SETTE PERCORSI INDIE NEL 2023

L’anno sta per chiudersi e per molti di noi c’è qualche giorno di riposo ad aspettarci. Per me è stato un anno intenso dal punto di vista lavorativo, un anno in cui ho giocato e recensito decine di videogiochi, con un focus particolare sul mondo indie, quello che personalmente preferisco osservare da vicino. Apprezzo il coraggio degli sviluppatori nel proporre idee spesso innovative, come visto in Cocoon (a proposito, date un’occhiata all’intervista fatta da Marco ai membri di Geometric Interactive), o nel rinnovare radicalmente il genere dei simulatori di cucina aggiungendo potenti elementi narrativi e culturali, come fatto da Visai Games con Venba. Quella che segue è una lista dei miei videogiochi indie preferiti di quest’anno. Nella consapevolezza della mancanza di accordo sull’impiego di questo termine, ho deciso di usarlo in un’accezione ampia, guardando all’autorialità e all’originalità del prodotto rispetto al mercato videoludico in generale: per fare un esempio, Thirsty Suitors è pubblicato da Annapurna Interactive, che è un vero e proprio colosso del publishing, ma la filosofia di sviluppo di Outerloop Games mi spinge a ricondurre l’avventura di Jala all’interno di una categoria – quella degli indie, per l’appunto – capace di valorizzare le peculiarità di un videogioco che risulta atipico e anticonformista dall’inizio alla fine. E allora eccomi a proporvi sette idee di gioco, sette percorsi fuori dagli schemi da compiere nel corso delle vacanze, spiegandovi perché ricorderò a lungo il 2023 dal punto di vista videoludico.

VENBA

Sviluppatore: Visai Games
Editore: Visai Games
Perché lo amerai: Se pensi che la cucina sia innanzitutto cibo per l’anima, hai perfettamente ragione. E Venba lo dimostra alla perfezione 

L’estate di quest’anno è stata davvero caldissima, e purtroppo la scienza ci dice che le prossime saranno addirittura peggiori. Ero tornata da poco dal Giappone e dai miei giri ad Akihabara con 41 gradi centigradi: dovevo stare attenta a camminare sull’asfalto della strada che mi separava dal mitico negozio Super Potato allo store di Kotobukiya, perché le mie scarpe sottili non mi proteggevano dal calore, e avevo la sensazione di stare cuocendo come un bel polletto arrosto. Mentre mi trovavo in Abruzzo, coccolata dalla cucina meravigliosa di mia madre, viene pubblicato Venba. Lo attendevo da tanto, perché avevo il sospetto che la storia avrebbe risuonato molto con le modalità di dimostrazione dell’affetto che abbiamo nella mia famiglia abruzzese: cucinare è una delle più importanti. Venba è una donna indiana emigrata in Canada insieme al marito Paavalan. Il suo libro di ricette Tamil – gruppo etnico del sud-est dell’India, cui Venba appartiene – è stato danneggiato nel corso del lungo viaggio. Starà a Venba e al giocatore tentare di intuire quali sono i giusti percorsi per arrivare a cucinare i manicaretti che scandiranno le varie fasi della vita di Venba e, soprattutto, del percorso della vita della sua famiglia, che presto si allarga con la nascita di un figlio. Più di dieci anni fa mi sono trasferita in Lombardia per studiare all’università, e da allora cucinare è diventato per me un mezzo fondamentale di espressione e di contatto con la mia terra e i miei cari. Per questo e per tante altre ragioni, la storia di Venba ha risuonato fortemente con la mia anima: giusto un paio d’ore di gioco per dire tutto quello che c’era da dire, con una capacità di sintesi e di concentrazione sulla qualità dell’esperienza – e non sulla quantità – che ho trovato veramente mirabili. Trovate qui la recensione di Venba scritta da Andrea.

