo mi sono guardato attorno e, giuro, ho dovuto ricordarmi che non poteva essere un pesce d’aprile.

Nella storia di Nintendo non esiste un fallimento più umiliante del Virtual Boy, un complicatissimo tentativo di proporre videogiochi in 3D stereoscopico nel 1995, attraverso una tecnologia interessante ma limitata e un formato invendibile. Difatti non ne vendettero praticamente nessuno. Per molti anni Nintendo non ha parlato del Virtual Boy, che in prospettiva rende il Wii U un campionissimo d’incassi, tentando di fatto di cancellarlo dai registri della storia. E oggi i (pochissimi) giochi realizzati per il Virtual Boy potranno essere provati da chi allora c’era e ha deciso che poteva fare a meno di un affare costoso e scomodo, ma anche da chi non ne ha mai saputo nulla o lo ha conosciuto attraverso qualche pagina di Wikipedia. L’esperienza del Virtual Boy è oltretutto impossibile da replicare senza un visore specifico che ricrei le premesse di quello originale, cioè un headset con treppiede simile al macchinario con cui l’oculista vi guarda molto in fondo agli occhi (“appoggi qui il mento e qui la fronte”). Quindi Nintendo cosa fa? Ma mette in vendita, di nuovo, il Virtual Boy. Lo scheletro di un Virtual Boy, perché la tecnologia rimane custodita dall’emulazione su Switch e Switch 2 (è comunque previsto un modello in cartoncino per replicare l’effetto a prezzi molto più contenuti). 

Questa riproposizione del Virtual Boy venderà più di quella originale? I bookmaker neanche aprono le scommesse, perché è una certezza fatta e finita. Perché a questo siamo arrivati: tutto si può riproporre, anche quello che ci aveva ferito e che avevamo provato a sotterrare in giardino, dietro la cuccia del cane. Che poi intendiamoci, è meglio così: anche questa è preservazione, ma come sempre accade con Nintendo è una preservazione che va pagata e di solito va pagata pure molto.

Anche impacchettare i due Super Mario Galaxy in un unico pacchetto, per i quarant’anni dei fratelli idraulici, è preservazione. Farli pagare 70 euro (40 euro se acquistati singolarmente in forma digitale), invece, è Nintendo. La stessa Nintendo che ha annunciato alcuni DLC, tra cui quello già disponibile per l’ottimo Donkey Kong Bananza, specificando con una buona dose di onestà che si sarebbe trattato di contenuti aggiuntivi a pagamento. Credo possano essere finiti i giorni in cui i DLC dei grandi giochi di Nintendo venivano coperti dal prezzo all’ingresso, cioè dal costo del gioco principale. Queste inversioni a U, che riportano Nintendo sull’autostrada ben asfaltata dalla concorrenza (almeno in materia di DLC), sono forse il prezzo da pagare, letteralmente, per contribuire alla solidità dell’unica azienda tra le “platform holder” che non ha provveduto a mandare a casa interi studi di sviluppo negli ultimi anni. 

Non sono preoccupato per la voglia di Nintendo di spillarmi sempre più monete, sono stato addestrato negli anni del Super NES e del Nintendo 64, in quelli dell’importazione dal Giappone di Street Fighter II o di Perfect Striker. In qualche modo me la caverò. Quello che non saprei come affrontare, invece, è un episodio moscio della serie di Metroid Prime. Il breve filmato di Metroid Prime 4 Beyond, con Samus Aran che fa la sua migliore imitazione di Tron e un passaggio in un’area aperta che ricorda con acuta precisione il peso della natura cross-gen del gioco, mi ha fatto scorrere un lungo brivido freddo lungo la schiena. A oggi non c’è nulla di Metroid Prime 4 Beyond che me lo faccia immaginare come un gioco degno della lunga attesa, se non il credito di fiducia guadagnato da Retro Studios molti anni fa.

