ALAN WAKE II

Quando l'incubo è per due

Lo strettissimo punto di contatto con il mondo del cinema e con quello della TV rappresenta pressoché da sempre uno degli elementi distintivi della produzione di Remedy Entertainment, team finlandese che non a caso rivendica le sue velleità di ibridazione fra diversi media già a partire dal nome (perché quel riferimento all'intrattenimento sembra essere tutto meno che casuale). La pulsione verso il grande ed il piccolo schermo per Sam Lake & Company pare infatti una sorta di slancio istintivo, di naturale completamento a cui tendere senza indugio: una fascinazione condivisa con altri studi – da Kojima Productions a Quantic Dream, passando per Naughty Dog o Sony Santa Monica – ma comunque espressa senza mai trascurare una certa compiaciuta attenzione per il puro gameplay.

Quasi scontato che insomma Alan Wake II, prossima opera del team in arrivo il 17 ottobre su PC e piattaforme dell'attuale generazione nonché seguito diretto del gioco pubblicato in origine nel 2010 su Xbox 360, non soltanto segua il medesimo percorso ma anzi decida di rilanciare ulteriormente, animato com'è dal desiderio di alzare ancora e ancora l'asticella. Ecco perché i legami con Seven di David Fincher e con la prima stagione di True Detective appaiono così orgogliosamente esibiti, sbandierati sin da subito in quello che è stato definito come il progetto più ambizioso a cui lo studio di Espoo si sia mai dedicato. È proprio l'atmosfera da soffocante incubo ad occhi aperti a risaltare con orgoglio, frutto di una fotografia ricercatissima a base di contrasti marcati e di chiaroscuri violenti presentati a schermo attraverso un effetto grana ben visibile (con tanto di occasionali sovrimpressioni di disturbo effetto pellicola che enfatizzano la pervasività di un male che si annida sfuggente nelle ombre).

Lo stacco con il predecessore è significativo: non tanto a livello tecnico, perché con i dovuti paragoni all'epoca lo stesso Alan Wake si era dimostrato altrettanto visivamente stellare con quella gestione della luce nelle foreste del nordovest americano che due generazioni or sono aveva un che di miracoloso, bensì in termini di tono. Laddove l'originale si ispirava alle atmosfere dei racconti di Stephen King per inscenare l'angoscia di uno scrittore vittima dell'horror vacui dato dalla pagina bianca, con una crisi creativa destinata ad aprire uno squarcio sull'ossessione e sui turbamenti di una psiche incapace di distinguere fra realtà e immaginazione, qui si viaggia su binari ben più espliciti e morbosamente macabri. Roba forte, angosciante e desiderosa di sporcarsi le mani, con suggestioni sanguinolente che a tratti ricordano più The Evil Within o il mai troppo celebrato Condemned: Criminal Origins che non il diretto omonimo. Venature di puro terrore, espresse in egual misura dalle vicende dei due protagonisti dell'avventura: da una parte c'è il solito Alan, più che mai sprofondato in una spirale di delirio che pare aver impresso cicatrici tremende tanto sulla sua mente quanto sul suo corpo, e dall'altra troviamo Saga Anderson, una detective dell'FBI alle prese con una caccia a un predatore di uomini che sembra avere qualcosa di assai diverso dal solito serial killer – basti dire che al posto del cuore di una delle vittime dell'assassino Saga scopre una pagina di un'opera dello stesso Wake, con il testo dello scrittore che anticipa passo dopo passo le sue mosse.

Fondamentale sottolineare sin da subito alcuni elementi di un thriller che, almeno per quanto mostrato durante una demo hands-off ai Play Days del Summer Game Fest, parrebbe privilegiare un ritmo abbastanza compassato e un approccio fortemente narrativo a scapito dell'impostazione da sparatutto in terza persona alla Resident Evil. Alan Wake II è innanzitutto un titolo bipartito, con un'unica campagna suddivisa tra i due diversi personaggi: sulle prime sarà il gioco a scegliere chi farci impersonare e quando, ma da un certo punto in poi toccherà all'utente decidere liberamente quali panni vestire. Remedy non si è sbottonata più di tanto in merito, anche se è confermata la possibilità di passare a più riprese da Saga ad Alan oppure di dedicarsi prima alla storia di uno e poi a quella dell'altra, in un intreccio destinato a legare chissà come la coppia. La prossima fatica di Sam Lake (che peraltro compare pure in game come un PNG...) è poi sì un seguito destinato a creare legami più o meno espliciti anche con Control dando vita a un universo condiviso che farà la gioia dei fan di Jesse Faden e del Bureau – eppure idealmente vorrebbe porsi come una ripartenza in grado di parlare a un pubblico tutto nuovo: l'inedito personaggio di Saga è stato pensato proprio con questo obiettivo in testa, per creare una continuità con i nuovi arrivati e rispondere in modo coerente alle loro naturali domande in un transfert dal potenziale affascinante.

Lo spezzone di campagna mostrato in California era non a caso incentrato sulla detective, ed è servito per presentare alcune delle caratteristiche principali del gioco. Un Northlight Engine in forma smagliante ha delineato una cornice di indubbio impatto, in grado di fare molto più che da sfondo alle vicende: le verdeggianti foreste dello stato di Washington sono riprodotte in tutta la loro selvaggia bellezza, fra fronde costantemente agitate dal vento e una ricchezza di dettagli che fa il paio con l'eccellente illuminazione. Da notare come, a dispetto della già citata e convinta anima horror, Alan Wake II non abbia comunque paura di concedere spazio al colore, con occasionali sussulti di un rosso folgorante che lasciano il segno: immagini forti e quasi subliminali, che si imprimono sulle retine di chi guarda accompagnate dai sinistri sussurri di un audio design ben sopra la media.