A HIGHLAND SONG

Sviluppatore: Inkle
Editore: Inkle
Perché lo amerai: Quando inciampa, Moira strilla profanità del tenore di “Jesus on a Velociraptor!”. Già solo per questo vale tutto il prezzo del biglietto 

Flash forward verso la fine dell’anno e un periodo un po’ più freddo rispetto alla torrida estate giapponese. Sono passate poche settimane dall’uscita di A Highland Song, videogioco sviluppato dal team britannico Inkle e dotato di un forte attaccamento rispetto alla terra d’origine dei dev. Questa è una canzone tutta scozzese, il richiamo di una landa talmente inclemente da aver schiantato le ambizioni degli antichi Romani, costretti a ripiegare dopo aver subito perdite ingenti proprio sulle Highlands. È un saliscendi impossibile, un dedalo di colline e montagne che nascondono e perdono. Riuscirà la giovane Moira McKinnon a raggiungere zio Hamish e il suo faro in riva al mare? A Highland Song è speciale per tante ragioni, e una è certamente la capacità non comune di Inkle nella scrittura di straordinarie protagoniste. Avevo già avuto occasione di apprezzarla in Heaven’s Vault, altra gemma del team che vi consiglio di recuperare. L’archeologa Aliya Elasra, esattamente come Moira McKinnon, è una donna brillante e piena di ironia. Nel caso di Moira, a emergere è anche una vena irriverente, accostata a momenti più meditativi: una imprecazione strillata alle montagne che la fanno inciampare prima, un racconto sulle leggende delle Highlands poi. Tra una corsa a perdifiato coi cervi – con in sottofondo una colonna sonora tutta scozzese – e una camminata nel bel mezzo di una nevicata crudele, A Highland Song è un’esplorazione della Scozia e degli scozzesi, e dell’animo umano più in generale.

THE WRECK

Sviluppatore: The Pixel Hunt
Editore: The Pixel Hunt
Perché lo amerai: Non fa sconti e non fa prigionieri. Crudo, brutale, diretto, come un pugno nello stomaco 

Perché diavolo ci prendiamo il disturbo di produrre giochi indie?”. Questa è la domanda che si pone Florent Maurin, co-fondatore di The Pixel Hunt, in apertura di un lungo post su Reddit. “Dopo un mese dall’uscita di The Wreck”, prosegue, “ecco i freddi numeri: abbiamo venduto circa mille copie del gioco su Steam, e più o meno altrettante su console”. I membri del team di The Pixel Hunt, già produttore dell’eccellente Bury Me, My Love (recuperatelo), sono rimasti tristi e abbattuti per questa scarsa attenzione del pubblico verso il loro videogioco. “E io continuavo a chiedermi”, scrive Maurin, Perché diavolo ci prendiamo il disturbo di produrre giochi indie?. Se volete scoprire la risposta di Florent Maurin – anzi, le risposte, potete trovare il suo bellissimo post qui. Senza mezzi termini, è una delle letture migliori per intuire quella dimensione umana che spesso rimane sommersa nell’industria videoludica, anche per colpa di chi, di videogiochi, ne scrive. Dimensione umana che risulta centrale anche in The Wreck, proprio come nei due titoli di cui vi ho già parlato. E anche qui abbiamo una protagonista femminile dalla forza singolare, con una storia che vi romperà il cuore in mille pezzi e un finale che vi rimetterà in piedi insieme a Junon, una donna dal monologo interiore spontaneo e senza sconti, ma al contempo capace di nascondere in un loop temporale un segreto tremendo e inconfessabile. The Wreck è un racconto visivo pieno di scelte di dialogo e di stimolanti confronti con i co-protagonisti, tutti parte dell’universo affettivo e familiare di Junon, ciascuno componente di un puzzle esistenziale più ampio. E del sogno di The Pixel Hunt di riuscire a portare tematiche complesse – tra cui il lutto e la depressione – all’attenzione del pubblico dei videogiocatori.

