SETTE CARTOLINE DAI
DAY OF THE DEVS 2025
SUMMER GAME FEST EDITION 2025
Quest’anno il contrasto tra la serata “principale” del Summer Game Fest, condotta da Geoff Keighley, e la “sorella minore” rappresentata dal Day of the Devs è stato particolarmente forte e sentito. Dopo due ore di annunci decisamente poco entusiasmanti, con pochi picchi – un nuovo trailer di Death Stranding 2: On The Beach; il reveal di Resident Evil Requiem; un DLC di Lies of P reso disponibile immediatamente con uno shadowdrop – il Day of the Devs per me è arrivato come una boccata d’aria fresca all’uscita di una lunga, lunga galleria. C’era da aspettarselo, visto che l’anno scorso lo show aveva ospitato titoli del calibro di Phoenix Springs, UFO 50 e Afterlove EP.
I principi alla base dell’evento sono completamente diversi. Manca uno show floor fisico; la trasmissione è registrata prima di andare in onda; l’ente organizzatore è una organizzazione non profit sorta dagli sforzi di Double Fine Productions e iam8bit; la partecipazione da parte di titoli di prossima uscita e sviluppatori è completamente gratuita, e passa attraverso un processo di curatela e selezione che dura mesi. Un cambio di passo profondissimo rispetto alla filosofia dello show di Keighley. Con risultati ben visibili: i team al lavoro sui singoli progetti hanno il tempo e il modo di spiegare i loro giochi in maniera approfondita, con video dedicati e veri e propri spaccati di vita e di lavoro capaci di entrare in profondità dentro ciascun videogioco, e dentro ciascuna persona che ai videogiochi si dedica con passione. Un ottimo modo per garantire a piccoli giochi indipendenti una possibilità per emergere, anche se la scala dei progetti quest’anno variava abbastanza: dall’attesissimo Sword of the Sea di Giant Squid (Abzu, The Pathless, Journey), già protagonista di una sezione dell’ultimo State of Play, a Consume Me di Jenny Jiao Hsia e AP Thomson, che era già stato ospitato dal Day of the Devs nell’ormai lontano 2018. L’ho trovato uno show di altissimo livello. Vi racconto i progetti che mi hanno colpita di più in assoluto.
E fu così che un’oca arrivò dall’Australia con un coltello nel becco per rivoluzionare l’umorismo nel mondo dei videogiochi - e non solo. Untitled Goose Game è stato uno dei videogiochi indie più freschi degli ultimi anni, con una slapstick comedy che lo ha reso una gemma preziosissima nel catalogo (di altissima qualità) del publisher Panic. Ora il team di sviluppo di House House è pronto a tornare alla ribalta cambiando le regole del gioco. L’esistenza di Big Walk non è una novità: svelato nel corso della serata dei The Game Awards del 2023, la sua uscita era inizialmente inquadrata nel 2025, mentre durante questo Day of the Devs abbiamo scoperto che la finestra è stata spostata al 2026. Gli sviluppatori lo definiscono come un “walker-talker cooperativo online”: si gira per il mondo insieme agli amici, si chiacchiera, e si affrontano le sfide di un mondo aperto. Come spiegato dai dev, principalmente si parla e si cammina, e lo si fa con l’ausilio di una chat vocale di prossimità che mira a costruire un forte senso di immersione nel mondo di gioco. Questo perché la voce dei nostri compagni ci arriverà con una intensità diversa a seconda che siano vicini o lontani. Nel video sono state mostrate anche situazioni in cui viene rimosso lo strumento della voce, costringendo i giocatori partecipanti alla sessione a trovare nuove modalità per comunicare. L’atmosfera di Big Walk è rilassata e interamente basata sulla collaborazione. Personalmente, non sono un’appassionata di videogiochi multiplayer, ma per l’opera di House House sarò ben felice di fare un’eccezione.