Gli altri annunci, i nuovi annunci, hanno mostrato una Nintendo che aveva bisogno di popolare i prossimi sei mesi di uscite e iniziare a fare il fondo per buona parte del 2026. I sessanta minuti di estensione della trasmissione mi avevano portato a convincermi, però, che sarebbero stati scomodati i pesi massimi, addirittura con dei possibili teaser per i prossimi eredi delle casate di Mario e di Zelda. Non è andata così. Il lavoro è stato portato a casa da una serie di comprimari di seconda fascia, che è comunque un punto di partenza più che accettabile considerata la qualità media delle produzioni di Nintendo. 

Mario Tennis Fever avrà il compito di non appiattirsi su un destino che pare scritto: replicare se stesso, diluendo progressivamente il fluido magico. In questa visione non mi sfugge che l’effetto ottenuto sulle nuove generazioni possa essere del tutto differente e non è affatto sbagliato che Nintendo tenga in ampia considerazione la possibilità di ripetersi a favore di un pubblico che le volte prima, molto semplicemente, non c’era. Yoshi and the Mysterious Book ha qualcosa addirittura di Yoshi’s Island per Super NES, almeno nelle sequenze stilisticamente più riuscite (non tutte lo erano) e per me è tranquillamente il gioco più interessante del Nintendo Direct. 

Fire Emblem Fortune’s Weave? Non sa/non dice.

Molteplici momenti di stupore di fronte ai numerosi annunci di Amiibo di prossima uscita, ne ho contati ben sette, più o meno equamente distribuiti tra Metroid Prime 4 Beyond, Super Mario Galaxy e Kirby Air Riders. Ecco, Kirby Air Riders: ci sarà un’altra trasmissione dedicata integralmente al gioco di corse di Masahiro Sakurai, che si metterà in tasca anche il primato degli Amiibo con elementi intercambiabili (i veicoli su cui poggiano le chiappette stellari le statuette). Bisogna venire a patti con la realtà e fidarsi di quello che ci stanno dicendo: per Nintendo Kirby Air Riders sarà veramente il grande gioco della prima stagione natalizia della Switch 2. Parliamo del seguito di un gioco che sul GameCube non s’impose in nessun modo, frutto di una fase di sviluppo molto lunga e piena d’inciampi. Perché ora le cose dovrebbero andare diversamente? Intanto per i numeri e per la traiettoria della Switch 2, che non è quella in picchiata verso il nulla del GameCube. Poi perché Sakurai ha vent’anni di esperienza in più e un passato pieno di grandissimi risultati. L’ultima spinta potrebbe darla proprio il supporto in grande stile di Nintendo e il posizionamento pre-natalizio. 

Metroid Prime 4 Beyond arriverà invece a inizio dicembre. Troppo tardi per essere protagonista assoluto di una stagione che negli USA gira attorno ai dieci giorni che anticipano e seguono la festa del ringraziamento. Ma almeno uscirà e lo farà nel 2025, otto anni dopo l’annuncio. Un minimo di onestà obbliga poi a ricordare che nessun Metroid ha mai fatto il pienone, eppure Beyond avrà facilmente modo di diventare il gioco più venduto del brand.

La conferma delle voci che volevano Resident Evil riproporsi con convinzione anche sulla console di Nintendo ripropongono un discorso solo sfiorato dagli anni della prima Switch, quello delle conversioni come intese negli anni Ottanta e Novanta, cioè adattamenti (e spesso riduzioni) di progetti nati con altre risorse hardware in mente. Switch 2 è più potente di quanto ci si aspettasse, ma il filmato di Resident Evil Requiem mi pare sincero nel testimoniare la distanza con quanto mostrato solo un mese fa in Germania, quando a farsi vedere fu la versione per PlayStation 5, Xbox Series X e PC (suppongo). È comunque una buona notizia per chi ha comprato una Switch 2, perché la resa mi è parsa tutt’altro che inaccettabile (anzi). 

Nintendo ha cercato, e forse è riuscita, a ingrassare i listini del 2025 e del 2026 senza esporsi, chiudendo la questione di Metroid Prime 4 Beyond, aprendo la festa per i quarant’anni di Mario con colpevole ritardo (ma non è la prima volta) e dando più in generale la sensazione di non avere alcuna fretta e di essere consapevole che sarà l’unica a poter scrivere la storia della Switch 2.

Pubblicato il: 13/09/2025

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