NINTENDO DIRECT SVUOTA IL FRIGO

Un benvenuto a chi è qua per trovare una conferma alle sue sensazioni sul Nintendo Direct spedito in orbita ieri pomeriggio, forse proprio negli ultimi giorni validi per agganciare il treno del non-E3. Non sono certo che saranno queste mie righe a darvi soddisfazione: mi pare di capire che le mie opinioni sulla Nintendo Direct siano differenti da quelle di quasi tutte le (poche) persone con cui ho scambiato due parole a riguardo nelle ultime ore. È che mentre scrivo l’attesa non è ancora finita e ne sto risentendo. Con un annuncio atteso ma in qualche modo comunque sorprendente, il 17 giugno è stata diffusa la notizia che finalmente, il giorno successivo, sarebbe successo: i Fontaines D.C. avrebbero pubblicato il secondo singolo del loro imminente quarto album, Romance. Eppure nulla: passano Mario & Luigi, passa Zelda, passa pure Samus Aran, pensa, e loro si fanno attendere. I Fontaines D.C. sono la migliore band degli ultimi dieci anni: nel lasso di tempo in cui Nintendo ha trasmesso il logo del gioco e poi i primi, pochi, secondi di gameplay non-descriptive di Metroid Prime 4: Beyond, i Fontaines D.C. (Dublin City) hanno messo fuori tre dischi, sono finiti su svariate copertine e hanno girato il mondo più volte. Di fronte a tanta frenetica produttività giovanile, la Federazione Galattica e la sua cacciatrice di taglie dimostrano i quasi quarant’anni che si portano sulla Varia Suit. 

Ma come è stato questo Nintendo Direct? Anzi, pausa: come vogliamo chiamarlo? Al femminile o al maschile? Io ho già alternato le due declinazioni, sapendo che, come fai, sbagli. Decidiamolo ora e poi teniamocelo buono, anche perché quelli di Round Two / Final Round hanno deliberato di assegnarmi gli editoriali di commento a ogni Nintendo Direct, quindi ci si rileggerà alcune volte. Tipo due all’anno, se va avanti così. È uno degli accordi professionali meno sensati della mia carriera, il che è davvero tutto dire. Però avete visto? Ho scelto la Nintendo Direct, al femminile, forse perché questa volta c’è stata Samus, appunto.

Metroid Prime 4: Beyond, questo il nome completo, a una certa non se l’aspettava più nessuno. Devo ricordarmi di andare a seguire i raid di fan di Metroid che staranno già andando a perculare gli angoli di Reddit dei supporter di F-Zero. Che fantastica lotta tra bestie in via di estinzione! Lo sapevate che sono passati più anni dall’uscita dell’ultimo vero F-Zero rispetto a qualsiasi altro lasso di tempo con cui avrei potuto chiudere brillantemente questa similitudine? Era il 2003, ventuno anni fa: Grian Chatten nel 2003 aveva nove anni e ora ha fatto quattro dischi come voce dei Fontaines D.C. (sto controllando, non è ancora uscito). 

Però torniamo coi piedi per terra o comunque sul pianeta calpestato dagli astro-stivali di Samus: per me è stato il momento a maggiore concentrazione di calorie della Nintendo Direct. La messa in scena di quei pochi istanti di gioco mi ha soddisfatto. Per l’esaltazione ci vorrà qualcosa di più, come per esempio capire cosa avrà di differente Beyond rispetto ai tre Metroid Prime che l’hanno preceduto. Nella sua avara generosità fuori tempo massimo, Nintendo non ha comunque allargato più di tanto i cordoni della borsa: eccola qua la vostra e nostra Samus, eccolo qua il passaggio dalla terza persona alla prima, eccolo lì il braccio cannone che si carica, eccola lì la morfosfera, eccole lì le scansioni, ed eccolo lì il nemico misterioso. Per la parte Beyond a quello che già si sa, ci toccherà aspettare. Tipo fino a febbraio, quando presenteranno Super Switch e la versione per entrambe le generazioni del gioco. No, non lo so per davvero e se lo avessi saputo sarei andato a dirlo a quelli del Reddit di F-Zero per tirarli su di morale.

The Legend of Zelda: Echoes of Wisdom, invece, non avrebbe comunque goduto della potenza aggiuntiva della prossima console di Nintendo, perché è il motore a sbuffare e a incespicarsi. Immagino sia quello del remake di A Link’s Awakening, visto su Switch ormai anni fa e già allora delizioso da fermo e coi piedi storti appena si muoveva. Sì, insomma, scatticchiava e comunque il livello di dettaglio era quello che era. Qui mi pare le cose siano andate pure peggio: a un certo punto su schermo si sono attivati dei soffioni e l’effetto del vento/vapore mi ha ricordato che uno Zelda dai valori produttivi così dimessi non si vedeva proprio da tanto. Ho scritto “valori produttivi”, lo so, mi dispiace. Tra i miei buoni propositi dell’anno c’era di farne a meno. Migliorerò