Al momento, l'azione nuda e cruda appare senza dubbio l'elemento meno convincente dell'insieme: la natura da third person shooter non sarebbe di per sé qualcosa di problematico, anzi, semmai è più questione di un gunplay che – al netto di qualche nuova animazione in corpo a corpo che ricorda la fisicità di The Last of Us – pare piuttosto anonimo e un po' poco incisivo. Anche questo seguito eredita la meccanica dello scudo di tenebre che protegge in maniera sovrannaturale i nemici e che deve essere infranto prima a colpi di luce e poi tramite (un filo troppi) proiettili, eppure, almeno all'apparenza, è come se qualcosa non tornasse del tutto. Come se Alan Wake II si limitasse a fare una sorta di sparatutto-compitino che stona abbastanza con l'eccezionale personalità di tutto il resto.

Ben più accattivante invece la componente investigativa, rappresentata da una stanza che incarna la proiezione mentale delle speculazioni e delle teorie di Saga denominata “head space”: l'idea non è quella di offrire all'utente una sorta di detective mode pienamente interattivo sul modello di quanto canonizzato dalla serie Batman Arkham, bensì di inscenare uno spazio per connettere i pensieri dell'agente sulla base degli indizi raccolti passo dopo passo. Un approccio tendenzialmente lineare ma non per questo meno di impatto, che anzi fra diapositive, pagine scarabocchiate e macabri reperti riesce a fare da valido completamento alle vicende in game in accordo con l'anima “letteraria” dell'originale.

Oscuro, dannatamente magnetico ed intriso di un'atmosfera strabiliante, Alan Wake II stupisce andando ben oltre le più rosee aspettative: il ritorno sulle scene del romanziere di Bright Falls pare avere tutti gli ingredienti per proporsi come il titolo della maturità di una Remedy Entertainment pronta come non mai a spiccare definitivamente il volo, verso una nuova dimensione del terrore capace di unire con innegabile perizia riferimenti diversi tra loro. Personalmente non vedo l'ora di diradare i misteri della fragile psiche dei due protagonisti, scoprendo quanto possa essere profonda la discesa nell'abisso.

A cura di
Marco Mottura

Pubblicato il: 19/06/2023

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5 commenti

Control è stata una delle esperienze più particolari ed originali degli ultimi anni soprattutto da un punto di vista artistico e della messa in scena (tralasciando il dirompente gameplay) e se sono riusciti a replicare almeno un briciolo di quell'u …Altro... Control è stata una delle esperienze più particolari ed originali degli ultimi anni soprattutto da un punto di vista artistico e della messa in scena (tralasciando il dirompente gameplay) e se sono riusciti a replicare almeno un briciolo di quell'unicità… beh le aspettative sono alle stelle!

Mai giocato il primo Alan Wake, ma ho intenzione di recuperarlo in vista di questo capitolo (pur conscio dei forti limiti a giocarlo oggi). Devo dire che non mi fido quasi mai quando dicono che un gioco si può giocare ignorando i precedenti e in ogn …Altro... Mai giocato il primo Alan Wake, ma ho intenzione di recuperarlo in vista di questo capitolo (pur conscio dei forti limiti a giocarlo oggi). Devo dire che non mi fido quasi mai quando dicono che un gioco si può giocare ignorando i precedenti e in ogni caso mi piace vedere com'è cambiato nel tempo, come si è evoluto.
Quando ho visto questo mi ha preso subito: survival horror con impronte di Control e True Detective (entrambi adorati). Da tanto volevo un videogioco così ed essendo fan di Resident Evil non posso farmelo scappare, mi sembra quasi un sogno.
Spero che il gunplay migliori in fase di recensione. Io intanto non vedo l'ora.

Purtroppo non ho avuto modo di giocare il primo Alan Wake anzi il mio primo titolo Remedy è stato Control ( che ho adorato forse perchè in quel periodo, grazie ad un consiglio di Fossa, stavo leggendo la casa di carte). Sono quindi molto curioso di …Altro... Purtroppo non ho avuto modo di giocare il primo Alan Wake anzi il mio primo titolo Remedy è stato Control ( che ho adorato forse perchè in quel periodo, grazie ad un consiglio di Fossa, stavo leggendo la casa di carte). Sono quindi molto curioso di provarlo, anche se sono un po' frenato dalla natura più "horror" in quanto è un genere sia videoludico sia cinematografico che non ho mai digerito.

Del primo Alan Wake ho dei bei ricordi, non tanto legati al gioco ma al periodo. Giocato di notte in una sala prove in campagna nell'estate del 2010 insieme agli altri componenti della band, è stato qualcosa di indimenticabile. Le location alla Twin …Altro... Del primo Alan Wake ho dei bei ricordi, non tanto legati al gioco ma al periodo. Giocato di notte in una sala prove in campagna nell'estate del 2010 insieme agli altri componenti della band, è stato qualcosa di indimenticabile. Le location alla Twin Peaks, i boschi e il mood generale erano perfetti, la compagnia altrettanto. Questo sembra aver elevato tutto all'ennesima potenza. Non ho apprezzato molto il gameplay del primo e spero abbiano migliorato qualcosa in questo secondo, ma lo giocherò sicuramente per le ambientazioni e per la storia che sembra molto intrigante.

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