COCOON

Sviluppatore: Geometric Interactive

Editore: Annapurna Interactive

Perché lo amerai: Talmente pulito da scintillare senza sosta per tutta la sua durata, è un rompicapo originale e intensissimo 

Nella sua recensione di Cocoon, Marco scriveva della necessità di usare il pensiero laterale per risolvere gli enigmi creati da Geometric Interactive. Non solo: Cocoon è pieno di piccoli indizi per indirizzarci gentilmente verso la strada giusta. Si tratta soprattutto di minuscoli suggestioni sonore, a continuazione ideale del lavoro che parte del team aveva svolto con Inside quando erano ancora impiegati nello studio Playdead. In Inside, il suono comunicava al giocatore pericoli vicini e lontani, riuscendo a travalicare le possibilità offerte dagli elementi presenti su schermo. Era un vero e proprio sfondamento dello spazio, a testimonianza di come la pervasività dei suoni possa parlare all’utente. In Cocoon, il sound design è protagonista assoluto in un’avventura in cui non si dice nemmeno una parola. Nemmeno una – e non c’è neanche un tutorial. Cocoon è muto, eppure parla chiarissimo al giocatore, grazie a un design che definirei, senza mezzi termini, assolutamente geniale: basta un solo tasto per compiere tutte le azioni di cui abbiamo bisogno. Il maggiolino antropomorfo protagonista diventa, pian piano, signore di tutti i mondi possibili, all’interno di un universo alternativo fantascientifico che si racconta poco, pochissimo, e lo fa sempre e comunque in maniera ermetica, agganciandosi esclusivamente agli elementi ambientali per permettere al giocatore di elaborare una teoria, di coltivare un’intuizione. Ma più di tutto, Cocoon è puro e semplice gioco: è il sogno di John Carmack del gameplay al centro della scena, tralasciando tutto il resto. Non deve essere sempre così – la nostra lista, molto variegata per generi e per focus delle produzioni, lo dimostra – ma nel caso di Cocoon si avverte questa intenzione spasmodica verso il gioco in purezza, come elemento fondamentale di ogni cultura umana. Le biglie che racchiudono i mondi del lavoro di Geometric Interactive sono il simbolo perfetto di questa profonda giocosità, di questo gioco che racchiude altri giochi, e lo fa con un’eleganza e una sintesi semplicemente impressionanti.

DREDGE

Sviluppatore: Black Salt Games
Editore: Team17
Perché lo amerai: Chi non vorrebbe pescare orrori innominabili dalle profondità dei mari? 

Quattro persone. Tante sono state necessarie per portare alla vita Dredge, opera prima di un minuscolo studio neozelandese. Team17 è di certo un publisher con abbondanti risorse, ma ciò non sminuisce gli sforzi di Nadia, Joel, Alex e Mikey, che sono stati capaci di confezionare uno dei debutti più impressionanti degli ultimi anni. Il mare è da sempre fonte di misteri e interrogativi per l’uomo, e i suoi abissi restano in larga parte insondabili anche oggi, nonostante il progresso scientifico e le crescenti risorse tecnologiche e disposizione per le esplorazioni sottomarine. È da qui che si parte per costruire un’avventura che guarda agli orrori di H.P. Lovecraft – a mio avviso, soprattutto al romanzo L’ombra su Innsmouth (1936) – per edificare un’impalcatura ludica propria di un simulatore di pesca, ma dotata anche di importanti elementi narrativi, con vari finali possibili. Amo andare a pesca e pratico la filosofia del catch&release, usando un amo molto delicato per ferire il pesce il meno possibile, e procedo alla slamatura – la rimozione dell’amo – a mano. Amo il contatto con l’animale, come per chiedergli scusa per il male inferto. È un elemento assente in Dredge, in cui la pesca avviene in maniera impersonale, usando reti e altre strumentazioni da implementare sulla nostra nave, che da bagnarola diventerà sempre più potente e temibile. Dredge mi ha fatto riflettere su come la nostra società abbia sempre meno contatto con il cibo di cui ci nutriamo – che siano pesci o prodotti agricoli – e su come, da nipote di contadini, desidero fortemente mantenere questo legame. L’avventura marittima di Black Salt Games, d’altronde, lascia ampio spazio per la riflessione… Basta che non facciate calare la notte mentre siete al largo. In quel caso, vi consiglio di filar via veloci sulle onde, perché qualcuno, o qualcosa, sta venendo a prendervi.

