APPUNTI SULLO STEAM NEXT FEST - GIUGNO '23
Altro giro altra corsa: si è da poco concluso lo SteamNext Fest di Giugno 2023 e per l’occasione ho deciso di stilare la classica lista dei cinque titoli che, tra quelli che ho avuto modo di provare, mi hanno fatto drizzare le antenne più di tutti. Al suo interno non troverete altri titoli già discussi altrove come per esempio Viewfinder, del quale si è parlato all’interno del recap sui giochi piccoli della Summer Game Fest 2023, ma solamente giochi “inediti” sulle pagine di Final Round. È stata un’edizione interessante, che ha dato modo di toccare con mano videogiochi presentati all’interno delle innumerevoli conferenze estive e che ha quindi permesso di farsi un’idea un pelo più precisa di quella che sarà l’offerta dei prossimi mesi. Al solito vi ricordo che questo è prima di tutto uno spazio di discussione in cui mettere a confronto le esperienze di tutti, quindi sfruttate i commenti per segnalare titoli che vi hanno piacevolmente colpito in maniera tale da espandere la lista che vi andrò a proporre.
VENBA
Venba è tante cose assieme. Lo si potrebbe furbescamente descrivere come uno degli eredi di Cooking Mama e non si direbbe propriamente il falso, non fosse che il titolo di debutto di Visai Games vorrebbe essere molto più di un passatempo family friendly come quello di Nintendo. Venba è prima di tutto un videogioco che parla di immigrazione, dal momento che i suoi due protagonisti sono due giovani indiani emigrati in Canada e vessati dalle mille difficoltà dettate dall’essere a centinaia di chilometri dal proprio paese d’origine in cerca di fortuna. Venba, la protagonista, fa l’insegnante e in qualche modo accetta il ruolo culturalmente impostole di angelo del focolare, ma una volta scoperto di essere incinta inizia, quasi per caso, a cucinare seguendo il vecchio libro di ricette lasciatole da sua madre prima di espatriare. Ecco quindi che quel libro di ricette si trasforma in un potente strumento in grado di riconnetterla alla propria terra natia e alle proprie radici familiari, quasi come se fosse un ponte invisibile tra due generazioni differenti.
La demo - brevissima, ahimé - suggerisce un interesse particolare nell’unire tra loro le meccaniche della cucina alla storia di Venba e di suo marito, sfruttando in particolare gli aspetti sensoriali legati alla preparazione dei piatti tipici indiani come perno su cui innestare il ricordo delle tradizioni natie. Non dà l’idea di essere un videogioco particolarmente lungo, né di voler proporre sfide complesse al proprio pubblico; è un titolo dalla forte propensione narrativa che rappresenta anche una piccola finestra su un paese che ha cominciato negli ultimi anni a raccontarsi molto tramite ai videogiochi, si vedano per esempio Raji: An Ancient Epic o a Thirsty Suitors.
LUTO
Quella della cancellazione di Silent Hills e della conseguente rimozione di P.T. dagli store PlayStation resta una delle ferite più dolorose della mia vita da appassionato. Quella demo fu un vero e proprio fulmine a ciel sereno per tutto il panorama dei videogiochi horror di tutto il mondo, tanto che arrivò ad influenzare pesantemente titoli piccoli e diretti “competitor” come Resident Evil VII. In tanti hanno cercato di ricreare quelle atmosfere negli anni, scadendo però nella banalità e nel plagio di un titolo - o meglio, è sempre bene ricordarlo, di una demo - che era prima di tutto un prodotto autoriale e che stava in piedi soprattutto per questo. Luto è uno dei tanti figli illegittimi di P.T., solo che, seppur pieno di ammiccamenti verso la creazione di Hideo Kojima, mette in mostra delle qualità interessanti.
Premessa importante: quella presentata all’interno della demo non è una sezione preliminare del gioco completo ma un’esperienza stand-alone costruita appositamente per lo Steam Next fest per mettere in mostra la direzione artistica e l’approccio al genere del team di sviluppo. Scelta strana ma funzionale al non spoilerare quella che potrebbe essere una trama complessa che non ha senso anticipare anche solo parzialmente. Il risultato finale, in ogni caso, è molto interessante perché dimostra la volontà di Broken Bird Games di creare un horror psicologico costruito innanzitutto sulle atmosfere e non sui jumpscare spiccioli. Questo non vuol dire che Luto non voglia concedersi di quanto in quanto l’occasione di far saltare il giocatore sulla sedia, ma non sfrutta solo quello per definirsi horror. Gli enigmi sono semplici ma ben inseriti all’interno del contesto, la “pasta” dell’immagine è interessante perché costribuisce a creare un’atmosfera tesa e malsana senza però esagerare nel suo voler essere horror e, per fortuna, la “presenza” ostile che infesta l’appartamento in cui è ambientato ha un ruolo marginale e simbolico, quindi non perde la sua efficacia dopo la prima apparizione come succede a tante sue omologhe. Luto è anche il primissimo videogioco che è stato capace di costruire un jumpscare utilizzando uno di quegli stramaledetti deodoranti per ambienti automatici che attentano alle mie coronarie da una vita con le loro spruzzate randomiche nel mezzo della notte. Di quello che sarà Luto non è possibile sapere nulla al momento, ma questa demo ha mostrato delle idee interessanti che fanno ben sperare. Detto da una persona così fastidiosamente critica nei confronti degli horror come il sottoscritto credo possa essere un buon complimento.
