Il (possibile) futuro di Konami

Tra Suikoden, Silent Hill e Metal Gear:
Cosa si nasconde dietro agli annunci di Konami

A seguito di uno dei PlayStation Showcase più deludenti che si ricordino, l’argomento forse più caldo tra quelli trattati da certe porzioni di internet è quello del remake ufficiale di Metal Gear Solid 3, presentato come Metal Gear Solid Delta: Snake Eater da Konami con un breve ma scenico teaser inserito a metà della conferenza di Sony. Il comunicato ufficiale di Konami non cita, ovviamente, Hideo Kojima (che è estremamente implausibile possa anche solo avvicinarsi al progetto), e ha chiarito che ad occuparsi dello sviluppo del remake di Snake Eater sarà Virtuous Games (team basato a Singapore specializzato in porting di vario genere) assieme ad un team interno. In questa sede non voglio però lanciarmi in speculazioni sui possibili contenuti di Metal Gear Solid Delta o delle differenze che potrebbe presentare rispetto all’originale, quello che mi interessa analizzare è la nuova posizione di Konami all’interno del mercato videoludico.

Konami è stata un gigante dell’industria, un’azienda incredibilmente influente capace di lasciare un segno più che tangibile sulla storia del medium videoludico grazie ad alcune delle sue proprietà intellettuali più amate. Non c’è solo Metal Gear nella storia di Konami, ci sono Suikoden, Parodius, Silent Hill, Gradius, Castlevania, Contra, Dance Dance Revolution e Beatmania; titoli importantissimi per l’evoluzione culturale, tecnologica, mediatica ed economica dell’industria. Konami sta cambiando direzione, ma per capire come e perché bisogna necessariamente fare un passo indietro e tornare alla crisi dei mutui subprime del 2008.

Quando gli Stati Uniti entrarono in crisi si generò un effetto valanga che travolse l’intero mercato globale. Per un curioso effetto farfalla, in Giappone, la crisi americana del 2008 fece sì che i prezzi delle pubblicità televisive si abbassassero drasticamente. Ad approfittarne fu GREE, azienda con base a Roppongi che da un annetto stava sperimentando metodi di monetizzazione alternativa del nascente mercato del mobile gaming. I free to play nacquero così, e la massiccia campagna pubblicitaria con cui GREE colonizzò le reti televisive giapponesi contribuì ad avvicinare il modello al grande pubblico e a renderlo estremamente profittevole. In quel periodo storico Konami era ancora uno dei blasoni più in vista del panorama dello sviluppo nipponico, per quanto fosse incastrata in un momento di grande stagnazione creativa (la stessa che colpì Capcom e tante altre aziende giapponesi sulla coda della settima generazione di console).

Tolto Metal Gear le IP di successo a marchio Konami non producevano grandi utili, e l’intuizione di GREE fece drizzare le antenne ai dirigenti dell’epoca, che decisero di fare qualche esperimento a basso costo. La pubblicazione, nel 2010, di Dragon Collection - un deckbuilder free to play d’ambientazione fantasy - portò nelle casse dell’azienda cifre da capogiro a fronte di un investimento iniziale irrisorio. Fu l’inizio della fine, con l’azienda oramai decisa a cambiare modello di business. Metal Gear Solid V costò 80 Milioni di dollari e ne incassò circa 180 Milioni al lancio, ma il processo di sviluppo dei giochi console venne bollato come troppo lungo e questo portò ad una spaccatura interna che avrebbe cambiato di lì a poco il volto di Konami.

A seguito della ristrutturazione aziendale del Marzo 2015, con la quale Konami cancellò di fatto il nome di Hideo Kojima (all’epoca vicepresidente della sezione Digital) dai propri registri tentando di distruggere la carriera di quella che fino a quel momento era stata una delle figure chiave del successo dell’azienda, Konami cambiò direzione. Il cambio di passo venne sancito dall’elezione, nel 2014, di Tomohiro Uesugi come presidente e, nel 2015, di Hideki Hayakawa come nuovo CEO. La direzione era chiara: abbandonare il mercato dei videogiochi casalinghi, giudicati troppo costosi e lunghi da produrre, per concentrarsi esclusivamente su produzioni semplici che garantissero guadagni corposi ed immediati anche a costo di sacrificare legacy e visione creativa di un’azienda leader nel mercato.

