IL LUNGO VIAGGIO DEL LIBRO

Storia avventurosa di Andreas Maler, di Magdalene Druckerin e delle rivoluzioni della conoscenza

 

 

Bisogna considerare anche la forza,
la virtù e gli effetti delle invenzioni, che si
manifestano con maggiore evidenza che
altrove in quelle tre invenzioni, che erano note agli antichi […]
l’arte della stampa, la polvere da sparo, la bussola.
Queste tre invenzioni hanno cambiato
la faccia del mondo e le condizioni della vita sulla terra

Francis Bacon, Novum Organum, aforisma 1291


 

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“Bisogna considerare anche la forza, la virtù e gli effetti delle invenzioni, che si manifestano con maggiore evidenza che altrove in quelle tre invenzioni, che erano note agli antichi […] l’arte della stampa, la polvere da sparo, la bussola. Queste tre invenzioni hanno cambiato la faccia del mondo e le condizioni della vita sulla terra”

Francis Bacon, Novum Organum, aforisma 1291

Il linguista Giorgio Raimondo Cardona definiva la storia del libro come “storia di una tenace fragilità”. È il percorso lunghissimo, che dura da migliaia di anni, di un oggetto sempre uguale e, al contempo, sempre diverso: se la funzione del libro – veicolare conoscenza – resta la stessa, le forme dell’oggetto-libro sono cambiate più e più volte nel corso della Storia.
Le vicende di Andreas Maler si collocano in un momento di passaggio memorabile, quando agli inizi dell’età moderna si assisteva alla crescente affermazione della stampa a caratteri mobili e al lento declino del manoscritto. Sarebbe profondamente scorretto immaginare una cesura netta, con l’invenzione di Gutenberg che spazza via di colpo secoli di lavoro meticoloso di amanuensi religiosi e laici: è una semplificazione senz’altro attraente, ma non rispondente alla realtà. Vedremo come manoscritti e libri a stampa si tennero la mano per lunghi anni, influenzandosi profondamente a vicenda; analizzeremo le conseguenze di questi cambiamenti in campo religioso, politico e sociale; guarderemo a Pentiment, videogioco sviluppato da Obsidian Entertainment e pubblicato da Xbox Game Studios nel 2022, con la lente della storia sociale della conoscenza, comprendendo come il team di Josh Sawyer abbia strutturato la trama dell’avventura di Andreas Maler con il chiaro obiettivo di farci comprendere che la trasmissione del sapere è un percorso fatto di frammenti, selezione e, spesso, mero arbitrio. 
Come vi ha raccontato Francesco nella sua recensione di Pentiment, il progetto di Obsidian Entertainment merita di essere vissuto in prima persona per la sua eccelsa qualità produttiva e per i suoi temi tutt’altro che scontati: vi invitiamo, quindi, a giocare Pentiment prima di leggere il presente articolo, che conterrà spoiler di trama molto rilevanti. Le vicende di Pentiment iniziano nel 1518, agli albori dell'età moderna

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Andreas Maler è un giovane artista impegnato in un’opera monumentale: l’illustrazione di un Libro delle Ore per una committenza particolarmente facoltosa. Lo testimonia la grande mole di lavoro e l’intreccio di professionalità richieste per questa creazione totalmente artigianale: Maler è responsabile delle opere che corredano il testo religioso, ponendo in relazione momenti della giornata e dell’anno con particolari preghiere. Il manoscritto era capace di raccontare la mano del suo scrittore, i suoi eventuali ripensamenti (i “pentimenti” che danno il nome al videogioco di Obsidian Entertainment), la perizia del rilegatore e il talento degli artisti che, come Andreas Maler, dedicavano mesi alla realizzazione di vere e proprie opere d’arte.

Spesso si parla del passaggio da manoscritto a stampa come di una rivoluzione senza precedenti, foriera di un ampliamento clamoroso nel bacino di utenti dell’oggetto-libro, dimenticando che un passaggio simile si era già verificato: si tratta dell’invenzione del codice. Diffusosi in Occidente a partire dal II secolo d.C., il libro “a pagine” – da sfogliare, e non da svolgere – conquistò nell’arco di tre secoli l’egemonia nei territori fino ad allora dominati dal rotolo, anche detto “volumen” (dal latino “volvere”, in connessione con l’azione di avvolgere o srotolare). Da allora, il patrimonio letterario più nobile venne contenuto in un supporto più comodo, particolarmente adatto ai testi di una religione in via di affermazione – il Cristianesimo – che necessitavano di una struttura adatta a una letteratura di riferimento, quale è quella biblica. Ben più conveniente del rotolo di papiro da un punto di vista economico, il codice su pergamena segnò un passaggio fondamentale nell’evoluzione della concezione del libro, fungendo da supporto maneggevole, di ridotte dimensioni e di costo minore rispetto al rotolo. 