Però, intanto, questo potremmo chiamarlo The Legend of Link: Echoes of Wisdom. La logica è inattaccabile: se sono trent’anni che usiamo Link e il gioco si chiama Zelda, ora ci fate la cortesia di rimanere coerenti. È la parte che mi interessa di più del gioco, che per il resto mi ha lasciato totalmente indifferente, se non indispettito. Non mi è piaciuta la parte DIY di Tears of the Kingdom e qui torna, pure se in scala ultra-ridotta. Capisco l’intento, l’idea è sensata e conoscendo quanto sono furbi e scafati quelli che trottano sotto la direzione di Eiji Aonuma, non scommetto contro l’efficienza generale dell’idea di gioco di The Legend of Link: Echoes of Wisdom. Però è il gioco di Zelda Link che poteva uscire solo adesso, a console già sazia, a un anno dal cenone di Tears of the Kingdom e con il pubblico grande e piccolo già appagato. Se cadrà, non farà alcun rumore.

L’unico altro gioco di cui ha senso che io parli è The New Denpa Man. Se fossi metà dell’uomo che ero nel 2003, l’anno in cui è uscito l’ultimo F-Zero, ora manterrei la gag andando avanti a parlarvi per due paragrafi di The New Denpa Man. Una cosa tipo performance situazionista, ma non ce la faccio. Non senza un nuovo F-Zero o il singolo dei Fontaines D.C.  

No dai, tutto quello che è successo tra le pieghe degli otto giochi firmati da Nintendo che hanno fatto parte di questa Nintendo Direct, non è stato poi di grande rilievo. Come già nell’ultimo o penultimo appuntamento con le trasmissioni da Kyoto, si è materializzato un orgoglio per il videogioco giapponese che è ormai impossibile trovare altrove. Switch e Nintendo portano avanti con orgoglio la tradizione del gioco di ruolo orientale: se ho contato bene sono dieci i giochi che, tra ruolo vero e proprio e strategia, si rifanno direttamente alla scuola giapponese. 

L’altra parte del buffet era occupata da dei tramezzini che non avrebbero sfigurato in un qualsiasi evento per la stampa nel Regno Unito. Molti anni fa, non ricordo più dove fossi, mi sono ritrovato ad addentare un tramezzino con dentro dei pezzi di guscio d’uovo. Ecco, come soddisfazione percepita siamo più o meno da quelle parti. Nintendo ha aperto il frigo e ha composto un polpettone con gli avanzi della generazione che si ritrova tra le mani. Una generazione di grandissimo, enorme successo, ma che è durata più di quanto non fosse fisiologicamente nelle sue possibilità (posso immaginare i commenti degli azionisti, vi stimo tantissimo pure io). Ora quello che gira qua attorno è questo ripieno di giochi che qualche volta arrivano dal mondo mobile di alcuni anni fa (Metal Slug Attack, Fantasian Neo Dimension) e in tanti casi ci segnalano che sì, è vero, c’è vita oltre alle produzioni AAA. Non sono i tantissimi giochi che ci piace definire “indie” e che hanno ben figurato al non-E3. Questi occupano una sorta di terra di mezzo che altrove li relega agli angoli bui degli store online o dei cataloghi su abbonamento. Sono i giochi A, o forse AA. Anche questa è Nintendo Difference (ogni occasione è buona per abbattere lo slogan che svariate legioni di supporter hanno reso più stucchevole dell’ennesima riproposizione di Donkey Kong Country Returns). 

Nel segnalarvi che Farmagia dovrebbe pronunciarsi esattamente così, con la “g” molle e non “Farmaghia”, come nel trailer, vi faccio anche sapere che l’idea era già stata sfruttata dal farmacista che sta a cento metri da casa mia. È un omone alto e simpatico, che fuori dagli orari di lavoro, si diletta come illusionista e intrattenitore: si fa chiamare “il farmago” e la sua è, di conseguenza, la Farmagia. Amabilmente imbarazzante, lo so.

Torniamo a fare un po’ d’ordine, banalmente l’unico altro gioco di cui ha senso che io parli è Mario & Luigi: Sottotitolo Molto Lungo (poi controllo il comunicato stampa, ma a naso sarà un incubo farcelo stare nelle homepage dei Final Round di tutto il mondo). Ho appena giocato a Paper Mario: Il portale millenario e facendolo ho fantasticato alcune volte sul ritorno di Mario & Luigi. Perché il Mario & Luigi del 2003, Superstar Saga, era una cosa proprio differente: scritto in maniera deliziosa, ruffianissimo da giocare, pixellosissimo alla vista. Quindi bentornati fratelli Mario e i miei omaggi a Nintendo che, durante la trasmissione, non ha finto che Paper Jam Bros. non fosse mai esistito (ma non serve parlarne ora). 