Hideki Hayakawa e Tomohiro Uesugi

L’epilogo fu una tremenda storia di mobbing e di crudeltà aziendale ai danni di Hideo Kojima e dei suoi collaboratori, ostracizzati dall’azienda a cui venne fisicamente vietato di interagire con la stampa o con altri colleghi, oltre ad un progressivo e inesorabile allontanamento dal mercato. Dal 2015 in poi Konami si è occupata principalmente di sfruttare le proprie IP del passato per la produzione di pachinko su licenza, dei videogiochi mobile free to play e di trovare un modo per rendere il più profittevole possibile lato mobile gaming l’IP di Yu-Gi-Oh!. Metal Gear vide la pubblicazione di Survive, che venne salutato da critica e pubblico con fischi e pernacchie (nonostante, a sua discolpa, qualcosina da dire Survive ce l’aveva pure ma finì per pagare le colpe di una corporation che il pubblico giudicava ormai compromessa), mentre Silent Hill, Castlevania e tutte le altre IP si inabissarono inesorabilmente sparendo dai radar salvo ricomparire sporadicamente per il lancio di merchandise di vario tipo. Konami è passata nel giro di pochissimo tempo dall’essere una delle aziende più amate dal pubblico a nemica numero uno di tantissimi appassionati e adetti ai lavori che nella direzione di Uesugi e Hayakawa vedeva l’incarnazione di tutto ciò che di male ci fosse nel mondo corporate delle major.

Cosa ha portato, quindi, Konami a presenziare finalmente all'interno della conferenza di un platform holder come Sony a distanza di otto anni? La risposta è apparentemente semplice: l’azienda sembrerebbe aver cambiato nuovamente direzione internamente, e il processo pare essere iniziato nel 2020 con l’elezione di Kimihiko Higashio come nuovo presidente di Konami Holding Corporation (oggi rinominata Konami Group Corporation).

Nel corso dell’ultimo anno Konami ha dimostrato di volersi ritagliare nuovamente spazio all'interno di un mercato che, dai tempi in cui se ne chiamò fuori, è cresciuto esponenzialmente fino a raggiungere il valore di cinema e musica messi assieme. Il primo timido segnale è arrivato al Tokyo Games Show 2022, quando all'interno di una conferenza ancora pesantemente incentrata sul mobile gaming ha annunciato ufficialmente la pubblicazione di una HD collection comprendente i primi due capitoli di Suikoden. Il materiale rilasciato all'epoca chiariva da subito la natura di progetto a budget limitato, ma l'intenzione di rimettere mano ad una serie oramai semisconosciuta come Suikoden sembrava suggerire contemporaneamente sia il possibile tentativo di riavvicinamento alla fanbase sia quello di intercettare l'entusiasmo per Eiyuden Chronicles, JRPG sviluppato dai creatori originali di Suikoden, anch'essi "costretti" all'indipendenza dall'inattività dell'azienda. Il secondo passo è stato quello di annunciare in pompa magna la rinascita di Silent Hill con l'evento dedicato a fine 2022, in cui sono stati presentati un film, il remake di Silent Hill 2 sviluppato da Bloober Team, Silent Hill F e Ascension. Si tratta di una quantità di progetti fuori scala per un IP che sembrava destinata all'oblio dopo la cancellazione di Silent Hills nel 2015.

Metal Gear Solid Delta si inserisce quindi in quello che sembra essere un piano di rilancio dell'azienda sul mercato dei Tripla A e di un ritorno allo sviluppo attivo su console. A testimoniarlo, in questo senso, c'è anche l'annuncio di aver aperto ad Aprile 2023 un nuovo ufficio ad Osaka dedicato interamente allo sviluppo, fondato sul mantra del "Creators First" che sembrerebbe voler mettere l'accento sul nuovo corso intrapreso da qualche anno a questa parte.