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Assistiamo così a un importante intreccio tra storia del libro e storia della religione: il codice manoscritto diventa contenitore per eccellenza della parola divina e, soprattutto, strumento dell’ortodossia cattolica. Se le eresie di Wycliffe e di Valdo si appoggiarono principalmente alla tradizione orale per diffondersi, le idee di un teologo tedesco, docente presso l’Università di Wittenberg, poterono avvalersi di ali nuove e incredibilmente potenti, frutto dell’invenzione di un orefice di Magonza.

In effetti, la storia della stampa è una vicenda basata innanzitutto sul metallo. La scoperta principale di Gutenberg è infatti la creazione di una tecnica per produrre in serie singoli caratteri tipografici, ricombinabili all’infinito per generare i testi più svariati: nasce così l’“ars artificialiter scribendi”, l’arte di scrivere meccanicamente, con un apporto umano molto ridotto rispetto a quanto avviene nelle opere manoscritte. Dicevamo che nel manoscritto si avverte la mano, l’impronta di tutti coloro che partecipano alla sua creazione, seppur nella gran parte dei casi rimangano anonimi; il libro a stampa funge, in un certo senso, da “livella” con i suoi caratteri preconfezionati, ma lo stampatore rivendica la propria identità con un elemento usato molto raramente nei codici: il frontespizio. L’oggetto-libro si trasforma da prodotto artigianale a oggetto commerciale, tanto che si arriva a parlare di “capitalismo della stampa”, come ha fatto lo storico britannico Peter Burke.

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All’apoteosi della pagina dipinta, rappresentata dai manoscritti miniati, si sostituisce la stampa, nuda, essenziale, geometrica, che non lascia spazio a distrazioni con il sobrio bianco e nero dell’inchiostro: il libro a stampa, con le sue forme lineari e rigorose, è il luogo ideale per ospitare la cultura umanistica.

Un confronto significativo può essere tra il più ricco manoscritto miniato del Quattrocento italiano, la Bibbia di Borso d’Este (1455-1461) e il capolavoro della tipografia veneziana, il Polifilo impresso da Aldo Manuzio nel 1499: da un lato il codice più costoso al mondo nella sua epoca, con seicento carte di pergamena miniate in entrambi i versi da una nutrita squadra che lavorò giorno e notte per sei anni; dall’altro quello che molti considerano il più bel libro nella storia della stampa, celebre per nitidezza dei caratteri ed eleganza della composizione, arricchito da xilografie che ispirarono la teoria degli archetipi dello psicoanalista Carl Gustav Jung e le opere di illustratori come Aubrey Beardsley e Robert Anning Bell.

Torniamo ora alla religione, al celebre teologo tedesco cui accennavamo e sì, anche al nostro Andreas Maler. In una camminata con il barone Lorenz Rothvogel, l’artista discute con il nobile delle 95 Tesi di Lutero, della cui correttezza Rothvogel si dice convinto, tanto da parlarne a cena con l’abate di Tassing e i monaci. Il fatto storico dell’affissione delle Tesi alla porta della cattedrale di Wittenberg è discusso, ma una cosa è certa: Martin Lutero non si sarebbe mai aspettato una simile diffusione di quelle che erano nate come riflessioni destinate alla comunità accademica della città.

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Dopo sei mesi dalla pubblicazione delle Tesi, Lutero scrisse imbarazzato al Papa Leone X: “È per me un mistero che le mie tesi, più degli altri miei scritti, e anzi di quelli di altri professori, si siano diffuse in tanti luoghi. Erano destinate esclusivamente al nostro circolo accademico qui [...]. Furono scritte con una lingua tale che la gente comune difficilmente poteva capirle [...]. Esse [...] usano categorie accademiche”.

