Summer Game Fest 2024
DRAGON BALL: SPARKING! ZERO
Anteprima
L’aspetto più commovente della recente scomparsa di Akira Toriyama è stato sicuramente leggere gli innumerevoli attestati di stima e amore da parte del pubblico legato indissolubilmente alla sua creazione. Che Dragon Ball abbia rappresentato un punto fermo nella vita di almeno quattro generazioni di appassionati non è certo un mistero, tant’è che penso che nessuno possa avere nulla da ridire sull’importanza che la serie ha avuto nei confronti del fumetto e dell’intrattenimento in generale. In mezzo a tutti quei messaggi commossi per la scomparsa del maestro Toriyama ho visto spesso comparire il nome di Dragon Ball Budokai Tenkaichi, serie di anime fighter che ebbe un successo strepitoso su PlayStation 2 e che contribuì a cementare lo status della serie anche per quella parte di pubblico che non era ancora entrata in contatto con il manga o la serie tv. La forza della serie è sempre stata la sua grandissima pervasività, tant’è che se ripenso agli anni della mia adolescenza mi viene estremamente difficile pensare ad un periodo in cui, in un modo o in un altro, non abbia avuto contatti con essa. Ognuno ha avuto almeno un amico a cui avevano regalato una copia del gioco e che proponeva insistentemente a tutti di raggiungerlo a casa sua per imbastire un torneo in fretta e furia e passare un pomeriggio in compagnia di Goku e del resto del cast.
Sono 15 anni che non viene pubblicato un titolo della serie Tenkaichi, e nel frattempo Dragon Ball è cambiato per raggiungere un pubblico ancora più ampio: dopo la parentesi di Dragon Ball GT, spesso discussa e ampiamente criticata, è arrivato anche Dragon Ball Super, attualmente in pubblicazione e perfettamente in grado di tenere accesa la fiamma innescata dal manga di Toriyama nel 1984, seppur con una qualità ampiamente discutibile. Il contesto su cui si affaccia Dragon Ball: Sparking! Zero è questo, e Bandai Namco sa di doverlo cavalcare al meglio per dare lustro ad un’IP di enorme richiamo. Certo, la scelta di abbandonare il branding tradizionale per adeguarsi all'originale denominazione giapponese ha confuso più di qualche fan occidentale, ma Sparking! è esattamente quello che i fan chiedevano a gran voce da anni: un gigantesco picchiaduro 3D in cui far massacrare di botte tutti i personaggi della storia di Dragon Ball rivivendo i momenti salienti della trama delle tante serie che lo compongono.
Il roster conterà al lancio all’incirca 160 personaggi provenienti da tutte le iterazioni della serie, con la doverosa aggiunta del cast di Super alle file dei combattenti già presentati ufficialmente, e come tradizione della serie l’offerta si dividerà tra varie modalità tra cui una story mode in cui sarà possibile rivivere gli scontri più iconici di otto personaggi principali in tutte le fasi della serie (nella parte della presentazione hands-off, per esempio, ci è stato mostrato il combattimento tra Goku e Radish degli albori di Z). Si tratta di semplici combattimenti introdotti da brevi sezioni narrative che fungono da comodo recap per ricordare tutti gli eventi che hanno portato allo scontro, e vorrei comunque evidenziare che le cutscene non brillano certo per la loro realizzazione tecnica in quanto sono spesso composte da still frame commentati da una voce fuori campo. Le sequenze animate, invece, offrono un interessante twist che ho apprezzato più del previsto: durante il loro svolgimento è infatti possibile cambiare il punto di vista da cui osservarle, dando così vita ad una prospettiva inedita a momenti iconici.