Ma quindi cosa sta succedendo concretamente? Perché questo dietrofront di Konami? La responsabilità di quest'inversione di marcia potrebbe essere di Higashio, oppure molto più semplicemente ci si è resi conto di aver abbandonato il mercato console nel momento più sbagliato in assoluto, quindi appena prima che esplodesse. Certo è che battere il ferro su “Creators First” in relazione al nuovo studio di Osaka ha tutta l’aria di essere un ammissione di colpe di una corporazione che, nel tentativo di rincorrere il guadagno facile e veloce, ha dilapidato un patrimonio di autori e addetti ai lavori di prima scelta con una rapidità senza precedenti. Ora tornare indietro è complicatissimo, proprio perché è stata la stessa Konami ad allontanare i suoi talenti (sia per quanto riguarda lo sviluppo sia per quanto riguarda certe figure manageriali che sono scappate a causa della virata verso il solo mercato mobile). Il risultato è che, se davvero Konami ha deciso di tornare sui suoi passi come sembrerebbe, quella che gli si para davanti è una strada pericolosamente in salita.

Vista dell'Osaka Umeda Twin Towers South business center

Un’analisi lievemente più approfondita degli annunci fatti nell’ultimo anno potrebbe aiutare ad inquadrare meglio la posizione attuale di Konami e quelli che potrebbero essere i suoi obiettivi. Konami deve prima di tutto risanare un danno d’immagine gigantesco: chi c’era ricorderà ancora molto bene i fischi del pubblico stordito dall’annuncio di Geoff Keighley del fatto che Kojima non avrebbe ritirato i premi vinti da The Phantom Pain ai TGA di quell'anno perché espressamente vietatogli (sotto minaccia esplicita di venir trascinato in tribunale) da Konami stessa, così come è difficile dimenticare i report di Nikkei e New Yorker sul trattamento disumano riservato agli ex dipendenti fuggiti in seguito al divorzio con il creatore di Metal Gear. Andiamo con ordine.

Suikoden I&II, inizialmente, aveva tutta l’aria di essere un progetto poco dispendioso buttato lì per spremere un’IP ferma da ben più di un decennio. Oggi è un pelo più semplice contestualizzarlo come una raccolta di rimasterizzazioni poco costose ma capaci di stringere a sé una fetta di pubblico sicuramente non estesissima ma molto appassionata (Suikoden ha, soprattutto in Asia, un seguito calorosissimo). Un primo segnale d’apertura, se vogliamo, quasi un gesto di cortesia. Il sospetto di un tentato sgambetto ad Eiyuden Chronicle rimane, però è possibile offrire un’interpretazione differente. Lo showcase dedicato a Silent Hill è stato fin qui il segnale più chiaro di tutti: se Konami si fosse limitata ad annunciare solamente un remake di Silent Hill 2 sarebbe passato un messaggio ben diverso, ma l’annuncio di tre videogiochi, un film e un’altro progetto - Ascension - che ancora non si è ben capito cosa sarà ma pare voler essere una sorta di esperimento di serie interattiva à la Bandersnatch, ha voluto mettere in mostra un impegno più che inaspettato. Non solo, perché c’è un altro aspetto da mettere sul piatto, ovvero che Silent Hill Townfall, che sarà sviluppato da NoCode, vede il coinvolgimento di un publisher esterno come Annapurna Interactive, segno di un’apertura un po’ insolita per l’azienda di Tokyo, da sempre gelosissima delle sue IP e dei guadagni ad esse collegati.

Il remake di Silent Hill 2, che è sicuramente il progetto più mediatico tra quelli annunciati ad ottobre 2022, non è quindi un caso che sia stato affidato allo sviluppo di Bloober Team. Tralasciando l’aspetto qualitativo delle loro opere di cui non ha senso parlare in questa sede, la scelta di affidarsi ad uno sviluppatore come Bloober ha particolarmente senso da un punto di vista pratico, dal momento che lo studio polacco è uno dei pochi al mondo ad essere verticalizzato sull’horror e, soprattutto, è un team prolifico, che in pochi anni ha pubblicato una gran quantità di titoli. Produttivamente parlando, quindi, Bloober Team può garantire la pubblicazione di Silent Hill 2 Remake senza grossi rallentamenti o intoppi, quindi sarà sembrata la scelta migliore per il rilancio dell’IP che assieme a Metal Gear è quella più importante sia per Konami che per il pubblico. A margine, peraltro, Townfall ed F sono progetti che dimostrano una rinnovata spinta creativa e, apparentemente, anche una nuova inclinazione al rischio per l’azienda.