Il nuovo gioco di Giant Squid si era già mostrato nel corso dell’ultimo State of Play, ma il Day of the Devs è stata l’occasione perfetta per vederlo in azione a un passo differente. Soprattutto grazie alle parole di Matt Nava, Creative Director dello studio, che ha ricoperto tale ruolo sia in Abzu che in The Pathless. “Sword of the Sea è un videogioco d’avventura pieno d’atmosfera in cui si fa surf su una spada”, ha spiegato. “È un gioco sul movimento e sul giungere in uno stato di flow. Un qualcosa che sperimento in prima persona quando vado in snowboard”. Guardando il gameplay di Sword of the Sea, mi sono subito tornate alla mente le sensazioni provate girando sull’hoverboard di Solar Ash - peraltro, Heart Machine, lo studio che si cela proprio dietro Solar Ash, ha partecipato al Day of the Devs con l’atteso Possessor(s). Un senso di libertà, di bellezza, di comunione con un mondo pieno di sabbia e acqua: di fatto, una commistione spettacolare tra il mondo acquatico di Abzu e quello desertico di Journey. Per le musiche vi è il gradito ritorno del compositore Austin Wintory, che ha collaborato con lo studio ad Abzu, Journey e The Pathless. Nava spera che l’esperienza sia meditativa e intensa per i giocatori, e in base a quanto visto nel trailer pare che si tratterà di un viaggio più solitario rispetto al precedente più illustre di Giant Squid, ossia Journey: il protagonista è sempre solo nelle sue traversate a bordo di spada, peraltro evidentemente ispirate ai titoli della serie Tony Hawk. Sword of the Sea arriverà a brevissimo, il 19 agosto. Non vedo l’ora.
Da Beethoven and Dinosaur sono grandi, grandissimi appassionati di musica. Nel 2021, lo studio australiano aveva portato sul mercato The Artful Escape, un’avventura musicale con elementi platform che vedeva come protagonista il giovane cantautore Francis Vendetti, nipote del celebre Johnson Vendetti, cantautore folk che spopolava nella città di fantasia di Calypso e che con la sua fama schiacciava il giovane Francis, alla ricerca della sua strada insieme alla sua fida chitarra. Ricordo The Artful Escape soprattutto per la sua direzione artistica superlativa, sia dal punto di vista visivo, sia da quello musicale. E sempre di musica si parlerà anche in Mixtape, videogioco d’avventura in cui si seguiranno tre amici che riportano alla vita i loro ricordi adolescenziali durante l’ultima notte del liceo. La compilation comprenderà pezzi di Iggy Pop, The Smashing Pumpkins, Joy Division, Roxy Music, The Cure, e molto altro ancora. Tutte queste canzoni saranno una sorta di madeleine di Proust: un mezzo per rievocare e rivivere momenti passati. Il tutto presentato da Johnny Galvatron, fondatore di Beethoven and Dinosaur, appassionato musicista australiano che a un certo punto della sua vita ha deciso di smettere con la vita da tour e di concentrare i suoi sforzi in un ambito per lui nuovo: quello dello sviluppo dei videogiochi. Mixtape sembra essere un’avventura dal cuore grande, e dovrebbe arrivare entro l’anno nelle mani dei giocatori.
Non è un mistero: Thirsty Suitors è stato uno dei miei videogiochi preferiti del 2023. La protagonista Jala sta cercando di rimettere insieme i pezzi della sua vita dopo la fine di un’importante storia d’amore, e mentre deve combattere a colpi di insulti e lusinghe contro i pretendenti mandati da sua nonna (!) a volte le cose si fanno semplicemente troppo difficili per farcela da sola. Ecco che con una mossa speciale può chiamare in aiuto la persona più forte che ci sia: sua mamma, che con una sonora ciabattata ridurrà a più miti consigli anche il tipello più scocciante. Quella di Thirsty Suitors era anche una storia di diaspora, di complessa gestione degli intrecci tra la cultura di origine di Jala - madre indiana, padre srilankese - e quella statunitense, nel cui tessuto si è inserita con la sua famiglia. E questo intreccio passava anche tramite sessioni di cucina, tra le più brillanti componenti del gameplay di Thirsty Suitors. Con Dosa Divas, Outerloop Games continua a porsi nel solco della magia del cibo e della cucina: il dosa che dà il titolo al gioco è un piatto indiano a base di riso e fagioli. Ci troviamo in un gioco di ruolo con combattimenti a turni in cui le debolezze dei nemici sono rappresentate dai loro gusti in fatto di cibo: cuciniamo il piatto giusto e il gioco e fatto – possiamo lasciarli soddisfatti, pienotti e in panciolle, pronti a essere sconfitti dai nostri colpi da potenziare premendo i tasti a tempo, in perfetto stile Mario&Luigi: Superstar Saga, un riferimento che sta tornando molto di moda nel mondo dei videogiochi negli ultimi anni. Date le squisite abilità di Outerloop Games, non ho dubbi nell’affermare che il piatto di Dosa Divas sarà molto, molto ricco. Sarà servito nel 2026.