THIRSTY SUITORS

Sviluppatore: Outerloop Games
Editore: Annapurna Interactive
Perché lo amerai: Hai sempre sognato di far prendere a ciabattate i tuoi ex da tua mamma? Prego, accomodati! 

È un grande anno per la cucina Tamil: come già visto in Venba, anche in Thirsty Suitors la cucina del sud-est indiano la fa da padrona. Jala, protagonista di questo action adventure completamente fuori di testa, è tornata da poco a vivere dai suoi genitori dopo l’ennesima storia d’amore malamente naufragata. Ma nella sua città d’origine trova ad attenderla un esercito di ex pronti a tutto per darle una lezione. Thirsty Suitors parla solo e soltanto d’amore: di amore non corrisposto, di amore eccessivo, di amore familiare e di amore amicale. Lo fa mettendo in atto situazioni di confronto sia nei combattimenti (esilaranti i pretendenti inviati dalla nonna di Jala, una donna indiana tutta d’un pezzo), sia nelle sessioni di cucina insieme alla mamma e al papà della protagonista. In questi momenti si respira tutta la capacità di scrittura degli sceneggiatori di Outerloop Games, un team composto da persone provenienti dai quattro angoli del mondo, capaci di riflettere la complessità delle relazioni umane in dialoghi sempre interessanti da seguire. Che si tratti della storia di una marachella del papà da giovane, o delle confessioni di un ex di Jala intrappolato nella rete di giudizi e imposizioni dati da sua madre, Thirsty Suitors resta sempre fresco, godibile e divertente, con una boss fight finale davvero sorprendente. E se avete bisogno d’aiuto, chiamate la mamma: una sua ciabattata seppellirà tutti. O quasi… Per saperne di più, provate uno dei videogiochi più esplosivi di quest’anno, e poi fatemi sapere!

SALTSEA CHRONICLES

Sviluppatore: Die Gute Fabrik
Editore: Die Gute Fabrik
Perché lo amerai: Privo di un protagonista, perché i protagonisti siamo tutti noi

Lettura e videogiochi sono due delle mie passioni più grandi. Poco tempo fa ho letto un libro straordinario e che vi consiglio senza riserve: si intitola “Digital Games After Climate Change” (Palgrave Macmillan, 2022) ed è stato scritto da Benjamin Abraham, ricercatore che si batte da anni per la decarbonizzazione dell’industria videoludica. Incisivo nella scrittura, brillante nelle argomentazioni e rigoroso nella raccolta dei dati, Abraham ha collaborato con lo studio di sviluppo danese Die Gute Fabrik per studiare l’impatto ambientale dello sviluppo dell’ultimo, straordinario videogioco del team, Saltsea Chronicles: potete dare un’occhiata all’interessantissimo report di Abraham qui. Il tutto si intreccia strettamente con la storia del mondo virtuale di Saltsea Chronicles, ambientato in seguito a una catastrofe climatica che ha portato all’innalzamento del livello del mare e a un adattamento delle specie animali – esseri umani inclusi – alle nuove condizioni di vita sul pianeta. Gli esseri che popolano le isole che emergono dal Mare Salato sono spesso ibridati ad altre forme viventi: funghi, uccelli, umani, piante e pesci si intrecciano in un abbraccio amorevole e funzionale. L’equipaggio della nave De Kelpie ha perso la sua capitana e la cerca solcando le onde. Non c’è un protagonista, qui: tutti sono posti su un pari livello, pur preservando le specificità, i gusti e le caratteristiche che rendono unico ciascun membro del coloratissimo gruppo messo insieme da Maja. Saltsea Chronicles è un’avventura narrativa impreziosita da un gioco di carte, Spoils, in cui a perdere è chi accumula di più. Lo stesso varrà per la nostra specie, se non porremo un freno alla cieca fame che ci sta portando a divorare le risorse del nostro pianeta a una velocità impressionante. Saltsea Chronicles è un videogioco fondamentale nell’Antropocene, e un raggio di speranza in questi tempi difficili. Non perdetevi la sua luce.

