SUPER MARIO BROS.

IL FILM

Mi ha fatto uno strano effetto il film di Super Mario Bros., almeno all’inizio, durante una prima parte che ho trovato un po’ troppo disorganica e superficialotta. Mi sono sentito diviso a metà tra un senso di sincera meraviglia – innescato dalla resa ispiratissima dei personaggi, dalla quantità soverchiante di dettagli, dai jingle e dalle animazioni – e la sensazione di essere di fronte a un film un po’ vuoto e inconsistente.

Le gag che dominano la parte iniziale sono troppo leggere, impalpabili... se non addirittura estranee allo stile e al tono di Mario: prima i pinguini che cercano di sconfiggere un esercito con raffiche di palle di neve, poi la zuffa con un cane dispettoso che sembra uscita dalla peggior tradizione della slapstick comedy. Nelle fasi iniziali il film fa di tutto per conquistare l’attenzione degli spettatori più giovani, abbracciando un linguaggio troppo bambinesco, di cui in verità non avrebbe neppure bisogno: poco più avanti dimostrerà che si possono lasciare a bocca aperta i piccoli fan anche con scene meno spicciole, con una comicità più sfumata, giocando in maniera brillante e creativa con l’immaginario del Regno dei Funghi, e senza dover rincorrere l’estetica e il linguaggio di Minions o Cattivissimo Me.

D’altro canto, forse consapevole di questo suo incipit deboluccio, composto da scene che si susseguono troppo rapidamente, senza raccordi che ammorbidiscano un po’ il passo del racconto, il film raccoglie proprio in questa fase il maggior numero di easter egg e citazioni. Il cabinato di Jumpman, i personaggi di Punch-Out!!, le navicelle di Starfox e F-Zero, l’icona di Cappy nascosta tra i cartelli di Brooklyn, e ancora i Game & Watch, e un Kid Icarus a cui viene dato un rilievo persino inaspettato (niente Zelda e niente Metroid, a meno che non mi sia scappato qualche dettaglio). Sembra quasi che Nintendo e Illumination vogliano mandare un segnale agli spettatori più attempati, a quelli che hanno vissuto l’epoca del NES o perlomeno del Nintendo 64, per tenerli buoni a suon di citazioni... quel tanto che basta affinché il film si inneschi e trovi finalmente la sua misura.

Prima di andare oltre, vale la pena citare una scelta sicuramente stravagante a livello creativo, cioè quella di tornare a ribattere in maniera tanto decisa sulle origini di Mario. Che la mascotte Nintendo fosse in origine un idraulico italiano lo sapeva sostanzialmente chiunque: fa parte della “mitologia” del personaggio e della sua storia. Negli ultimi tempi Nintendo aveva però lavorato per rendere Mario un po’ più “neutro, forse più universale. Mi ricordo che un tempo, quando si scrivevano le recensioni dei platform e si finivano i sinonimi, scrivere “l’idraulico baffuto” al posto di “Mario” era quasi un automatismo. In tempi recenti, direi da quando esiste Switch, era più naturale cercare altre soluzioni, dal momento che persino i materiali ufficiali accennavano al mestiere di Mario come al residuo di un passato ormai superato. E invece nel film il buon Mario (che per suo fratello è già “super” anche senza bisogno di power-up) è proprio un idraulico ed è proprio italiano. Forse persino troppo italiano, se si dà un’occhiata alla sua famiglia allargata, all’irsuto padre Giuseppe (che nei videogiochi non è mai esistito come il resto dei parenti), alla nonna che ancora supervisiona una tavola attorno a cui siedono tre generazioni. Insomma, quest’italianità così evidente e assolutamente stereotipata – con tanto di straripanti piatti di spaghetti – risulta quantomeno bizzarra, un po’ fuori dal tempo: andava bene a metà degli anni ‘80 e oggi risulta curiosamente anacronistica, ma in fondo finisce per funzionare, forse proprio perché cita la vecchia caratterizzazione del personaggio (e pure il primo film di Super Mario, surreale fantasia trash con Bob Hoskins del 1993).