LUNA ABYSS
Sono un fan sfegatato di Tsutomu Nihei, in particolare del suo primo periodo e di manga come BLAME!, Abara e Biomega. Mi sono innamorato sin da subito dei suoi silenzi, dell’oppressione micidiale che trasuda dalle sue ambientazioni verticali e ipermeccanizzate, nonché della violenza senza fronzoli delle storie che raccontano le sue opere. Tutto questo per dire che nonostante non sia propriamente un amante degli FPS ho sbarrato gli occhi di fronte a Luna Abyss, titolo d’esordio di Bonsai Collective. La demo non offre troppe spiegazioni: Fawkes, la protagonista è prigioniera nel carcere di Luna, una misteriosa megastruttura costruita in verticale composta da cemento, tubi e cavi elettrici incancreniti gli uni sugli altri in un contesto tanto sconfinato che è impossibile scorgere sia il tetto che il livello più basso della prigione.
Per qualche motivo a Fawkes viene messo in mano un fucile e le viene detto di sparare a tutto ciò che si muove, e da lì segue una mezzoretta di esplorazione in verticale condita da delle fasi di shooting simil bullet-hell tutto sommato piacevoli contro mostruosità assortite. Il tutto è poi incorniciato da una bellissima palette incentrata interamente sui bianchi, i neri e i rossi. La sua trama è abbastanza misteriosa da spingere a continuare a seguire gli ordini dell’IA che guida Fawkes con la speranza di capire qualcosa su Luna, le sue strutture megalitiche e sul perché la ragazza sia stata incarcerata in un posto del genere. Luna Abyss non tenta sicuramente di reinventarsi la ruota, ma nonostante qualche spigolo un po’ evidente possiede quel nonsoché che è capace staccarlo dalla grande massa di shooter presente sullo store di Valve. Molto affascinante.
THE COSMIC WHEEL SISTERHOOD
Deconstructeam è una delle realtà autoriali più interessanti di tutto il panorama indipendente. Dopo aver esordito con Gods Will Be Watching e aver sperimentato il bartending game con The Red Strings Club, il team spagnolo ha pubblicato assieme a Devolver Digital Essays on Empathy, una raccolta di piccoli videogiochi sviluppati all’interno di varie game jam tutti progettati per sovvertire le meccaniche del videogioco narrativo. The Cosmic Wheel Sisterhood è il primo videogioco “full lenght” dai tempi di The Red Strings Club e, per farla breve, è uno dei titoli più interessanti di tutta la rassegna di Steam. Non credo in alcun modo nelle varie discipline olistiche, ma subisco da sempre il fascino dei tarocchi, che trovo essere oggetti affascinanti e di grandissimo valore estetico. The Cosmic Wheel Sisterhood racconta la storia di una strega cacciata dalla sua congrega ed esiliata per 1000 anni su un asteroide che, stanca di aspettare, compie un rituale per evocare un behemoth e riottenere i suoi poteri per evadere dalla sua prigionia solitaria.
Al solito si tratta di un videogioco narrativo che offre spesso e volentieri ramificazioni di trama accessibili tramite scelte multiple, anche se il cuore della demo presentata in questa occasione sta nella creazione di un nuovo mazzo di tarocchi potentissimi che permettano a Fortuna, la protagonista, di riappropriarsi dei propri poteri. L’aspetto “compositivo” delle singole carte è lasciato interamente nelle mani del giocatore, che può scegliere uno degli sfondi preimpostati e uno dei soggetti messi a disposizione dal gioco per creare la carta. Il gioco poi “legge” la composizione e attribuisce determinati poteri divinatori all’arcano appena creato, fornendo così poteri diversi per ogni composizione possibile. The Cosmic Wheel Sisterhood è un gioco al 100% Deconstructeam, sia nel suo approccio alla narrazione, sia nello stile e nell’estetica. Sono davvero curioso di vedere cosa verrà fuori dal gioco completo.
SEA OF STARS
Chiudo questa carrellata con quello che forse è, assieme a Radio the Universe (di cui vi avevo parlato tempo fa come di uno dei migliori titoli presentati all’interno dello Steam Next Fest di Febbraio 2023), il gioco che più attendo per questo secondo semestre ‘23. Sea of Stars non è solo il secondo titolo di un team - i canadesi Sabotage Studio - che ha all’attivo un vero e proprio capolavoro chiamato The Messenger, ma è soprattutto un JRPG che sembra intenzionato a raccogliere l’eredità di alcune vere e proprie pietre miliari del genere come Chrono Trigger e il troppo spesso dimenticato Golden Sun. La demo, che avevo già avuto modo di testare qualche mese fa alla sua pubblicazione sul Nintendo eShop, è un concentrato di bellissime idee messe al servizio di un gioco di ruolo che sembra aver limato gli spigoli che il genere si porta dietro quasi per tradizione, similmente a quanto già fatto da Mathias Linda con Chained Echoes. Tra la splendida pixel art votata alla creazione di un’ambientazione inusualmente tropicale (simile per certi versi alle prime ore di Chrono Cross), una colonna sonora meravigliosa a cui ha partecipato anche sua maestà Yasunori Mitsuda e un combat system che mescola sapientemente la tradizionalità dei turni a delle azioni da compiere in tempo reale come la deflessione di alcuni colpi in maniera tale da aumentare l’output complessivo di danno, Sea of Stars è una gioia per gli occhi e per le mani.
La sezione di gioco presente nella demo è mediamente avanzata, quindi ci sono parecchie linee di dialogo censurate per evitare spoiler della trama, ma è una finestra perfetta per sbirciare quello che sarà senza ombra di dubbio uno dei JRPG più importanti dell’anno. Poi oh, lo ammetto, io di fronte a quel level design così genuinamente ispirato a Golden Sun, alla splendida world map e al suono dei flauti così “retro” non riesco a non commuovermi almeno un pochino, anche perché per me la coppia di titoli per GBA sviluppata da Camelot è una piccola grande ossessione.
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