La storia dei videogiochi d’agosto, attraverso le note a piè di pagina.
Ben ritrovati alla rubrica che ha l’arroganza di considerare sperimentale anche un semplice elenco di videogiochi. L’elenco è quello che comprende alcuni dei nomi più importanti o interessanti, selezionati tra le centinaia di uscite che si sono registrate nel mese di agosto in decenni di storia. La sperimentazione, questa volta, consiste nel provare a raccontarli, quei nomi, passando dal corridoio di servizio delle curiosità e delle annotazioni secondarie. Anche tutti questi brevi approfondimenti fanno parte dei testi che vengono pubblicati ogni giorno e che costituiscono il corpo vero e proprio di Day One, un almanacco illustrato dei videogiochi (se vi serve più spam, lo trovate in fondo a questo articolo).
Per capire meglio come funzionerà questo Monthly Digest, non c’è tanto altro da fare se non cominciare. E si comincia dal 1° agosto, in cui nel 2013 venne pubblicato Killer is Dead, un gioco d’azione di Grasshopper Manufacture che provava a riprendere la psichedelia di killer7, dello stesso studio, riuscendoci solo in parte. Killer is Dead metteva il suo protagonista, Mondo Zappa, nelle condizioni non solo di affettare con la sua lama ondate di nemici, ma anche di poter avere rapporti intimi con alcune donne particolarmente appariscenti, semplicemente offrendo loro un regalo appropriato. Quel pezzetto di gioco venne definito “Gigolò Mode” e alcuni giornalisti lo commentarono stupiti. Per Oli Welsh di Eurogamer il Gigolò Mode “è sessista, sudicio, voyeuristico e tratta le donne come oggetti, oltre a essere una rappresentazione triste, sbilanciata e per nulla sensuale di un rapporto romantico”. Goichi Suda, Executive Director di Killer is Dead, ribattè deciso: “se ci giochi, capisci quanto sia difficile [convincere le ragazze con i regali] e quindi l’effetto non è così negativo”.
Dei primi giorni di agosto fecero parte anche altri videogiochi accolti con enorme entusiasmo e passati alla storia, anche se con pesi e ruoli differenti. Il 2 agosto 1991 Sega pubblicò per il Mega Drive Streets of Rage, il primo di una serie di picchiaduro a scorrimento che contribuì in maniera decisiva al successo della console a 16 bit (e quindi marchiò il periodo di maggior prestigio di Sega, in senso assoluto). Il 3 agosto 2004 id Software lanciò Doom III, che si allontanò sorprendentemente dallo stile di gioco dei primi due episodi. Venne presentato dai suoi creatori come il gemello diverso del Doom originale del 1993: questa volta più lento, buio e preoccupante.
Square Enix: Final Fantasy Crystal Chronicles. Non era uno spin-off qualsiasi, anche se il risultato commerciale fu in linea con l’andamento soporifero di quello della console di destinazione. Con Final Fantasy: Crystal Chronicles Square Enix tornò infatti a sviluppare un videogioco per una console di Nintendo distribuito in tutti i mercati, a ben sette anni dall’ultima volta. Era la primavera del 1996 quando la software house fondata da Hironobu Sakaguchi pubblicò Treasure Hunter G per il Super NES. Poi il gelo che interruppe ogni rapporto durante l’epoca del Nintendo 64, interrotto nel 2002 con la realizzazione di un gioco minore per il Game Boy Advance come Dice de Chocobo. Ma fu Final Fantasy Crystal Chronicles a sancire il riappacificarsi tra Square Enix e Nintendo.
Agosto fu anche il mese di Frogger, un classicissimo di Konami del 1984, entrato nell’immaginario collettivo con una prepotenza solo marginalmente inferiore a quella di Space Invaders o Pac-Man. Nel 1990, all’inizio di agosto, venne anche il momento di Liquid Kids di Taito, mentre nil 6 agosto 1993 il nome di Square(soft) torna nei registri, associato al classico a 16 bit Secret of Mana. Il 4 agosto 2006 sul semi-abbandonato Game Boy Advance, si iniziò a giocare al fulminante Rhythm Tengoku, mai pubblicato in occidente. Il 5 agosto del 1994 Treasure firmò Dynamite Headdy, un platform game per il Mega Drive che qualcuno ritenne addirittura migliore di Sonic the Hedgehog.
Successe qualcosa di molto differente il 13 agosto 2000, quando nelle sale giochi giapponesi iniziò a essere distribuito Capcom vs. SNK: Millennium Fight 2000. Era un picchiaduro a incontri concepito dai due ex pesi massimi del genere, quelli che più di tutti gli altri diedero un’interpretazione di successo ai fighting game 2D. Con il mercato che si era ormai voltato a fissare le forme spigolose ma irresistibili dei picchiaduro 3D, i due litiganti si scoprirono amanti. Capcom vs. SNK: Millennium Fight 2000, che faceva duellare combattenti di una e dell’altra, venne realizzato da Capcom su scheda Naomi, che di fatto era lo stesso hardware alla base del Dreamcast di Sega, con giusto una spruzzata di memoria in più. Secondo quanto riportato da fonti attendibili, il nome “Naomi” venne scelto dal responsabile della ricerca e sviluppo di Sega, Hisashi Suzuki, come omaggio alla supermodella Naomi Campbell. Ufficialmente Naomi è una sigla e sta per New Arcade Operation Machine Idea.