Archiviate le incertezze iniziali, dicevo, il film ingrana la marcia e non si ferma più. Forse l’ultima scena che ho trovato un po’debole è quella che vorrebbe ricordare Luigi’s Mansion, con il povero protagonista disperso in un mondo tetro e infestato da lugubri creature. Manca però la magione cadente in stile barocco vittoriano, mancano gli spettri, e in generale manca una vera ragione narrativa per raccontare quella microscopica disavventura. Separato dal fratello, Mario arriva invece nel Regno dei Funghi, e qui comincia – finalmente! - un’escalation che non si ferma più fino alla fine. Sia chiaro fin da subito: nonostante qualche tematica interessante affiori a intervalli regolari (come l’amore fraterno, il bisogno di rispettare le aspettative dei genitori, l’importanza di non arrendersi di fronte alle difficoltà), la trama resta sottile quanto un Paper Mario, piatta come un Goomba appena schiacciato. Il film racconta di una rocambolesca quest per salvare il Regno dei Funghi dall’invasione di Bowser, senza aggiungere sfumature e livelli di interpretazione come possono aver fatto altri lungometraggi d’animazione, da LEGO The Movie a Red. In certi momenti, anzi, Super Mario Bros. sembra proprio uno sfoggio di tecnica e una pellicola basata sulla meraviglia audiovisiva, contenta di essere soprattutto una gustosissima eye candy – insomma una gioia per gli occhi.

Dal punto di vista estetico e visivo il lavoro di Illumination è semplicemente impeccabile: la resa squisitamente materica di oggetti e superfici, la piacevole reinterpretazione di personaggi iconici e luoghi indimenticabili, la capacità di conservare le atmosfere dei giochi di Super Mario e Donkey Kong, sfociano in un film che mette indiscutibilmente il buon umore, e ti fa lasciare la sala con un grosso sorriso stampato in faccia. Menzione d’onore per il lavoro sull’accompagnamento sonoro e musicale, ambito in cui il film supera ogni aspettativa: i motivetti classici di Super Mario vengono rielaborati, riarrangiati, integrati nel racconto o lasciati – assieme a tutti gli effetti più riconoscibili dei videogame – come impeccabile sottofondo delle scene più importanti. L’apice dell’estro creativo di Illumination viene però raggiunto quando nel film erompono, inaspettatamente, le note di classici intramontabili degli anni ‘80, in un tris di scene indimenticabilealla maniera dei più classici training montage. Forse sarebbe meglio lasciar decantare le sensazioni ancora un po’, ma ho come l’idea che come fu per Rocky, Dirty Dancing, Mulan e Kung Fu Panda, quelle scene di Super Mario Bros. possano diventare un cult della categoria.

Tra momenti di formazione, scazzottate animalesche e battaglie sulla Rainbow Road che ricordano le corse forsennate di Mad Max: Fury Road, il film scorre che è una meraviglia, senza più tentennamenti verso un imprescindibile lieto fine. A brillare, oltre al ritmo delle sequenze più movimentate, è anche il personaggio di Bowser, spinto da una istrionica cotta per la principessa e caratterizzato, nei suoi eccessi e nelle sue intenzioni, da questo amore idealizzato e non corrisposto. È forse l’elemento più originale, oltre all’opportuna emancipazione di Peach e al surreale nichilismo di uno sfavillotto che è già diventato la “mascotte” della pellicola. Personalmente sono rimasto affascinato da questo villain feroce ma anche impacciato, che vuole soggiogare la sua amata perché l’unica logica che conosce è quella della forza, ma senza rinunciare a un matrimonio che più classico non si può, con tanto di smoking bianco e bouquet floreale. Poi – appena prima della cerimonia – ci sarebbero anche i sacrifici di sangue, ma anche questo fa parte della sua rockettara romanticheria. Se Bowser è il personaggio più riuscito e pure il mattatore di tutto il film dipende anche dall’interpretazione di Jack Black, o meglio dal fatto che il personaggio gli sia stato cucito un po’ addosso. Purtroppo questa sfumatura si perde quasi del tutto con il doppiaggio italiano, che oscilla tra l’efficace e il modesto senza mai essere scadente, ma non può assolutamente sostituire la potenza di quello originale.