Metal Gear Solid Delta è quindi in quest’ottica il passo definitivo per questo tentativo di rilancio, l’annuncio che più di tutti ha le potenzialità di rimettere Konami al centro del dibattito e di guadagnare qualche punto agli occhi un pubblico fortemente contrariato e scettico nei suoi confronti. Certo, per capire tutte le difficoltà del caso basta dare una rapida occhiata ai commenti sui principali social network, dove ad un generale clima di festa per il ritorno di Naked Snake si aggiunge inesorabile una frangia abbastanza nutrita di utenti che sembrano non aver perdonato a Konami l’allontanamento di Kojima e la mancanza di un suo coinvolgimento ufficiale per lo sviluppo del remake.

Faccio un'altra doverosa precisazione: al momento ognuno dei titoli annunciati è sviluppato da terzi in outsourcing, quindi è prestissimo per parlare di "rinascita Konami". Si può discutere di un mutamento di prospettive, di un riassestamento che dopo otto anni sembra voler agire sulla filosofia produttiva di un'azienda che ad oggi ha perso terreno in maniera inequivocabile. Ecco perché è importante tenere a mente quanto sviluppo di terze parti sia previsto a questo punto del percorso, perché se da un lato riconquistare il pubblico è e sarà difficilissimo, dall'altro la strada dell'outsourcing è quella più sicura che espone Konami alla minor quantità di rischi dal punto di vista degli investimenti.

Per ora quella messa in atto sembra più un'operazione salvafaccia che altro, però è innegabile che la comunicazione di Konami stia cambiando negli ultimi due anni. Non bisogna dimenticare, infatti, che Konami è un'azienda giapponese, immersa quindi in una cultura corporativa che non prevede la possibilità di chiedere esplicitamente scusa per delle decisioni sbagliate. A scanso di equivoci: le probabilità che la nuova dirigenza possa in qualche modo riportarsi in casa Hideo Kojima sono inesistenti (e lo stesso vale per altri autori come Koji Igarashi, Yoshitaka Murayama e Junko Kawano), dal momento che Kojima Productions è ormai una realtà avviata e indipendente che non ha bisogno di Konami per rimanere in piedi sulle sue gambe. Al massimo potrà esserci un parziale disgelo tra le parti, ma è comunque bene ricordare che Hayakawa è ancora il CEO di Konami Digital, ed è stato lui quello che più di tutti spinse per abbandonare autori ed IP della sezione dedicata al console gaming.

Questo parziale rilancio è ancora tutto in divenire, e la fondazione dello studio di Osaka è nella migliore delle ipotesi un investimento sul futuro che potrebbe dare i primi frutti fra qualche anno. Nel frattempo l’inedita propensione alle collaborazioni esterne anche in fase di publishing e una comunicazione che sta finalmente cambiando toni e direzione sembrano aver indirizzato Konami sulla strada giusta. In una recente intervista rilasciata a UsaToday, David Monk, manager della branca dedicata ad eFootball, parla esplicitamente di “venti di cambiamento” che sono stati percepiti da tutto lo staff e che hanno migliorato la qualità della vita in ufficio e hanno allargato gli orizzonti futuri. La strada è lunga e, come già detto, in salita, ma qualcosa sembra muoversi.

Gli errori e gli affronti da farsi perdonare, però, sono tantissimi, e non è detto che Konami possa riuscirci.

Pubblicato il: 28/05/2023

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16 commenti

Sorichetti, fottuta macchina da guerra.

Che dire? Sorichetti è come il confetto Falqui, basta la parola! Speriamo che il cauto ottimismo
Si trasformi presto un serena soddisfazione per i progetti delle nuova Konami!

Ottima analisi, è stato affascinante scoprire tutti questi retroscena. Grazie Andrea!