Il 19 agosto 2009 su Xbox 360 iniziò la storia di Shadow Complex, un videogioco realizzato da Chair Entertainment che riprendeva lo schema di Metroid (non esattamente l’influenza più cool di quegli anni). Shadow Complex fu tra i primi a spiegare che il modo di fare della serie di Nintendo aveva ancora senso, anche mantenendo l’impostazione a scrolling orizzontale e lasciando da parte una progettazione del mondo e dell’esperienza di gioco tutta tridimensionale. Non fu questo l’unico merito di Shadow Complex, che è con ogni probabilità il primo videogioco a chiedere allo stick analogico di destra di occuparsi della mira in un gioco fatto in quel modo.
A proposito di Metroid, fu proprio nell’agosto del 1986 che Samus Aran accettò la prima missione per conto della Federazione Galattica, con l’episodio che aprì la serie sul Famicom Disk per il NES. Nulla a che vedere con Braid (6 agosto 2008), uno dei capisaldi del videogioco indipendente, o con Mortal Kombat, che nello stesso mese ma nel 1992 dimostrò che Street Fighter II non era un caso isolato, ma un’autostrada su cui muoversi. Ah, è ad agosto del 1987 che iniziò la leggenda di Ryu e Ken, con l’arrivo nelle sale giochi di Street Fighter.
In un qualche momento di agosto, sempre dell’anno 1992, di nuovo Sega pose la prima pietra di un nuovo pezzo della storia dei videogiochi con Virtua Racing. Da chi aveva creato Hang On e Out Run, arrivò un gioco di corse tutto poligonale, con più telecamere tra cui scegliere (in tempo reale) e con una sensazione di velocità e un modello di guida impossibili da pareggiare per la concorrenza. La versione più costosa ed estesa del mobile da sala di Virtua Racing includeva anche un sistema di cuscinetti che, gonfiandosi vicino alle gambe e alle chiappe di chi era adagiato a giocare, tentava di dare l’illusione di un movimento effettivo anche del sedile di guida (anzi, dell’intera monoposto – che comunque non era riprodotta per intero nel mobile). Non funzionò tanto bene quanto si era immaginata Sega, ma Virtua Racing segnò comunque la sua epoca.
The Wonderful 101, un gioco d’azione a tema di menare di PlatinumGames per il Wii U, venne pubblicato il 23 agosto 2013. Nell’afosa estate piena di nulla della console di Nintendo, fu una bella boccata d’aria fresca. Nei piani iniziali di PlatinumGames, i protagonisti di The Wonderful 101 avrebbero dovuto essere addirittura le stelle di Nintendo. Non per nulla quelli che poi lo divennero, mantennero un legame con quell’idea di partenza Wonder-Red può rompere blocchi e lanciare palle di fuoco: potrebbe ricordarvi un idraulico coi baffi. Wonder-Blue ha qualcosa di Link di The Legend of Zelda, mentre Wonder-Green ricorda Fox McCloud, Wonder-Pink Samus Aran e Wonder-Yellow Donkey Kong.
Altri giochi di agosto di cui sarebbe un peccato dimenticarsi: Paper Mario (2000), BioShock (2008), Sleeping Dogs (2012), Super Mario Kart (1992), Mafia (2002). Di questi, invece, si ricorderanno in pochi, sempre e comunque: Jazz Jackrabbit (1994), Auto Modellista (2002), Too Human (2008), The Bureau (2013) e Hohokum (2014).
DAY ONE, L'ALMANACCO ILLUSTRATO
Mettere assieme una “classe” di giochi che hanno debuttato nello stesso mese è comodo e pure informativo. Ma per chi ha un vuoto culturale da riempire (in modo discutibile), c’è Day One: l’almanacco illustrato dei videogiochi. Ogni giorno Day One raduna una selezione di videogiochi usciti proprio quel giorno, in trentacinque anni di storia (dal 1980 a quasi dieci anni fa, il 2015).
Ogni gioco viene presentato anche attraverso documenti dell’epoca, brevi estratti dalle recensioni che provarono a determinarne il destino o ritagli di interviste e dichiarazioni dei loro autori. A condire il tutto ci sono centinaia di illustrazioni e immagini di gioco, ma anche trenta giornalisti ospiti che hanno offerto le loro penne e tastiere per raccontare i videogiochi a cui sono più affezionati.
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Pubblicato il: 11/08/2025
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