La chiacchierata virtuale tra il barone e i monaci dell’abbazia di Tassing dimostra un dato incontrovertibile: la stampa rappresentò una vera e propria rivoluzione nelle comunicazioni. Lorenz Rothvogel può dare per scontato che il suo uditorio conosca un testo scritto nemmeno un anno prima, e per giunta in un’altra città. Questo perché il luteranesimo fu fin dall’inizio figlio della stampa, e grazie a essa Lutero – che non aveva questa intenzione – riuscì a imprimere le sue idee, in maniera durevole e inestirpabile, nelle menti di tutta Europa. Come constatato dalla storica Elizabeth Lewisohn Eisenstein, per la prima volta nella storia umana un grande pubblico di lettori giudicò la validità di idee rivoluzionarie attraverso un mezzo di comunicazione che usava le lingue locali insieme con le arti del giornalista e del caricaturista: la Riforma fu il primo movimento religioso a poter contare sull’immenso potere della stampa. Manifesti, caricature e pamphlet furono consapevolmente utilizzati dai riformatori in ottica rivoluzionaria e agitatrice contro il potere costituito della Chiesa cattolica, utilizzando le lingue locali per arrivare a fasce ampie della popolazione: i loro disegni satirici antipapisti hanno ancora un forte impatto, e risultano spesso divertenti e dissacranti anche all’occhio contemporaneo.

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Lutero non tardò a rendersi conto dell’importanza della stampa nella divulgazione delle sue idee, e arrivò a definirla come “l'atto di grazia più alto e estremo di Dio, grazie a cui procede il dovere del Vangelo”. Lutero associò all'invenzione di Gutenberg il senso di una benedizione particolare attribuita alla nazione tedesca, capace di emancipare i tedeschi dalla servitù verso Roma e portare la luce della religione autentica a un popolo timorato di Dio.

Ecco perché la scelta di Obsidian Entertainment di ambientare Pentiment nell’area germanica è importante: Josh Sawyer e il suo team riconoscono la Germania come punto zero di partenza per una rivoluzione che – Lutero non aveva impiegato molto per capirlo – ha cambiato radicalmente il mondo. Chi la rifiutò, come Vespasiano da Bisticci – titolare di una immensa bottega attiva a Firenze a metà del Quattrocento e capace di creare anche 250 manoscritti al mese per la biblioteca di Lorenzo il Magnifico – vide le proprie fortune declinare, fino a svanire: Vespasiano dovette chiudere la propria attività nel 1478.

Prosperò, invece, il suo rivale Zanobi da Mariano, che rinnovò la sua produzione introducendo la stampa e soddisfacendo sia la domanda di manoscritti che quella di libri stampati. I primi stampatori, tra cui proprio Zanobi, cercarono di copiare il più possibile lo stile dei manoscritti, e anche gli amanuensi ricambiarono la cortesia: una buona parte dei manoscritti fatti nel tardo XV secolo fu copiata dai primi libri stampati.

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Anche gli artisti continuarono a ricevere commissioni, con una particolare fioritura dell’arte incisoria: non è un caso se Andreas Maler si ripresenta a Tassing, sette anni dopo l’inizio degli eventi di Pentiment, come un uomo ricco e affermato, seguito da un giovane apprendista e agghindato in abiti appariscenti. L’invenzione della stampa non fu soltanto foriera di uno sconvolgimento religioso tale da scuotere il trono romano di Pietro, ma riuscì anche a imprimere una direzione decisa alla storia dell’arte, conducendola dove ci troviamo oggi e assicurando l’uniformità di testi e immagini anche in luoghi molto distanti, un fatto di estrema importanza anche per il progresso scientifico.

 

Nel 1525, Andreas Maler trova Tassing sull’orlo della rivolta. Claus Drucker, stampatore della città, ha divulgato i Dodici Articoli predisposti da una rappresentanza di popolani a Memmingen quello stesso anno. Le parole di Drucker appaiono allo schermo non vergate a mano – come per gli altri personaggi fino ad allora comparsi in Pentiment – ma impresse a stampa, con il suono del torchio a segnare ogni sua linea di dialogo. Da questo punto in poi, la bottega di Claus (e la sua famiglia, come vedremo) acquisteranno un ruolo sempre più rilevante nella trama del gioco, allo stesso modo in cui le stamperie furono decisive nell’unire ampie fette della popolazione contro il potere costituito nel corso della guerra dei contadini tedeschi, avvenuta tra il 1524 e il 1526.