Sono sempre stato uno con i piedi per terra, qui però mi sento di essere fiducioso. Il cambio dirigenziale è evidente e sono convinto che hanno tutte le carte in regola per fare bene. I progetti che hanno fatto vedere sembrano indirizzati bene, alm …Altro... Sono sempre stato uno con i piedi per terra, qui però mi sento di essere fiducioso. Il cambio dirigenziale è evidente e sono convinto che hanno tutte le carte in regola per fare bene. I progetti che hanno fatto vedere sembrano indirizzati bene, almeno per quello che abbiamo visto:
1) Di metal gear sappiamo poco, sicuramente sarà uguale all'originale al 100% con qualche smussata al gameplay, magari rendendolo ancora più survival vista l'ambientazione e il trailer presentati.
2) Ciò che si è visto di Silent Hill 2 sembra promettente, ciò che spaventa è il team dietro e il gameplay che ancora non si è visto,
3) Il progetto indie di silent hill è ciò che veramente serviva, idee e meccaniche che solo sviluppatori indie possono garantirti (tra l'altro c'è un bravissimo studio dietro)
4) Silent hill F rappresenta il cambiamento della serie e nuovo principale capitolo, anche qui serviva dare più respiro alla serie con qualcosa di diverso.
5) Cross over con dead cells di castlevania mi è sembrata una bella mossa per portare magari qualche utente nuovo e piazzarci poi un reboot della serie castlevania

Ripeto, nel concreto si è visto poco, quello che si è visto mi sembra ottimo

Andrea sempre al top, grande articolo

Bellissimo articolo, come sempre.
Personalmente di Silent Hill mi interessa un po’ poco, non sono un grande amante degli Horror. MGS Delta è un altro paio di maniche. Super felice che arrivi su Xbox e non vedo l’ora di metterci le mani sopra. …Altro...
Bellissimo articolo, come sempre.
Personalmente di Silent Hill mi interessa un po’ poco, non sono un grande amante degli Horror. MGS Delta è un altro paio di maniche. Super felice che arrivi su Xbox e non vedo l’ora di metterci le mani sopra. Konami dovrà dimostrare costanza e solidità con questo titolo, e so che è solo un idea campata per aria e probabilmente impossibile, ma volessero tranquillizzare un po’ i videogiocatori interessati al titolo secondo me basterebbe anche solamente far vedere il titolo a Kojima e giusto far sapere la sua opinione, eventualmente anche farsi dare qualche consiglio. Poi è scontato che non avverrà mai, per mille x motivi tra cui anche sicuramente la cultura giapponese, ma speriamo che il gioco sia all’altezza dell’originale. Incrocio fortissimo le dita

Grandissima analisi, complimenti!

Ottima analisi, grazie!

Il discorso che hai fatto mi convince, per quanto in piccolo, a tornare a sperare; se il pensiero può cambiare, grazie a dei cambi di dirigenza, non è troppo assurdo pensare ad un "disgelo" che porti, tra qualche anno, al …Altro...
Ottima analisi, grazie!

Il discorso che hai fatto mi convince, per quanto in piccolo, a tornare a sperare; se il pensiero può cambiare, grazie a dei cambi di dirigenza, non è troppo assurdo pensare ad un "disgelo" che porti, tra qualche anno, al completamento di The Phantom Pain con Kojima come "outsource", o per lo meno coinvolto come consulente.

Anche se non coinvolgerlo nell'operazione del remake potrebbe essere di per sé anche un ulteriore elemento di allontanamento (specialmente per una questione di mancati diritti, e quindi economica).

(So di essere un illuso T_T)

Ciao, sono nuovo :) Sono rimasto abbastanza freddo di fronte al reveal al Playstation Showcase ed il fatto che sia stato buttato lì come un Project Q qualsiasi mi fa pensare che il progetto non sia di grande portata. Riguardo la diatriba Konami / Ko …Altro... Ciao, sono nuovo :) Sono rimasto abbastanza freddo di fronte al reveal al Playstation Showcase ed il fatto che sia stato buttato lì come un Project Q qualsiasi mi fa pensare che il progetto non sia di grande portata. Riguardo la diatriba Konami / Kojima credo che l'errore più grande sia stato quello di non far crescere qualcuno che potesse raccogliere il testimone della serie. I vecchi - per quanto grandi - ad un certo punto devono farsi da parte.

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