Una classe di soli primi della classe: ecco i grandi giochi della storia pubblicati a giugno.
I COMPLEANNI IMPORTANTI
20 ANNI
30 ANNI
Il nome perfetto di questa rubrica sarebbe “Retrobigini”, ma se l’è già scelto quell’altro. Dicono che le grandi menti pensino in modo affine, io dico solo che prima o poi finisce per avvocati. Però è vero, e quindi è innegabile: questo appuntamento mensile vuole essere una guida minima, un riassunto veloce, a ciò che di importante è successo nella storia dei videogiochi durante questo mese. Tenendo questa come stella polare, possiamo affrontare giugno. Anzi, i tanti giugni che si sono susseguiti, tra il 1980 e il 2015. Si sono guardati ogni volta da distanza di sicurezza, con altri undici mesi a tenerli separati, ma le strizzatine d’occhio e il saluto segreto non mentono: i mesi di giugno hanno un poderoso senso di appartenenza e infatti finiscono praticamente sempre per fare grandi cose.
A proposito di stelle, polari o meno, entrambi i giochi più importanti che debuttarono a giugno, le dipinsero a modo loro, nei loro mondi. Uno lo fece in un’occasione precisa, ma con grande efficacia e uno splendido risultato. L’altro ci costruì attorno un bel pezzo della sua idea di gioco. Ne riparliamo prima dei saluti.Per la selezione di giugno non ho trovato nemmeno un gioco del 1985, quindi non dobbiamo preoccuparci di celebrare alcun nuovo (splendido) quarantenne. Ma qui finiscono i limiti e le mancanze. Nonostante uno degli obiettivi di Day One, e di questo appuntamento mensile, sia di ricordare anche i videogiochi di cui non si ricorda quasi più nessuno, ma che qualcosa di sensato lo hanno fatto, questa volta è difficile non concentrarsi sui primi della classe, o al massimo i secondi.
Non c’è un ordine preciso che ci possa aiutare a guadare questo torrente di stelle, procediamo un po’ alla cieca. Giugno è il mese di Bubble Bobble (1986), l’avventura in un mondo onirico di due ragazzini tramutati in draghetti sputabolle. Per la mia generazione, Bubble Bobble è più duttile e imprevedibile di qualsiasi Minecraft e Fortnite (così anche l’uscita da Nonno Scoreggia l’ho archiviata). Il successo del gioco di piattaforme di Taito, che venne convertito con una diffusione seconda solo a Doom, venne imprevedibilmente bissato dal cugino Puzzle Bobble (1994). Non ho dati che vadano al di là della mia esperienza personale e se dovessi darle retta, direi che Puzzle Bobble (un puzzle game match-3) è stato il primo videogioco apprezzato in egual misura da giocatori e giocatrici.
Giugno è il mese in cui un altro sogno, il progetto Dream di Rare, si fece realtà. Divenne Banjo-Kazooie (1998) e invece di finire in una cartuccia del Super NES, riempì per bene una di quelle del Nintendo 64. L’orso Banjo e l’uccello rosso-piumato Kazooie si comportarono talmente bene, in quello che era un gioco di piattaforme 3D, che Mario iniziò a farsi delle domande. Jet Set Radio (2000) è il gioco dell’estate di Sega, una che di giochi estivi ne ha donati in quantità sconsiderata. Realizzato dal team interno Smilebit, Jet Set Radio fu un gioco d’azione come non ce n’erano mai stati prima: mise assieme il fascino per gli skateboard della serie di Tony Hawk, la gamma cromatica della migliore Sega, la voglia di rivalsa del Dreamcast e una colonna sonora che teneva assieme suggestioni hip hop e interpretazioni giapponesi.
Alla fine degli anni Ottanta, giugno accolse chi fece tremare la terra: Popolous (1989). Venne realizzato dal già abile programmatore e desginer inglese Peter Molyneux e, in un’epoca che non aveva idea dell’esistenza di generi preconfezionati, si inventò le simulazioni divine. Di tutt’altra pasta, ma simile rigore, era fatto John Madden Football (1988), un altro dei sogni realizzati a inizio estate. Questa volta a immaginarselo a lungo fu Trip Hawkins, il fondatore di Electronic Arts, che prima di gettare la sua simulazione di football in pasto agli ormai scassati Apple II, dovette farsi prendere a bacchettate dal coach John Madden, che impose una riproposizione fedelissima (entro tutti i limiti tecnici ovvi) dello sport.
Il caldo aiuta la diffusione delle spore? Se questo fosse un articolo di Giulia Martino, lo sapreste. The Last of Us (2013) iniziò a giugno a usare la scusa della fine dell’umanità, attaccata dalla voracità del cordyceps, per parlare di questioni molto più complesse. E comunque sempre umanissime. A Tekken 2 (1995) non interessava proprio per nulla parlare: l’unico modo che il picchiaduro a incontri di Namco aveva per risolvere le questioni, era ribaltando qualcuno sulla schiena e torcendogli un braccio, fino al K.O.