Pubblicato il: 28/12/2023

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14 commenti

il link alla riflessione di Florent Maurin non funziona!

Ho comprato Thirsty Suitors basandomi su un trailer e sulla tua recensione. Bellissimo.
Dialoghi esilaranti, frizzanti ma anche molto realistici nel loro significato. Gli scontri con gli spasimanti e le sessioni di cucina con la mamma sono veramente …Altro...
Ho comprato Thirsty Suitors basandomi su un trailer e sulla tua recensione. Bellissimo.
Dialoghi esilaranti, frizzanti ma anche molto realistici nel loro significato. Gli scontri con gli spasimanti e le sessioni di cucina con la mamma sono veramente divertenti.
Forse l'unica parte meno efficace sono le sessioni con lo skate.

Cocoon e Venba adorati, tocca recuperare gli altri, in particolare A Highland Song mi intirga.
Grazie Giulia!

Giulia grazie. Sempre ottimi spunti.

Ottimo articolo, più di qualche titolo me lo recupererò appena possibile. Un consiglio per altri articoli simili che mi permetto di dare è quello si aggiungere per ogni titolo le piattaforme dove disponibile per facilitare il recupero

Ottimo articolo, pulito e preciso un po' come Cocoon! Sicuramente durante queste vacanze si recuperano The Wreck, il cui approfondimento ha fatto breccia, e A Highland Song di cui avevo già letto la recensione su altri lidi. Come sempre, i miei comp …Altro... Ottimo articolo, pulito e preciso un po' come Cocoon! Sicuramente durante queste vacanze si recuperano The Wreck, il cui approfondimento ha fatto breccia, e A Highland Song di cui avevo già letto la recensione su altri lidi. Come sempre, i miei complimenti ed un grande ringraziamento per il lavoro di divulgazione in materia di indie che porti avanti, Giulia.

A Highland Song mi è capitato di vederlo un po' di tempo fa ma l'ho ignorato, colpevolmente, per via di uno stile artistico che non mi aveva colpito particolarmente. Tocca rimediare. Grazie mille per i preziosi consigli, come sempre, ogni volta trov …Altro... A Highland Song mi è capitato di vederlo un po' di tempo fa ma l'ho ignorato, colpevolmente, per via di uno stile artistico che non mi aveva colpito particolarmente. Tocca rimediare. Grazie mille per i preziosi consigli, come sempre, ogni volta trovo almeno un paio di titoli che vale la pena recuperare.

Visto che si parla di indie con un tocco di originalità mi sembra una buona occasione per citarne uno un po' pazzo e decisamente non per tutti: Basilisk 2000. Detta in soldoni, la premessa narrativa è che un fan di un gioco cancellato chiamato, per l'appunto, Basilisk 2000 sia riuscito a rendere esplorabile il suo codice sorgente attraverso un programma che gira su Unity e il gameplay consiste nell'usare l'editor dei livelli per approfondire il gioco, il suo mondo e i misteri che nasconde.

Quest’anno ho apprezzato davvero tanto Venba e The Cosmic Wheel Sisterhood. Cocoon da quando è uscito fa parte del mio infinito backlog, ci aggiungo anche A Highland Song e The Wreck. Grazie per questa nuova rubrica Giulia!

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