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I Dodici Articoli parlano di diritti umani e di libertà civili, e lo fanno utilizzando le tesi della Riforma per conferire legittimità anche religiosa alle pretese ivi contenute. I redattori precisano innanzitutto che il Vangelo non può essere considerato causa di rivolte né di disordini, poiché “si tratta di un messaggio su Cristo, sul Messia promesso, la cui Parola e la cui vita altro non ci insegnano se non amore, pace, pazienza e concordia”. Confidando nell’aiuto di Dio, i popolani formulano come prima richiesta – particolarmente significativa – quella di essere liberi di nominare il proprio parroco, “e che nostro sia anche il potere di deporlo qualora egli dovesse mostrarsi indegno”. Si prosegue con petizioni di riduzione delle tasse, liberazione dalla servitù della gleba, restituzione delle terre comuni, dei pascoli, dei boschi e della libertà di caccia al popolo, e poi si chiede di abolire il “mortuario”, ossia il diritto del signore feudale di appropriarsi delle proprietà alla morte del capofamiglia. Sono tutti temi toccati in Pentiment, in cui la vedova Ottila Kemperyn si trova a perdere tutti i suoi averi dopo la morte del marito, e i contadini vengono feriti o uccisi se vanno a caccia nei boschi della zona per sfuggire alla fame.

La rivolta di Tassing si conclude nel sangue, con la morte di molti popolani e contadini e la distruzione dell’abbazia nel corso di un violentissimo incendio. Andreas Maler, rimasto intrappolato nella biblioteca, cede il passo a una nuova protagonista, una giovane cui aveva regalato un libro miniato quando questa era ancora una bambina: si tratta di Magdalene Druckerin, figlia dello stampatore Claus e dell’illustratrice Marie Drucker, morta quando Magdalene era piccolissima.

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Siamo nel 1543 quando Claus viene attaccato di notte da una figura misteriosa e, costretto a letto dalla ferita quasi fatale, deve interrompere i lavori sul grande murale che decorerà il nuovo edificio municipale, il Rathaus. Magdalene, forte di un’educazione artistica impartitale dal padre di ampie vedute, assume l’incarico di proseguire i lavori e di selezionare gli eventi della storia di Tassing da rappresentare nel suo lavoro.La giovane si trova a inserirsi in una catena brillante e millenaria: quella della trasmissione della conoscenza e, soprattutto, dell’espressione di sé e della propria visione del mondo. Magdalene deve però affrontare lo scetticismo di diversi suoi concittadini, tutt’altro che convinti che una donna possa venire incaricata di un lavoro artistico.

Nel 1673, con il trattato L’Eguaglianza dei Due Sessi, il filosofo François Poullain de La Barre, padre del femminismo moderno, rifletteva sulla sistematica esclusione delle donne dal perseguimento della conoscenza e dalla sua pratica, anche in ambito artistico. È vero che sono esistite delle illustri eccezioni: si va da Christine de Pisan, autrice de La Città delle Donne nel XV secolo, passando per Marie Le Jars de Gournay, scrittrice e curatrice della prima edizione postuma dei Saggi di Michel de Montaigne, fino ad arrivare alla Regina Cristina di Svezia, che si avvaleva presso la sua corte di intellettuali del calibro di Cartesio e Ugo Grozio. Era però rarissimo che le donne potessero studiare in università, anche se figure di religiose come la badessa Eloisa e la mistica Ildegarda di Bingen (i cui libri sono amatissimi nell’abbazia di Tassing in Pentiment) consegnarono alla Storia lettere, scritti naturalistici e opere di teologia che sono stati tramandati fino a noi.

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Magdalene è posta come simbolo di un processo di diffusione e desacralizzazione del libro e dell’arte che era già stato mostrato con la stampa dei Dodici Articoli da parte di suo padre Claus: i pamphlet di protesta politica (pur saldamente ancorati nei valori religiosi propugnata da Lutero) sono lontanissimi dallo splendido Libro delle Ore illustrato da Andreas Maler. Non bisogna però pensare che l’accesso al libro divenne indiscriminato per tutte le classi sociali fin dal XVI secolo: molte zone rurali non furono toccate dall’alfabetizzazione fino al Novecento, e i contadini della videoludica Tassing non aprivano libro nel 1518 come nel 1543.