Di Mario & Luigi: Sottotitolo Che Poi Troverò va innanzitutto detto che è stata definita un’avventura “marinaresca” e con il salmastro Nintendo se la cava benone (The Legend of Zelda: Wind Waker e Super Mario Sunshine, per dire). Poi va detto che non ci è stato detto chi si sta occupando del progetto e dato che lo studio creatore della serie, Alpha Dream, l’abbiamo salutato anni fa, non è cosa da poco. Lo stile visivo non mi ha fatto cambiare i boxer, quel bordo così marcato che ricorda gli anni del cel/toon shading mi pare sfruttato con risultati non proprio eclatanti. Però ecco, mi riservo di rileggere queste righe quando avrò il gioco tra le mani e di darmi dell’incompetente. Così, giusto per anticipare qualcuno. 

Ma sì, Mario & Luigi è il gioco giusto per l’ultimo stagione natalizia dello Switch. Uscirà il 7 novembre 2024, comunque molto, molto prima di un eventuale nuovo gioco di F-Zero. Che non è stato annunciato manco questa volta e mi spiace se è spoiler.

Addendum frutto del senso di colpa da “ma c’era tanto altro!

Aggiungo delle considerazioni molto veloci, ma assolutamente ficcanti, su altri giochi presentati. Lo faccio principalmente perché, non ci crederete, il singolo dei Fontaines D.C. ancora non è uscito. Allora, Super Mario Party Jamboree ha il nome più azzeccato della storia della serie, che per la prima volta su Switch ha toccato quota venti milioni (con il Super Mario Party del 2018). Quindi non fate i grossi dicendo che a voi Mario Party non interessa, perché non ha mai avuto le spalle così larghe. Poi una pacca convinta a Capcom, che su Switch riesce nella mirabolante impresa di proporre un’altra raccolta di Phoenix Wright. Non me la sento di controllare, ma credo che abbiano già riproposto tutti i giochi della serie tre volte. Curiosità: quando è uscito in occidente il primo Phoenix Wright, nel 2005, erano già passati due anni dalla pubblicazione di quello che sarà l’ultimo, vero, nuovo capitolo di F-Zero. Peraltro Capcom riesce a mettere assieme un’altra raccolta, quella di Marvel Vs. Capcom Fighting Collection, che immagino non abbia molto a che fare con Marvel Vs. Capcom Origins del 2012. Un’ultimissima considerazione per Nintendo World Championship: NES Edition: mi ero completamente scordato dei due NES Remix per Wii U. È comunque ammirevole la quantità di progettini secondari che Nintendo è riuscita a infilare in questi ultimi mesi di Switch… e tutto solo per mandare un segnale (con una mano sola) a PlayStation 2 e al record di console vendute che Jim Ryan ha ritoccato con l’Uni Posca. 

Eccola lì, è uscita la canzone dei Fontaines D.C., alla prossima Nintendo Direct!

Pubblicato il: 19/06/2024

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10 commenti

Il fatto è che quelli bravi riescono a tirar fuori un pezzo bello da leggere e pieno di contenuto pure dagli avanzi del frigo, aggiungendoci un pizzico di Fountaines D.C. e una manciata di prese per i fondelli a F-Zero. TVB Zave <3

Beh, ogni tanto svuotando il frigo ci si mangia degli ottimi avanzi.
Ok, è chiaro come il sole che sono giochi tenuti in frigo da un pezzo, tirati fuori giusto per traghettare Switch alla (meritata e fin troppo ambita pensione). Io sono soddisfatto …Altro...
Beh, ogni tanto svuotando il frigo ci si mangia degli ottimi avanzi.
Ok, è chiaro come il sole che sono giochi tenuti in frigo da un pezzo, tirati fuori giusto per traghettare Switch alla (meritata e fin troppo ambita pensione). Io sono soddisfatto, in un anno in cui sto giocando pochisimo, mi porterò a casa due o tre tiloli molto in linea con i miei gusti. Per me finisce benissimo così l'era switch, con un Mario e Luigi e uno Zelda sperimentale. Da marzo però voglio giocare con ben altro, che neanche in italia l'età pensionistica viene tirata tanto a lungo.

Il nuovo Zelda sembra molto carino così come Mario e Luigi ma di Metroid dopo tutti questi anni quel che hanno mostrato è piuttosto deludente. Con una console ormai a fine vita presentare giochi palesemente cross-gen un po' di dubbi questo Direct …Altro... Il nuovo Zelda sembra molto carino così come Mario e Luigi ma di Metroid dopo tutti questi anni quel che hanno mostrato è piuttosto deludente. Con una console ormai a fine vita presentare giochi palesemente cross-gen un po' di dubbi questo Direct li lascia.

Qualcuno mi spieghi, meglio, come si fa a considerare questo direct una delusione, se presentano il nuovo metroid, un nuovo Mario (& Luigi) e un (spero) bellissimo nuovo Zelda.
Follia.

Dopo aver letto questo articolo non penso recupererò la Ninendo Direct, però ho ascoltato il nuovo singolo dei Fontaines D.C., spacca

Bello, ma il frigo era vuoto

Daje ❤️

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