La seconda modalità che è stata mostrata durante l’evento a porte chiuse è quella delle custom battles, che prevede la possibilità di creare delle squadre di massimo cinque combattenti da far sfidare tra loro, impostando tra le altre cose anche una serie di win condition particolari (come per esempio sconfiggere un determinato membro della squadra avversaria entro un certo tempo limite o sopravvivere allo scontro per una certa quantità di tempo) per poi salvare il template dello scontro e pubblicarlo in rete, dove gli altri giocatori possono scaricarlo ed affrontarlo in prima persona. L’ho trovata una feature molto debole sinceramente, che dubito fortemente potrà in qualche modo accendere la curiosità dei fan al punto da spingerli a cimentarsi in queste sfide generate dalla community. Mai dire mai, ma non mi aspetto che possa essere una modalità particolarmente rilevante. A concludere il pool di modalità disponibili c’è poi il multigiocatore online, a cui Spike e Bandai hanno dato massima priorità a discapito del multigiocatore locale. Il team ha spiegato infatti che Sparking! Zero è nato con la chiara intenzione di non voler inserire una modalità multigiocatore in split screen come succedeva per i vecchi capitoli della serie, salvo poi tornare sui propri passi in seguito alle rumorose rimostranze del pubblico che si è rivoltato una volta appresa la notizia.
Il vero problema, però, è che a quanto pare il motore di gioco non è in grado di gestire una battaglia tra due giocatori sulla stessa console, quindi quando Spike è tornata sui propri passi ha implementato questa feature richiestissima solo all’interno di un singolo stage: quello della stanza dello spirito e del tempo, ovvero l’unico abbastanza vuoto da non mandare in crisi la stabilità del gioco. Si tratta di una mancanza particolarmente ingombrante, perché gran parte del successo di Budokai Tenkaichi è attribuibile alla possibilità di sfidare gli amici facendo scontrare i propri beniamini in lunghe e serrate sfide in multiplayer locale, e la mancanza di questa opportunità va a negare quella che è, almeno ai miei occhi, una delle caratteristiche più importanti di qualsiasi anime fighter sulla piazza.
Tra l’altro, nella porzione dell’evento in cui è stato possibile provare una build intermedia del gioco contenente una trentina di personaggi, ho tentato di mettere in difficoltà il gioco per testarne i limiti tecnici, per esempio selezionando solo combattenti più “pesanti” a livello di modellazione 3D e facendoli combattere nelle arene più affollate di oggetti, e il risultato è stato che Sparking! Zero non ha tentennato neanche un minuto. Certo, non si tratta del videogioco tecnicamente più estroso e rifinito della storia, ma date le difficoltà per implementare lo split screen (che, ricordo, è presente anche in Baldur’s Gate III dove funziona benissimo) .
La realtà dei fatti è che Dragon Ball: Sparking! Zero mi è sembrato un videogioco perfettamente in linea con il capitolo precedente, nel bene e nel male. È abbastanza impressionante metterlo a confronto con Budokai Tenkaichi 3 e rilevare che sia cambiato pochissimo, anche dal punto di vista della sua realizzazione tecnica. Non sembra affatto che ci sia un decennio e mezzo a separare questo capitolo e il precedente, questo perché lo schema dei comandi è rimasto pressoché lo stesso e perché la formula è rimasta quasi del tutto invariata. Si tratta sempre del solito picchiaduro caciarone e spigiacchione in cui il fulcro del gameplay sta tutto nella gestione delle barre del ki dei personaggi, che possono essere svuotate per eseguire degli attacchi speciali (che sono unici per ogni personaggio del cast) mentre ci si diverte a malmenare allegramente l’avversario con il dinamismo tipico di Dragon Ball. Squadra che vince non si cambia, dopotutto chi acquista un titolo di questo tipo lo fa per amore nei confronti della licenza e per la promessa di poter assistere ad una rissa tra tutto il cast di Dragon Ball, quindi alla fine va bene così.
Personalmente ho trovato Sparking! Zero un’occasione sprecata per riportare in auge una certa tipologia di tie-in a modo loro leggendari in una veste rifinita, riveduta e corretta per l’occasione. La realtà dei fatti è che sembra ci si sia adagiati sugli allori consci che il nome in copertina basterà a vendere tonnellate di copie, però è un peccato, perché la serie avrebbe meritato un’attenzione diversa.
Pubblicato il: 13/06/2024
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