Allo stesso modo – come dicevamo – il manoscritto non viene archiviato con un colpo di spugna, proprio come Andreas Maler, che si scopre essere sopravvissuto all’incendio della biblioteca dell’abbazia vivendo nascosto e di espedienti per ben diciotto anni. Anche oggi, decenni dopo l’inizio della “rivoluzione senza carta”, manoscritti e libri continuano a convivere con il digitale e sembrano ben lontani dallo scomparire.

La carta resiste fieramente alle numerose profezie della sua dipartita, e le recenti tecnologie hanno sostituito solo in parte i tesi stampati e quelli scritti a mano. Come è sempre avvenuto nella Storia – sia nel passaggio da rotolo a codice, che in quello da codice a libro stampato – le tecnologie di comunicazione si evolvono in modo tale da rendere più vario l'accesso ai testi, senza però che una forma rimpiazzi totalmente l'altra.

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Come affermato da Mark Bland, il libro rimane un artefatto capace di riflettere i valori sociali nel corso del tempo, oltre a consentire lo studio dell’applicazione dell’intelletto umano in maniera materiale: un libro non può essere ridotto a mero veicolo delle informazioni ivi contenute, ma è un oggetto in sé meritevole di studio e di attenzione. Il miniatore Andreas Maler, la “figlia della stampa” Magdalene Druckerin, e oggi noi, immersi nella rivoluzione digitale, siamo tutti uniti dal filo della conoscenza, mai interrotto, solo (parzialmente) cambiato nella forma e nelle sue tecniche di trasmissione. In questo senso, il passaggio di testimone tra Andreas e Magdalene è solo apparente: la passione per l’arte e la tensione verso la consapevolezza di sé e del contesto in cui si vive rimangono centrali per tutto l’arco narrativo di Pentiment.

È quindi perfetto il finale, in cui Andreas, la sua coscienza ormai ridotta al lumicino, abbandonati i suoi ricchi vestiti di artista affermato, disegna insieme ai bimbi sul muro di un mulino, le cui pale girano piano piano, fino a farlo delicatamente scomparire. Resta il percorso eterno e luminoso dell’arte e del sapere, quella collezione di frammenti che possiamo in parte ammirare in biblioteche, musei, chiese e palazzi storici, un patrimonio che può essere sì supportato dalla sua trasposizione in digitale, ma che è necessario custodire con cura, come un tesoro, a beneficio delle future generazioni.

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Pubblicato il: 10/03/2023

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11 commenti

Messo in evidenza da RoundTwo

Bellissimo pezzo Giulia, sul titolo che più di tutti l'anno scorso mi ha lasciato emozioni, riflessioni e spunti di discussione. Gli stessi spunti che tu qui hai trattato in maniera sublime, quindi di nuovo complimenti.

Spesso ripensando al prodo …Altro...
Bellissimo pezzo Giulia, sul titolo che più di tutti l'anno scorso mi ha lasciato emozioni, riflessioni e spunti di discussione. Gli stessi spunti che tu qui hai trattato in maniera sublime, quindi di nuovo complimenti.

Spesso ripensando al prodotto di Obsidian, sento il bisogno di discuterne con qualcuno, purtroppo non è così semplice trovare dalle mie parti qualcuno che lo abbia giocato e farlo testualmente online non mi piace.

Monografia appena recuperata. Non credo di aver mai letto niente di più accurato, al netto (secondo me) di qualche "dispersione". Davvero un ottimo lavoro che amplifica ancor di più il messaggio che quest'opera vuole trasmettere al pubblico (forse …Altro... Monografia appena recuperata. Non credo di aver mai letto niente di più accurato, al netto (secondo me) di qualche "dispersione". Davvero un ottimo lavoro che amplifica ancor di più il messaggio che quest'opera vuole trasmettere al pubblico (forse oggi un po' incompreso). Grazie per questa fedele rappresentazione di Pentiment, quale "Opera d'Arte" del medium, che aiuta senz'altro a rendere i videogiocatori sempre più "consapevoli" dell'avventura che la cittadina di Tassing vuole proporre. Bravissima Giulia!

Trovo sempre sorprendente con quanta precisione e minuzia di dettagli Giulia riesca a sviscerare i titoli su cui mette le mani, a fare parallelismi con fatti storicamente accaduti e trarne riflessioni interessanti. Lettura piacevolissima. Grazie!

Complimenti Giulia, ottimo approfondimento!

Bellissimo articolo Giulia, complimenti per l’impaginazione di qualità e per un bel articolo che da ulteriore risalto ad uno dei titoli più sorprendenti del 2022

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