Annunciato appena prima nel corso dello show presentato da Keighley, Blighted ha avuto subito dopo l’occasione di mostrarsi con più calma, e con maggiori dettagli forniti direttamente dagli sviluppatori di DrinkBox Studios. Che è un team di un certo tipo: da loro è venuto il metroidvania ambientato nel Mexiverso (!) di nome Guacamelee!, che ha avuto anche un seguito, e pi è arrivato l’eccellente Nobody Saves the World. Lo studio crea e autopubblica i propri giochi, e così avverrà anche per Blighted, una sorta di incubo western in salsa psichedelica. “Blighted” vuol dire “piagato” ed è proprio questa la condizione che affligge il protagonista, affetto da una malattia chiamata Piaga, in grado di alterare il tessuto della realtà. Nel mondo di Blighted, i morti vengono seppelliti con un seme di albero della memoria nel cervello, in modo tale che la pianta che da lì crescerà possa albergare nei frutti i loro ricordi. È un’idea a dir poco affascinante, ma la profanazione di questo rito da parte del malvagio Sorcisto altera in delicato equilibro tra vita e morte e rilascia la Piaga. Il protagonista ha il difficile compito di reclamare i ricordi del suo popolo sconfiggendo Sorcisto. Contrariamente a Guacamelee!, metroidvania bidimensionale tutto sommato abbastanza tradizionale (quantomeno all’apparenza...), Blighted si avvale di una visuale isometrica per rappresentare un mondo divorato dalla Piaga e una serie di nemici e boss dall’estetica davvero memorabile. Come confermato da Augusto Quijano, Art Director di DrinkBox Studios, la scelta di passare alle tre dimensioni è uno step coraggioso per lo studio, ma necessario per costruire un mondo ancora più vibrante. Vedremo come si declineranno le dinamiche da metroidvania in relazione al funzionamento della Piaga nell’esplorazione e nei combattimenti. Blighted è atteso per il 2026.
Con un team di trenta persone, Nyamakop è uno degli studi di sviluppo più interessanti della scena africana. Il percorso della squadra con sede a Johannesburg è iniziato nel 2018 con Semblance, e ora proseguirà con Relooted, annunciato proprio durante questo Day of the Devs. Relooted è ambientato in un vicino futuro in cui si immagina che i Paesi occidentali abbiano firmato un trattato con i Paesi africani, impegnandosi a restituire le numerose opere d’arte rubate nel continente durante il periodo coloniale. Ma i musei sfruttano una scorciatoia legale per evitare questo rimpatrio. Ecco che sulla scena arriva il gruppo di eroi, che decidono che no, questa situazione non va bene: saranno loro a riportare le opere d’arte nei Paesi a cui appartengono. Se necessario, anche rubandole. Il tema della decolonizzazione dei musei è in realtà caldissimo in questi anni, come si può leggere in questo articolo dedicato agli sforzi degli attivisti africani e afrodiscendenti per ottenere la restituzione di opere d’arte da istituzioni potentissime, tra cui spicca il British Museum. “Nel mondo reale, un report del governo francese ha stimato che il 90% del patrimonio culturale subsahariano è posseduto da collezioni occidentali”, spiega Sithe, Producer di Relooted. “Si tratta di milioni e milioni di artefatti dall’importante valore materiale, artistico e spirituale, inclusi resti umani”. Nel gioco, dovremo pianificare il colpo studiando la struttura dell’edificio in cui l’opera da recuperare è situata e studiare anche una via di fuga convincente. Relooted combina azione, strategia e rompicapo e si presenta come una delle proposte più originali e affascinanti di questa serata strabiliante. Non conosciamo ancora la sua finestra d’uscita.
Il team di Something We Made torna a mostrare il seguito dell’acclamato TOEM, avventura che sfruttava una macchina fotografica per svelare i segreti di un mondo in bianco e nero. Come nel primo capitolo della serie, l’obiettivo è di fotografare misteriosi fenomeni di nome TOEM. L’ambientazione è la medesima; semplicemente, il sequel è ambientato qualche anno dopo la conclusione delle peripezie di TOEM. In base a quanto visto nel trailer, l’esplorazione del mondo sarà maggiormente dinamica, con torri, scale, ambienti aperti e chiusi, e un gran numero di personaggi non giocanti con cui fare amicizia e di cui seguire le quest. Ogni nuovo amico può fornire al protagonista nuovi strumenti con cui arricchire le modalità d’utilizzo della telecamera, così facilitando la cattura dei fenomeni TOEM su pellicola. Come confermato dagli sviluppatori, TOEM 2 sarà un’esperienza rilassante come il suo predecessore, un “cozy game” privo di sfide stressanti o impegnative. E va benissimo così: il mondo dei videogiochi è bello perché vario, e non sempre c’è il desiderio di giocare un soulslike spaccamani. Potremo riprendere in mano la macchina fotografica con TOEM 2 nel 2026.
Pubblicato il: 08/06/2025
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