Prima di chiudere, comunque, è bene ribadire che in questa parte centrale così piacevole, scenografica e movimentata, il film di Super Mario Bros utilizza convintamente oggetti, power-up e situazioni di specifici videogame, quasi ripercorrendo la storia dei platform Nintendo. Super Mario Sunshine è uno dei pochi titoli che non compare in nessuna maniera, considerato forse troppo sperimentale e atipico. Per il resto c’è davvero di tutto: il mini-fungo di New Super Mario World (utilizzato per una gag che chi non ha giocato quegli episodi bidimensionali non potrà capire con il giusto tempismo), i due fratelli in versione baby recuperati da Yoshi’sIsland, la mappa di Super Mario World, l’interfaccia di Mario Kart 8, il costume da gatto di 3D World, i vestiti da cerimonia di Odyssey. Credo che il film possa piacere anche a chi non conosce in maniera approfondita l’universo di Mario, ma non riesco a togliermi dalla testa l’idea che senza essere cresciuti con i polpastrelli sui pad del Super Nintendo o sui tasti del Game Boy, senza avere in testa l’Underground Theme e il jingle che accompagna la fine di ogni stage, l’esperienza in sala non possa avere la stessa forza. Forse è questa, la “colpa” più grande del film di Super Mario Bros.: questo suo voler parlare sia agli appassionati di una vita, a quelli che sanno capire citazioni e riletture, sia all’uomo della strada, a cui prova a vendere non solo l’icona che tutti sicuramente conosco, ma anche un catalogo di oggetti e personaggi che per lui non hanno troppo valore. Ricadendo nella prima categoria, in ogni caso, io mi sono divertito molto, dopo qualche smorfia nelle incerte fasi iniziali. Adesso non posso che aspettare il sequel, che visti gli incassi e la scena post credit sarà praticamente inevitabile; sicuro che ci sarà più Yoshi, e sperando che possa comparire Wario a fare da chiassoso antagonista. Servirà un po’ di tempo, ma Nintendo e Illumination hanno gettato un’ottima base su cui lavorare.

Pubblicato il: 09/04/2023

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5 commenti

Secondo me il problema è quello di non essere troppo adatto ad un pubblico adulto, nella parte iniziale il film inizia con quelle strane scene comiche.. per poi continuare con un mid abbastanza spento.. dove praticamente non succede niente o quasi, …Altro... Secondo me il problema è quello di non essere troppo adatto ad un pubblico adulto, nella parte iniziale il film inizia con quelle strane scene comiche.. per poi continuare con un mid abbastanza spento.. dove praticamente non succede niente o quasi, per poi migliorare sul finale dove si riprende, ma non basta almeno secondo me, per apprezzare appieno il film.

Sono d'accordo con quasi tutto, tranne che le musiche su licenza. Le ho trovate davvero troppo "in mezzo", buttate lì senza nemmeno troppo senso, soprattutto quando il resto della OST é INCREDIBILE.

Piccolo corollario ad un'ottimo commento: il comportamento di Mario, soprattutto durante l'addestramento, è lo stesso che noi abbiamo avuto di fronte ai giochi di Mario; la testardaggine di Mario è la stessa nostra quando ripetevamo da piccoli i li …Altro... Piccolo corollario ad un'ottimo commento: il comportamento di Mario, soprattutto durante l'addestramento, è lo stesso che noi abbiamo avuto di fronte ai giochi di Mario; la testardaggine di Mario è la stessa nostra quando ripetevamo da piccoli i livelli fin quando non lo finivamo. In quei frangenti Mario eravamo noi e non nascondo che ho avuto i brividi ed un magone alla gola perché mi sono ritrovato a 10 anni con lo SNES nuovo nuovo a cercare (e riuscire, ovviamente) di finire Super Mario World. La stessa commozione mi ha accompagnato ad ogni riferimento che mi facesse venire in mente le ore passate in compagnia della nostra passione, ma probabilmente sarò io ad essere troppo romantico

Mario e compagni hanno rappresentato uno dei miei entry point fanciulleschi nel mondo del “videoludo” per cui, fin dai primissimi teaser, sapevo che questo film sarebbe stato pane per i miei denti. Per vari motivi non sono ancora riuscita a vede …Altro... Mario e compagni hanno rappresentato uno dei miei entry point fanciulleschi nel mondo del “videoludo” per cui, fin dai primissimi teaser, sapevo che questo film sarebbe stato pane per i miei denti. Per vari motivi non sono ancora riuscita a vederlo ma non vedo l’ora di farlo e di immergermi in quell’immaginario fantastico che mi ha accompagnato - e continua ad accompagnarmi - per tante ore della mia vita.

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