Il K.O. poteva essere anche del Saturn, considerato quanto avrebbe spostato gli equilibri la conversione per la PlayStation di Tekken 2.
Non sono sicuro che si debba prendere in considerazione anche Maniac Mansion 2: Day of the Tentacle (1993), tra i giochi grandi, anzi enormi, di giugno. Dopotutto la banda di disgraziati che si muoveva tra le schermate dell’avventura punta e clicca, si diede un bel po’ da fare a viaggiare nel tempo. Il viaggio di Diablo II (1998), invece, prevedeva alla meglio un andata e ritorno dagli inferi. Dopo l’ottimo e forse addirittura imprevisto successo del primo episodio, fu Diablo II a capitalizzare e a certificare il nuovo status di Blizzard. L’action RPG fece scuola e stupisce ancora pensare che non fu di certo il gioco che definì il senso e la parabola dello studio californiano.
CINQUE FRASI PER GIUGNO
Nel Regno Unito, il 10 di giugno sarà per sempre festeggiato come il giorno in cui il leggendario Duke Nukem Forever ha smesso di essere un racconto folcloristico nel mondo dei videogiochi ed è diventata una realtà.
Christoph Hartmann - Presidente 2K Games
Thunder Force III è uno di quei giochi che devono piacere a tutti. Non posso credere che esista qualcuno che, magari appassionato di Giochi di Ruolo, storca il naso davanto a un titolo del genere.
Giorgio “Random” Baratto - Game Power
Non si è mai vista una console portatile come il Game Boy Advance e mai nessun sistema da gioco è stato lanciato durante un simile boom del mercato.
Peter Main - Executive Vice President, Sales and Marketing Nintendo of America
Non trovo le parole per consigliare [Quake] quanto vorrei riuscire a fare, posso solo dire che è il miglior videogioco per PC di SEMPRE, e il più divertente gioco d'azione che ci sia in giro.
Ed Lomas - Computer + Video Games
Mi capita spesso di disegnare sul mio PDA quando sono in treno e da quei disegni è partito [il progetto LocoRoco]. Molti dei personaggi secondari, come Chuppa, Nyokki e Mojya, sono stati concepiti sul mio PDA.
Tsutomu Kono - Game Designer Sony
Appena finite le scuole, fu questo il momento più adatto per restarsene chiusi tutto il giorno in casa. Con un PC aggiornato, un barile di tè freddo, una connessione decente e una copia di Quake (1996). Altro che “esci, divertiti, conosci altre persone, sfrutta l’estate per la tua crescita umana e sociale”. No: “resta a casa, sfonda la tastiera, pianta i tuoi proiettili virtuali dentro altre persone, sfrutta l’estate per abbronzarti coi raggi blu del monitor”. In un giugno che sembrava lontano un secolo, da quello di Quake, si iniziarono a menare tartarughe senza un vero senso, era lo schema di gioco previsto da Mario Bros. (1983).
Abbiamo finito, non c’è spazio, modo e neanche senso per presentare altre decine di giochi appena meno importanti di questi. Giusto qualche citazione, che conferma la grandezza assoluta di quelli appena introdotti: Street Fighter Alpha (1995), Monkey Ball (2001), Syndicate (1993), Thunderforce III (1990), Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots (2008), Carmageddon (1997), Final Fantasy Tactics (1997), LocoRoco (2006), Driver (1999).
Sì, tutto bellissimo, ma quei due giochi delle stelle? Uno venne lanciato il 23 giugno del 1991, con il nome di Sonic the Hedgehog e uno stage, la Starlight Zone, che scintillava come la notte di San Lorenzo. L’altro venne lanciato il 23 giugno del 1996: Super Mario 64. Le stelle erano quelle che doveva raggiungere il più grande eroe dei videogiochi, ancora e ancora. Ce n’erano 120, ma per una generazione non sono mai finite.
DAY ONE, L'ALMANACCO ILLUSTRATO
Mettere assieme una “classe” di giochi che hanno debuttato nello stesso mese è comodo e pure informativo. Ma per chi ha un vuoto culturale da riempire (in modo discutibile), c’è Day One: l’almanacco illustrato dei videogiochi. Ogni giorno Day One raduna una selezione di videogiochi usciti proprio quel giorno, in trentacinque anni di storia (dal 1980 a quasi dieci anni fa, il 2015).
Ogni gioco viene presentato anche attraverso documenti dell’epoca, brevi estratti dalle recensioni che provarono a determinarne il destino o ritagli di interviste e dichiarazioni dei loro autori. A condire il tutto ci sono centinaia di illustrazioni e immagini di gioco, ma anche trenta giornalisti ospiti che hanno offerto le loro penne e tastiere per raccontare i videogiochi a cui sono più affezionati.
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Pubblicato il: 18/06/2025
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